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Dichiarazione del terzo: i limiti di responsabilità

Una società di servizi postali è stata citata in giudizio da un ente locale per i danni derivanti dall’aver dichiarato la sussistenza di somme pignorate, che per legge erano indisponibili. La Corte di Cassazione ha annullato le sentenze di merito, stabilendo che la dichiarazione del terzo deve limitarsi a confermare l’esistenza del debito, senza estendersi a complesse valutazioni giuridiche sulla pignorabilità delle somme, che non rientrano nella sua sfera di conoscibilità, a meno che non rivesta la qualifica di tesoriere ufficiale dell’ente.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Dichiarazione del Terzo: Quali sono i Limiti alla Responsabilità?

La procedura di pignoramento presso terzi è uno strumento cruciale per il recupero crediti, ma pone interrogativi complessi sugli obblighi del soggetto terzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità legata alla dichiarazione del terzo, specialmente quando il debitore è un ente pubblico e le somme sono soggette a vincoli di impignorabilità. L’intervento della Suprema Corte delinea un principio fondamentale: il terzo deve dichiarare i fatti a sua conoscenza, non effettuare complesse valutazioni giuridiche.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’azione di risarcimento danni promossa da un Comune nei confronti di una società di servizi postali. La società, in qualità di terzo pignorato in diverse procedure esecutive avviate contro l’ente locale, aveva reso dichiarazioni positive, affermando la sussistenza di somme di denaro sui conti del Comune. Di conseguenza, tali somme erano state pignorate e vincolate.

Tuttavia, secondo il Comune, queste somme erano per legge ‘indisponibili’ ai sensi dell’art. 159 del Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000) e, pertanto, non potevano essere soggette a esecuzione forzata. I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, avevano dato ragione all’ente locale, ritenendo la società di servizi postali contrattualmente responsabile. La sua condotta, consistente nell’aver illegittimamente accantonato somme non vincolabili, era stata qualificata come un grave inadempimento contrattuale, in violazione degli obblighi di correttezza e buona fede.

La Decisione della Cassazione e la Portata della Dichiarazione del Terzo

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della società. Il punto centrale della controversia era stabilire l’esatta portata degli obblighi informativi del terzo pignorato. La società sosteneva di essersi limitata ad adempiere al proprio dovere, ossia dichiarare l’esistenza di un rapporto di debito verso il Comune, senza avere l’onere di valutare la pignorabilità o meno di tali somme.

La Suprema Corte ha concordato con questa tesi, affermando che l’obbligo di collaborazione del terzo, delineato dall’art. 547 c.p.c., attiene all’individuazione dell’oggetto del pignoramento, ovvero all’esistenza di un credito. Non si estende, però, a un onere informativo su questioni giuridiche complesse che sono estranee alla sua sfera di conoscibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una distinzione cruciale: il ruolo di un semplice terzo detentore di somme rispetto a quello del ‘tesoriere’ ufficiale dell’ente pubblico. Solo quest’ultimo, in virtù del suo specifico rapporto con l’ente, ha doveri informativi più ampi riguardo ai vincoli di destinazione delle somme.

Il terzo pignorato, che non riveste tale qualifica, non può essere gravato di valutazioni fattuali e giuridiche che non rientrano nei suoi oneri informativi. Le informazioni sul rapporto di tesoreria e sui vincoli di legge conseguenti, infatti, si pongono al di fuori della sua sfera di conoscibilità. Il suo dovere si esaurisce nella ‘dichiarazione di scienza’, ossia nel comunicare se è debitore del soggetto esecutato.

La Corte ha inoltre precisato che la responsabilità del terzo per una dichiarazione falsa o reticente si configura come illecito aquiliano (art. 2043 c.c.) e non come responsabilità contrattuale nei confronti del proprio cliente (il debitore pignorato). Nel caso di specie, la dichiarazione non era falsa, poiché le somme esistevano; era la loro qualificazione giuridica a essere controversa, ma tale valutazione spettava al giudice dell’esecuzione, eventualmente su opposizione del debitore, e non al terzo.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa protegge i terzi pignorati (come banche e istituti di credito) dall’onere di doversi addentrare in complesse analisi normative, soprattutto nel campo del diritto pubblico, per determinare la pignorabilità delle somme. Viene così riaffermato un principio di separazione dei ruoli: il terzo fornisce i fatti (l’esistenza del debito), mentre la valutazione giuridica di tali fatti spetta al giudice e alle parti del processo esecutivo. Questa pronuncia chiarisce in modo netto i limiti della responsabilità del terzo, riducendo l’incertezza e rafforzando la fluidità delle procedure esecutive.

Qual è l’obbligo principale del terzo pignorato quando rende la sua dichiarazione?
L’obbligo principale del terzo pignorato è quello di dichiarare se è debitore del soggetto sottoposto a esecuzione e specificare l’ammontare del suo debito. Non è tenuto a compiere valutazioni giuridiche complesse sulla pignorabilità delle somme.

Il terzo pignorato è responsabile se non dichiara l’impignorabilità di somme appartenenti a un ente locale?
No, secondo questa ordinanza, il terzo non è responsabile. Le norme sull’impignorabilità dei fondi degli enti locali sono considerate esterne alla sua sfera di conoscibilità, a meno che non rivesta la specifica qualifica di tesoriere dell’ente, che comporta obblighi informativi più stringenti.

Che tipo di responsabilità ha il terzo pignorato per una dichiarazione non veritiera?
La Corte di Cassazione chiarisce che la responsabilità per una dichiarazione che si assume falsa o reticente si configura come un illecito aquiliano (extracontrattuale), ai sensi dell’art. 2043 del codice civile, e non come una responsabilità di natura contrattuale verso il proprio cliente (il debitore esecutato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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