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Deroga art 1957 cc: quando è clausola vessatoria?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14687/2025, ha stabilito che la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. in un contratto di fideiussione stipulato con un consumatore è vessatoria se non specificamente negoziata. Il caso riguardava un garante che si era opposto a un decreto ingiuntivo di una società finanziaria, eccependo la decadenza del creditore per non aver agito entro sei mesi. La Corte ha confermato la nullità della clausola, ribadendo che l’onere di provare la trattativa individuale spetta al professionista, e in assenza di tale prova la garanzia si estingue se il termine non viene rispettato.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Deroga Art. 1957 c.c. nella Fideiussione: La Cassazione Conferma la Tutela del Consumatore

L’ordinanza n. 14687/2025 della Corte di Cassazione torna su un tema di grande rilevanza per i consumatori che prestano garanzie personali: la validità della clausola di deroga art 1957 cc. Questa norma, fondamentale nella disciplina della fideiussione, prevede che il creditore debba agire contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione, pena la perdita del diritto di rivalersi sul garante. La Corte ha confermato un orientamento ormai consolidato, ribadendo che la rinuncia a questa tutela, se imposta da un professionista a un consumatore, costituisce una clausola vessatoria e, pertanto, è da considerarsi nulla.

I Fatti del Caso: Un Finanziamento Garantito e la Clausola Controversa

La vicenda trae origine da un contratto di finanziamento per l’acquisto di un’autovettura, garantito dalla fideiussione prestata dal padre del debitore principale. A seguito del parziale inadempimento del figlio, la società finanziaria otteneva un decreto ingiuntivo direttamente nei confronti del padre-garante. Quest’ultimo si opponeva, sostenendo che la creditrice fosse decaduta dal suo diritto, non avendo agito nei confronti del debitore principale entro il termine semestrale previsto dall’art. 1957 del codice civile.

Il contratto, tuttavia, conteneva una clausola (l’art. 11 delle condizioni generali) che esonerava la società finanziaria da tale onere. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al garante, qualificando la clausola come vessatoria ai sensi del Codice del Consumo e, di conseguenza, nulla. La società finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla deroga art 1957 cc

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società finanziaria, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno riaffermato che, nell’ambito dei contratti tra un professionista e un consumatore, la clausola che deroga all’articolo 1957 c.c. a favore del creditore è da presumersi vessatoria.

Le Motivazioni della Corte: Perché la deroga art 1957 cc è Vessatoria?

La decisione si fonda su principi cardine della tutela consumeristica, evidenziando come tale clausola alteri significativamente l’equilibrio contrattuale.

Il Principio della Vessatorietà nel Codice del Consumo

La Corte ha chiarito che la tutela offerta dal Codice del Consumo (in particolare, l’art. 33) si pone su un piano diverso e più stringente rispetto a quella del Codice Civile (art. 1341). Una clausola può essere considerata vessatoria quando, malgrado la buona fede del professionista, determina a carico del consumatore un “significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto”. La deroga all’art. 1957 c.c. rientra in questa casistica perché priva il garante di un’importante tutela legale, lasciandolo esposto all’azione del creditore per un tempo indefinito e aggravando la sua posizione.

L’Onere della Prova della Trattativa Individuale

L’unico modo per “salvare” una clausola potenzialmente vessatoria è dimostrare che essa sia stata oggetto di una “trattativa individuale, seria ed effettiva” tra le parti (art. 34 Codice del Consumo). La Cassazione ha sottolineato che l’onere di fornire tale prova grava esclusivamente sul professionista. Nel caso di specie, la società finanziaria non solo non ha fornito alcuna prova, ma ha fatto uso di un modulo contrattuale standardizzato e predisposto unilateralmente, elemento che, di per sé, milita a favore della totale assenza di trattative. Di conseguenza, la presunzione di vessatorietà non è stata superata e la clausola è stata correttamente dichiarata nulla.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per Consumatori e Professionisti

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a protezione dei consumatori-garanti. Le implicazioni sono chiare: i professionisti (banche, finanziarie) non possono più fare affidamento su clausole standard di deroga art 1957 cc per liberarsi dall’onere di agire tempestivamente contro il debitore principale. Per essere valida, una tale rinuncia deve essere il frutto di un dialogo concreto e dimostrabile con il consumatore. Per i consumatori, invece, questa sentenza rappresenta una conferma del loro diritto a non vedere indebolita la propria posizione da clausole predisposte unilateralmente che alterano l’equilibrio del contratto a loro svantaggio. In presenza di una clausola di questo tipo in un contratto standard, è molto probabile che essa possa essere dichiarata nulla dal giudice.

La clausola che deroga all’articolo 1957 del codice civile in un contratto di fideiussione è sempre valida?
No. Se il contratto è stipulato tra un professionista e un consumatore, tale clausola è presunta vessatoria e quindi nulla, a meno che il professionista non dimostri che sia stata oggetto di una specifica e reale trattativa individuale.

Su chi ricade l’onere di provare che una clausola vessatoria è stata negoziata individualmente?
L’onere della prova grava esclusivamente sul professionista (es. la banca o la finanziaria). È lui che deve dimostrare che la clausola è stata discussa e accettata consapevolmente dal consumatore, non essendo sufficiente la semplice sottoscrizione di un modulo prestampato.

Cosa succede se la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. viene dichiarata nulla?
Se la clausola è dichiarata nulla, torna ad applicarsi pienamente la norma di legge. Pertanto, il creditore ha l’obbligo di agire contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione. Se non lo fa, perde il diritto di chiedere il pagamento al fideiussore (garante), e la garanzia si estingue.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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