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Deposito copia autentica: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in una controversia su un affitto agrario. La causa dell’inammissibilità è un errore procedurale fatale: il ricorrente ha omesso il deposito della copia autentica della sentenza impugnata, depositando al suo posto un provvedimento del tutto estraneo alla causa. La decisione sottolinea l’importanza inderogabile degli adempimenti formali nel processo civile.

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Deposito Copia Autentica: L’Errore Formale che Costa il Ricorso

Nel labirinto delle procedure legali, la forma è spesso sostanza. Un adempimento apparentemente banale può determinare l’esito di un intero processo, vanificando anni di battaglie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda questa dura verità, evidenziando come l’omesso deposito della copia autentica della sentenza impugnata conduca inesorabilmente all’improcedibilità del ricorso. Analizziamo questo caso emblematico per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia legata a un contratto di affitto di un fondo rustico. La conduttrice di un terreno agricolo si opponeva a un decreto ingiuntivo che le imponeva il pagamento di un canone annuo di 7.500 euro. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello, in sede di gravame, avevano dato ragione ai proprietari del fondo, confermando l’obbligo di pagamento.

Non arrendendosi, la conduttrice decideva di tentare l’ultima via, proponendo ricorso davanti alla Suprema Corte di Cassazione, affidandosi a cinque motivi di diritto per cercare di ribaltare la decisione a lei sfavorevole.

L’Errore Fatale: Il Mancato Deposito della Copia Autentica Corretta

Il fulcro della decisione della Cassazione non risiede, tuttavia, nel merito delle questioni sollevate. L’attenzione dei Giudici si è concentrata su un aspetto puramente procedurale. La legge, in particolare l’articolo 369 del codice di procedura civile, stabilisce che chi propone ricorso per cassazione deve depositare, a pena di improcedibilità, una serie di documenti, tra cui la copia autentica della sentenza che intende impugnare.

Nel caso di specie, la parte ricorrente ha commesso un errore macroscopico. Invece di depositare la sentenza della Corte di Appello di Bologna oggetto del ricorso, ha inserito nel fascicolo telematico un file contenente una sentenza completamente diversa, emessa dal Tribunale di Bologna in un’altra causa e tra altre parti. Questo scambio di documenti si è rivelato fatale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, verificata la documentazione attraverso un’attestazione della propria cancelleria, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso improcedibile. I giudici hanno sottolineato che l’onere di depositare il documento corretto grava esclusivamente sul ricorrente e che né la controparte (che non lo aveva prodotto) né il giudice potevano sopperire a tale mancanza.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione è netta e si fonda sul dettato normativo. L’articolo 369, secondo comma, numero 2, del codice di procedura civile è inequivocabile: il deposito della copia autentica del provvedimento impugnato è un requisito essenziale per la procedibilità del ricorso. La sua assenza, o il deposito di un documento errato che equivale a un’omissione, non consente alla Corte di avere l’oggetto stesso del proprio giudizio, ovvero la decisione da esaminare.

La Corte ha rilevato che nessun altro file depositato dalla ricorrente conteneva la sentenza corretta. Di conseguenza, senza poter esaminare nel merito i motivi del ricorso, ha dichiarato l’improcedibilità, condannando la parte ricorrente al pagamento delle spese legali in favore della controparte. Interessante notare, inoltre, come la Corte abbia specificato che, data la natura agraria della controversia, non si applicava la norma che prevede il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato in caso di impugnazione respinta.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza della diligenza e della precisione negli adempimenti processuali. Dimostra come un errore materiale, come il caricamento di un file sbagliato nel fascicolo telematico, possa avere conseguenze definitive e precludere l’accesso al più alto grado di giudizio. Per gli avvocati, sottolinea la necessità di un controllo meticoloso di ogni documento prima del deposito. Per le parti in causa, è la prova che l’esito di un contenzioso non dipende solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal rispetto rigoroso delle regole del gioco processuale. In definitiva, nel diritto, un click sbagliato può costare l’intero ricorso.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché la parte ricorrente ha omesso di depositare la copia autentica della sentenza che stava impugnando, allegando al suo posto un file contenente una sentenza completamente diversa ed estranea alla causa.

Cosa prescrive la legge riguardo al deposito degli atti nel ricorso per cassazione?
L’articolo 369, secondo comma, n. 2, del codice di procedura civile, stabilisce che il ricorrente deve depositare, a pena di improcedibilità, una copia autentica del provvedimento impugnato. Questo è un adempimento fondamentale per consentire alla Corte di esaminare il caso.

La parte ricorrente è stata condannata a pagare un doppio contributo unificato a seguito della decisione?
No. La Corte ha specificato che, poiché la controversia riguardava un affitto agrario, non si applicava la norma (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002) che impone il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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