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Deposito CCNL Cassazione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’azienda contro la sentenza che riconosceva a un dipendente il diritto a un’indennità per ferie non godute, calcolata sulla base del precedente e più favorevole CCNL. La decisione si fonda su motivi procedurali, in particolare sul mancato corretto deposito del CCNL in Cassazione, requisito fondamentale per la procedibilità del ricorso.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Deposito CCNL in Cassazione: la forma è sostanza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 8638/2024, ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto: nel giudizio di legittimità, il rispetto delle norme procedurali è un requisito invalicabile. Il caso in esame, riguardante una disputa sul calcolo delle ferie in seguito a un cambio di contrattazione collettiva, si è concluso con una declaratoria di inammissibilità proprio per una carenza formale: il mancato corretto deposito del CCNL in Cassazione. Questa decisione offre un importante monito sull’onere della prova documentale nel massimo grado di giudizio.

I fatti di causa: ferie e successione di contratti collettivi

La controversia nasce dalla domanda di un lavoratore, dipendente di una società di servizi pubblici prima della sua privatizzazione. Il lavoratore chiedeva il pagamento di un’indennità per ferie non godute, sostenendo che il calcolo dovesse basarsi sul CCNL applicato prima del cambio di natura giuridica dell’azienda, in quanto più favorevole. I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al dipendente, condannando l’azienda al pagamento di una somma a titolo di indennità per sei giorni di ferie all’anno non godute per un determinato periodo. La Corte d’Appello aveva confermato la conservazione ad personam del trattamento di miglior favore previsto dal precedente contratto collettivo.

La decisione della Cassazione e il mancato deposito del CCNL

L’azienda ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione e falsa applicazione delle norme dei diversi CCNL succedutisi nel tempo. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno entrare nel merito della questione. La ragione? Un vizio procedurale insuperabile. La società ricorrente, infatti, non aveva rispettato l’onere, sancito a pena di improcedibilità dall’art. 369, comma 2, n. 4 del codice di procedura civile, di depositare il testo integrale dei contratti collettivi su cui si fondava il ricorso. Non è sufficiente citare estratti o allegarli a una memoria successiva; è necessario depositare i documenti e specificare nel ricorso stesso dove siano rinvenibili.

Le motivazioni

La Corte ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui l’onere di produzione documentale nel giudizio di Cassazione è estremamente rigoroso. Quando si denuncia la violazione di norme di un contratto collettivo, il ricorrente deve depositare il testo integrale del contratto stesso. Nel caso di specie, la società non solo non ha indicato nel ricorso la sede di produzione dei CCNL, ma ha anche omesso la trascrizione delle norme specifiche a base della controversia. Questa omissione ha reso il motivo di ricorso inammissibile, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure mosse alla sentenza d’appello. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili anche gli altri motivi di ricorso, uno dei quali ricadeva nell’ipotesi di “doppia conforme”, non avendo il ricorrente dimostrato la diversità delle ragioni di fatto tra la decisione di primo grado e quella d’appello.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 8638/2024 è un chiaro esempio di come una questione di merito, potenzialmente complessa e interessante, possa essere decisa da un aspetto puramente procedurale. La decisione sottolinea che l’accesso al giudizio di legittimità richiede una meticolosa attenzione alle regole processuali. Il corretto deposito del CCNL in Cassazione non è una mera formalità, ma una condizione essenziale per consentire alla Corte di esercitare la propria funzione nomofilattica. Per gli avvocati, questa pronuncia è un promemoria dell’importanza di preparare il ricorso per Cassazione con la massima diligenza, assicurandosi di soddisfare tutti gli oneri documentali previsti dalla legge, pena la vanificazione delle ragioni del proprio assistito.

Cosa succede se un ricorrente non deposita il testo integrale del CCNL in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione, richiamando l’art. 369 c.p.c., ha stabilito che il mancato deposito del testo integrale del contratto collettivo su cui si fonda il ricorso ne comporta l’improcedibilità, impedendo ai giudici di esaminare il merito della questione.

È sufficiente allegare il CCNL a una memoria successiva o citarne degli estratti nel ricorso?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che il ricorrente deve depositare il testo integrale del contratto e specificare nel ricorso stesso, a pena di inammissibilità, l’avvenuta produzione e la sede in cui il documento è rinvenibile. Allegazioni successive o trascrizioni parziali non sanano il vizio originario.

Come si applica il principio della “doppia conforme” in un caso come questo?
Il principio della “doppia conforme”, previsto dall’art. 348-ter c.p.c., si applica quando le sentenze di primo grado e d’appello si basano sulle medesime ragioni di fatto. In tal caso, il ricorso in Cassazione per vizi di motivazione è inammissibile. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto inammissibile anche questo motivo perché il ricorrente non ha dimostrato la diversità tra le ragioni di fatto delle due decisioni conformi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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