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Deontologia notarile: Cassazione chiarisce i limiti

Un notaio è stato sanzionato per multiple violazioni della deontologia notarile, inclusi l’uso improprio della sede secondaria e la mancanza di prestazione personale. La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato la decisione, chiarendo la distinzione tra legge primaria e norme deontologiche. La Corte ha confermato le sanzioni per la mancata assistenza alla sede principale e per un volume eccessivo di atti che suggerisce una carenza di supervisione personale. Tuttavia, ha stabilito che la stipula di atti presso la sede di un cliente (come una banca) non costituisce di per sé una violazione dell’imparzialità. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Deontologia Notarile Sotto la Lente della Cassazione

La deontologia notarile è al centro di una recente pronuncia della Corte di Cassazione, che ha parzialmente riformato una decisione di merito riguardante le sanzioni disciplinari a carico di un professionista. La sentenza (n. 27563/2024) offre chiarimenti cruciali su diversi aspetti della professione, tra cui la gestione della sede secondaria, il dovere di imparzialità e i limiti alla mole di lavoro. Si tratta di una decisione che delinea con precisione i confini tra le norme di legge e le regole interne alla categoria, fornendo una guida preziosa per i professionisti del settore.

I Fatti del Caso: le Contestazioni al Notaio

Un notaio era stato sottoposto a procedimento disciplinare per una serie di addebiti che spaziavano da violazioni organizzative a condotte professionali ritenute non conformi ai doveri della professione. Le principali contestazioni includevano:

1. Violazione delle norme sulla sede: Aver registrato un testamento presso la sede secondaria anziché in quella principale.
2. Mancata assistenza: Aver trascurato la sede principale a favore di quella secondaria e di attività svolte fuori sede.
3. Carenza di imparzialità: Aver svolto prestazioni ricorrenti presso soggetti terzi.
4. Forma degli atti: Aver autenticato un centinaio di mutui “unilaterali” tramite scrittura privata anziché atto pubblico, con dispensa dalla lettura.
5. Mancanza di personalità: Aver ricevuto un numero eccessivo di atti in un anno, compromettendo la personalità della prestazione.

La Commissione Disciplinare Regionale (COREDI) lo aveva condannato per quattro dei cinque addebiti. Successivamente, la Corte d’Appello, in accoglimento del reclamo del Consiglio Notarile, lo aveva ritenuto responsabile per tutte e cinque le violazioni, inasprendo la sanzione.

La Decisione della Cassazione e la deontologia notarile

La Suprema Corte ha esaminato i singoli motivi di ricorso, offrendo una lettura dettagliata e distinguendo nettamente le diverse tipologie di violazione.

Sede Principale vs. Sede Secondaria: Prevale la Legge

Sul primo punto, la Corte ha accolto il ricorso del notaio. Ha stabilito che il divieto di trasferire atti e registri alla sede secondaria è già sancito dalla legge notarile. La norma del codice deontologico (CD) ha solo una funzione chiarificatrice e non può essere considerata un precetto autonomamente sanzionabile. Pertanto, la sanzione applicabile è quella prevista dalla legge, non una sanzione disciplinare autonoma. La sentenza è stata cassata su questo punto con rinvio alla Corte d’Appello per la corretta applicazione della sanzione pecuniaria prevista dalla legge.

L’Obbligo di Assistenza alla Sede Principale

La Cassazione ha invece respinto il motivo relativo alla mancata assistenza presso la sede principale. I giudici hanno ribadito la centralità della sede principale nell’attività del notaio. Svolgere un’intensa attività professionale fuori sede o presso l’ufficio secondario, specialmente nei giorni dedicati all’assistenza della sede principale, costituisce una violazione specifica delle norme deontologiche, che prevalgono sulla norma generale della legge notarile.

Il Concetto di “Terzo” e il Dovere di Imparzialità nella deontologia notarile

Accogliendo il ricorso su questo punto, la Corte ha chiarito un aspetto fondamentale della deontologia notarile. La violazione del divieto di svolgere prestazioni ricorrenti presso “terzi” si configura solo quando questi ultimi sono soggetti estranei al contratto (es. agenzie immobiliari, mediatori). Stipulare un atto presso la sede di una delle parti contraenti (come la filiale di una banca mutuante) non rientra in questa fattispecie. La Corte d’Appello aveva errato nell’interpretare estensivamente la norma, equiparando ogni stipula fuori studio a una prestazione presso terzi.

Atto Pubblico e Scrittura Privata: la Tutela del Cliente

La Corte ha confermato la sanzione per l’uso sistematico della scrittura privata autenticata per i mutui. Sebbene la legge lo consenta, la deontologia notarile impone di preferire l’atto pubblico, che offre maggiori garanzie di tutela per le parti, specialmente per il contraente più debole. L’aggiunta di una clausola di dispensa dalla lettura ha ulteriormente indebolito la posizione del cliente, sacrificando le esigenze di tutela a favore della velocità operativa.

La Personalità della Prestazione e l’Eccessivo Numero di Atti

Infine, la Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso sulla mancanza di personalità della prestazione. Un numero di atti eccessivamente elevato, stipulati in località diverse e in tempi ristretti, può legittimamente far presumere che il notaio non abbia potuto dedicare a ciascun atto la cura e l’attenzione personale richieste dalla legge e dalla deontologia. L’ausilio di collaboratori non esonera il notaio dai suoi doveri non delegabili, come l’indagine sulla volontà delle parti e la direzione personale della compilazione dell’atto.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta distinzione tra le fonti del diritto professionale: la legge notarile (fonte primaria) e il codice deontologico (fonte secondaria). La Corte ha riaffermato il principio secondo cui, quando una condotta è già disciplinata e sanzionata dalla legge, la norma deontologica non può creare una fattispecie illecita autonoma, ma può solo specificarne il contenuto. Al contrario, per le condotte che violano doveri non interamente coperti dalla legge, come l’obbligo di assistenza alla sede o la scelta della forma dell’atto più tutelante, le norme deontologiche assumono un ruolo centrale e la loro violazione è sanzionabile come illecito disciplinare.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per la deontologia notarile. Annullando parzialmente la decisione di merito, la Cassazione ha imposto alla Corte d’Appello di ricalcolare la sanzione complessiva alla luce dei principi enunciati. Per i notai, la pronuncia ribadisce l’importanza di bilanciare le esigenze operative con il rispetto scrupoloso dei doveri professionali, sottolineando la centralità della sede principale, la necessità di una prestazione personale e la funzione di tutela del cliente, che deve sempre guidare la scelta della forma dell’atto.

Spostare atti dalla sede principale a quella secondaria viola il codice deontologico o la legge notarile?
La Corte di Cassazione ha chiarito che tale condotta viola la legge primaria (legge notarile). Il codice deontologico si limita a specificare un divieto già esistente nella legge. Di conseguenza, la sanzione da applicare deve essere quella prevista dalla legge notarile, non una sanzione autonoma basata sul codice.

Stipulare un atto presso la sede di una delle parti (es. una banca) costituisce una violazione del dovere di imparzialità?
No. La Corte ha stabilito che il divieto di svolgere prestazioni ricorrenti per “soggetti terzi” si riferisce a soggetti estranei al contratto (come agenzie immobiliari o altri professionisti). Stipulare un atto presso la sede di una delle parti contraenti, come una banca che eroga un mutuo, non costituisce di per sé una violazione di questa norma.

Un elevato numero di atti stipulati può far presumere la violazione dell’obbligo di prestazione personale del notaio?
Sì. La Corte Suprema ha confermato che un numero eccezionalmente alto di atti, specialmente se rogati in luoghi diversi in un breve lasso di tempo, può essere utilizzato per presumere che il notaio non abbia adempiuto personalmente a tutti i suoi doveri non delegabili, come indagare diligentemente la volontà delle parti e garantirne la piena comprensione dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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