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Demansionamento Pubblico Impiego: no se nella stessa area

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26084/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di demansionamento nel pubblico impiego. Il caso riguardava alcuni assistenti museali che lamentavano di svolgere prevalentemente mansioni inferiori rispetto al loro profilo di assunzione. La Corte ha chiarito che, a differenza del settore privato, nel pubblico impiego il datore di lavoro può legittimamente assegnare al dipendente qualsiasi mansione ricompresa nella medesima area di inquadramento contrattuale, anche se afferente a un profilo professionale inferiore. Questa flessibilità, prevista dalla contrattazione collettiva e dall’art. 52 del D.Lgs. 165/2001, è finalizzata a garantire l’efficienza e il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, il ricorso dell’Ente ministeriale è stato accolto, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Demansionamento Pubblico Impiego: Mansioni Inferiori nella Stessa Area? La Cassazione Chiarisce

Il tema del demansionamento nel pubblico impiego è da sempre al centro di un acceso dibattito. Un lavoratore pubblico può essere assegnato a compiti qualitativamente inferiori rispetto al suo profilo di assunzione? Con la recente ordinanza n. 26084 del 4 ottobre 2024, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, consolidando un orientamento che privilegia la flessibilità e l’efficienza della Pubblica Amministrazione. La vicenda, che ha coinvolto alcuni assistenti museali, offre lo spunto per analizzare i confini dello ius variandi del datore di lavoro pubblico.

I Fatti: Dalla Richiesta dei Lavoratori alla Decisione d’Appello

Alcuni lavoratori, assunti da un Ente ministeriale con il profilo di “assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza” (inquadrati nella Seconda Area, fascia retributiva F3), si erano rivolti al giudice del lavoro. Lamentavano di essere stati adibiti, per un lungo periodo, quasi esclusivamente a mansioni di mera custodia e vigilanza, tipiche del profilo inferiore di “operatore alla custodia” (fascia F1), pur appartenente alla medesima area.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai dipendenti. I giudici di merito avevano riscontrato un impoverimento professionale, condannando l’Amministrazione al risarcimento del danno da demansionamento, quantificato nel 25% della retribuzione. Secondo le corti territoriali, la prevalenza di compiti più semplici e ripetitivi integrava una violazione dei diritti dei lavoratori.

Demansionamento nel Pubblico Impiego: L’Analisi della Cassazione

L’Ente ministeriale ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha completamente ribaltato il verdetto. I giudici supremi hanno accolto il ricorso dell’Amministrazione, stabilendo che, nel contesto del lavoro pubblico privatizzato, la nozione di demansionamento segue regole diverse rispetto al settore privato.

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 52 del D.Lgs. 165/2001. Questa norma stabilisce che il lavoratore pubblico deve essere adibito alle mansioni per cui è stato assunto o a mansioni “equivalenti nell’ambito dell’area di inquadramento”. La Cassazione ha sottolineato che il criterio per valutare l’equivalenza non è la professionalità concreta acquisita (come previsto dall’art. 2103 c.c. per il lavoro privato), ma l’appartenenza formale delle mansioni alla stessa area definita dalla contrattazione collettiva.

Il Principio di Equivalenza Formale e la Flessibilità della P.A.

La Corte ha ribadito che, all’interno di una stessa area, tutti i profili professionali sono considerati fungibili, a meno che non siano richieste specifiche abilitazioni. Il sistema di classificazione per aree, introdotto dalla contrattazione collettiva del 2007, è stato concepito proprio per garantire la massima flessibilità nella gestione delle risorse umane e per superare la rigidità delle vecchie qualifiche. Questo approccio è funzionale a perseguire il principio costituzionale di buon andamento ed efficienza dell’azione amministrativa (art. 97 Cost.).

Di conseguenza, il datore di lavoro pubblico può legittimamente assegnare a un dipendente compiti appartenenti a un profilo inferiore, purché rientrino nella sua area di inquadramento, senza che ciò costituisca demansionamento nel pubblico impiego.

La Questione di Legittimità Costituzionale

I lavoratori avevano sollevato, in via subordinata, una questione di legittimità costituzionale dell’art. 52, per presunto contrasto con gli articoli 97 e 117 della Costituzione. La Corte ha ritenuto la questione manifestamente infondata, affermando che la norma, così come interpretata, è perfettamente funzionale al perseguimento del buon andamento della P.A., consentendo una gestione flessibile del personale in linea con gli obiettivi di efficienza.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il perimetro del legittimo esercizio dello ius variandi è definito dall’area di appartenenza e non dal singolo profilo professionale. L’assegnazione non esclusiva di alcune mansioni del profilo rispetto ad altre non integra demansionamento, poiché il sistema è basato su un concetto di equivalenza formale e non sostanziale. La Corte ha precisato che solo una sottrazione pressoché integrale e permanente delle funzioni proprie del profilo di assunzione potrebbe configurare un illecito. Nel caso di specie, i lavoratori svolgevano comunque compiti di vigilanza su beni culturali, attività prevista anche dal loro profilo superiore, sebbene con modalità meno complesse. La flessibilità garantita dal sistema delle aree è ritenuta essenziale per bilanciare i contrapposti interessi (costi, incentivi, tutela professionale) e assicurare l’efficienza amministrativa.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza conferma che per i dipendenti pubblici è più difficile dimostrare di aver subito un demansionamento. Finché le nuove mansioni assegnate rientrano nella stessa area contrattuale, anche se meno qualificanti o prestigiose, l’assegnazione è da considerarsi legittima. La decisione rafforza il potere gestionale della Pubblica Amministrazione, che può organizzare il lavoro in modo più flessibile per rispondere alle mutevoli esigenze di servizio, bilanciando l’efficienza operativa con i diritti dei lavoratori, così come definiti e tutelati dalla contrattazione collettiva.

Un’Amministrazione Pubblica può assegnare a un dipendente mansioni di un profilo professionale inferiore?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è legittimo, a condizione che le mansioni assegnate rientrino nella stessa “area di inquadramento” prevista dal contratto collettivo di riferimento e non richiedano specifiche abilitazioni professionali che il lavoratore non possiede.

In cosa si differenzia il demansionamento nel pubblico impiego rispetto al settore privato?
Nel settore pubblico, il criterio per valutare l’equivalenza delle mansioni è “formale”, basato sull’appartenenza alla medesima area di inquadramento. Nel settore privato (art. 2103 c.c.), il criterio è “sostanziale” e mira a salvaguardare la professionalità concreta acquisita dal lavoratore, con vincoli più stringenti per il datore di lavoro.

L’assegnazione prevalente di compiti più semplici è sempre legittima nel pubblico impiego?
Sì, l’assegnazione prevalente ma non esclusiva di compiti più semplici, appartenenti a un profilo inferiore della stessa area, è considerata legittima. Secondo la Corte, si verificherebbe un illecito solo in caso di sottrazione pressoché totale e definitiva delle mansioni proprie del profilo di assunzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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