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Demansionamento: come ottenere il risarcimento del danno

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un’azienda per demansionamento. Un dipendente, pur mantenendo il suo livello contrattuale, era stato assegnato a mansioni qualitativamente inferiori. La sentenza chiarisce che per accertare il demansionamento è decisiva la valutazione concreta delle attività svolte rispetto alla declaratoria contrattuale, non essendo rilevanti altre cause pendenti tra le parti.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Demansionamento: Quando l’Assegnazione a Compiti Inferiori Dà Diritto al Risarcimento

Il demansionamento è una delle questioni più delicate nel diritto del lavoro, poiché tocca la dignità e la professionalità del lavoratore. Anche quando il livello di inquadramento e la retribuzione rimangono invariati, l’assegnazione a mansioni qualitativamente inferiori può causare un danno risarcibile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, fornendo chiarimenti cruciali su come si accerta l’impoverimento professionale e quando sorge il diritto al risarcimento.

I Fatti del Caso: Dalla Gestione Finanziaria al Recupero Crediti

Il caso esaminato riguarda un dipendente di una società di servizi inquadrato all’VIII livello del CCNL di settore. Per anni, il lavoratore si era occupato del controllo di gestione e del coordinamento dell’area ‘Economica e Finanziaria’. A seguito di un ordine di servizio del 2014, veniva spostato a mansioni di recupero crediti.

Pur non subendo una dequalificazione formale, il lavoratore riteneva che i nuovi compiti fossero qualitativamente inferiori e non corrispondenti alla sua professionalità, tanto da causargli un danno biologico. La Corte d’Appello gli dava ragione, accertando l’illegittimità dell’ordine di servizio e condannando l’azienda a un risarcimento di oltre 54.000 euro. La società datrice di lavoro, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Demansionamento

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando integralmente la sentenza d’appello. I giudici hanno stabilito che l’accertamento del demansionamento non può essere influenzato da altre controversie legali pendenti tra le parti, anche se connesse. La valutazione deve essere autonoma e focalizzata su un confronto oggettivo tra le mansioni previste dal livello contrattuale e quelle effettivamente svolte dal dipendente.

Analisi Concreta delle Mansioni

Il punto centrale della decisione è il metodo di valutazione. La Corte ha chiarito che non basta guardare alla complessità generica dei compiti, ma è necessario verificare se questi possiedono le caratteristiche tipiche del livello di inquadramento. Nel caso specifico, le mansioni di recupero crediti, seppur importanti, erano state giudicate ‘di mero concetto’, prive di quel contenuto specialistico e di coordinamento di unità organizzative che caratterizzavano l’VIII livello secondo la declaratoria contrattuale. Anzi, è emerso che compiti simili erano svolti da dipendenti inquadrati in livelli molto più bassi (V livello).

Irrilevanza di Altri Giudizi Pendenti

L’azienda aveva chiesto di sospendere il processo in attesa della definizione di un’altra causa, relativa al riconoscimento della qualifica di ‘Quadro’ al lavoratore. La Cassazione ha negato la richiesta, specificando che i due giudizi avevano oggetti distinti. La presente causa riguardava il danno da demansionamento rispetto all’VIII livello a partire dal 2014, mentre l’altra verteva su una questione di inquadramento risalente al 2013. Non sussisteva quindi quel nesso di pregiudizialità che avrebbe giustificato la sospensione.

Le Motivazioni della Sentenza

La ratio decidendi della Corte si fonda sull’applicazione rigorosa dell’art. 2103 del Codice Civile. La motivazione principale del rigetto risiede nel fatto che la Corte d’Appello aveva correttamente effettuato una valutazione trifasica: ha confrontato le mansioni precedentemente svolte, quelle nuove e la declaratoria del livello contrattuale. L’appello dell’azienda è stato giudicato infondato perché si limitava a insistere sulla complessità dei nuovi compiti, senza però contestare la motivazione centrale della sentenza impugnata, ovvero l’assenza delle caratteristiche professionali specifiche (specializzazione e coordinamento) richieste dall’VIII livello. La Cassazione ha sottolineato come i tentativi dell’azienda di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti e delle prove siano inammissibili in sede di legittimità, la quale non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. Per i lavoratori, rafforza la tutela contro il demansionamento ‘sostanziale’, quello che svuota la professionalità pur lasciando intatta la forma (livello e stipendio). Per le aziende, suona come un monito: la riorganizzazione del personale e l’assegnazione di nuove mansioni devono sempre rispettare il bagaglio professionale del dipendente, come definito dal CCNL. Un’analisi superficiale o la semplice attribuzione di compiti complessi non basta a escludere l’illegittimità della condotta, con il conseguente rischio di dover risarcire danni patrimoniali e non patrimoniali.

Quando si configura un demansionamento anche se il livello di inquadramento non viene modificato?
Il demansionamento si configura quando le nuove mansioni assegnate al lavoratore sono qualitativamente inferiori a quelle previste dalla declaratoria contrattuale del suo livello. È irrilevante che il livello formale e la retribuzione rimangano invariati; ciò che conta è l’effettivo impoverimento del contenuto professionale, come l’assenza di compiti di coordinamento o di contenuto specialistico richiesti dalla qualifica.

Un’altra causa pendente tra le stesse parti giustifica la sospensione del processo per demansionamento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste un nesso di pregiudizialità tale da giustificare la sospensione se le due cause hanno oggetti distinti. Nel caso di specie, una causa riguardava il risarcimento per mansioni inferiori a un dato livello, mentre l’altra concerneva il riconoscimento di una qualifica superiore in un periodo precedente. La decisione di una non è quindi un presupposto indispensabile per l’altra.

Come viene valutata l’inferiorità delle mansioni assegnate?
La valutazione viene effettuata attraverso un confronto oggettivo tra i compiti concretamente affidati al lavoratore e la declaratoria contrattuale del suo livello di inquadramento, come definita dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Si verifica se le nuove attività possiedono le caratteristiche tipiche (es. autonomia, specializzazione, coordinamento) del livello di appartenenza. La constatazione che compiti analoghi sono svolti da personale di livello inferiore può essere un’ulteriore conferma dell’avvenuto demansionamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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