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Demanio idrico: competenza sui beni sdemanializzati

Una società ha rivendicato la proprietà per usucapione di un terreno precedentemente parte del demanio idrico, sostenendo che avesse perso la sua funzione idraulica. La Corte di Cassazione ha confermato la competenza del Tribunale delle Acque Pubbliche, e non del tribunale ordinario, per decidere la controversia. La motivazione risiede nella necessità di un accertamento tecnico preliminare sulla natura attuale del bene, una questione che rientra nella giurisdizione specializzata del Tribunale delle Acque, anche se sollevata in via incidentale.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Demanio Idrico: chi decide sulla proprietà dei beni che hanno perso la loro funzione pubblica?

La questione della proprietà dei beni appartenenti al demanio idrico è spesso complessa, specialmente quando un bene, come un vecchio canale o un’area golenale, sembra aver perso la sua originaria funzione pubblica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: a chi spetta la competenza a decidere in questi casi? La risposta, come vedremo, risiede nella natura tecnica della materia.

I fatti del caso: la disputa sulla proprietà di un ex canale

Una società a responsabilità limitata si è rivolta al Tribunale ordinario sostenendo di aver acquisito per usucapione la proprietà di una striscia di terreno. Tale area corrispondeva a un vecchio canalone, un tempo utilizzato come collegamento tra due torrenti e come scarico di una centrale idroelettrica, ma che da decenni non svolgeva più alcuna funzione idraulica. Secondo la società, questa prolungata inattività aveva comportato una “sdemanializzazione tacita”, trasformando il bene da pubblico a privato e rendendolo quindi usucapibile.

La decisione del Tribunale e il ricorso in Cassazione

Il Tribunale ordinario, tuttavia, ha declinato la propria giurisdizione, indicando come competente il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche. Insoddisfatta, la società ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione con un regolamento di competenza. La tesi della ricorrente era semplice: la controversia riguardava unicamente una questione di proprietà e usucapione, senza la necessità di risolvere complessi problemi tecnici legati all’uso delle acque. Pertanto, il giudice naturale doveva essere quello ordinario.

Demanio Idrico e competenza: le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la competenza del Tribunale delle Acque Pubbliche. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: ogni volta che si discute della proprietà di un terreno e sorge la necessità di accertare se questo appartenga o meno al demanio idrico, la competenza è inderogabilmente del giudice specializzato.

Le motivazioni alla base di questa scelta sono chiare. L’accertamento della natura demaniale (o della sua perdita) di un bene non è una semplice questione giuridica, ma richiede valutazioni di carattere eminentemente tecnico. Bisogna verificare l’incidenza attuale del bene sul regime delle acque pubbliche, anche se la questione è sollevata solo in via preliminare (incidenter tantum) per decidere sull’usucapione.

Nel caso specifico, la stessa società ricorrente aveva chiesto una consulenza tecnica d’ufficio per dimostrare la perdita della funzionalità idraulica dell’area. Questa richiesta, secondo la Corte, ha finito per confermare la natura tecnica della controversia, rendendo inevitabile l’intervento del Tribunale delle Acque Pubbliche, l’unico dotato delle competenze specialistiche necessarie per tali valutazioni.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza rafforza un importante principio procedurale: le dispute sulla proprietà di beni che, anche solo potenzialmente, ricadono nel demanio idrico devono essere portate davanti al giudice specializzato. Anche se l’obiettivo finale è accertare un’usucapione, la questione preliminare sulla natura del bene (se sia ancora demaniale o meno) è assorbente e determina la competenza. Per cittadini e imprese, ciò significa che prima di avviare un’azione legale su terreni confinanti con corsi d’acqua o su ex aree idrauliche, è cruciale considerare che la controversia sarà probabilmente decisa da un tribunale specializzato in materia di acque pubbliche, con tutte le implicazioni tecniche e procedurali che ne conseguono.

A quale giudice spetta decidere sulla proprietà di un terreno che si presume non faccia più parte del demanio idrico?
La competenza spetta al Tribunale delle Acque Pubbliche. Anche se la domanda principale è l’accertamento della proprietà per usucapione, la questione preliminare sulla natura del bene (se appartenga ancora o meno al demanio idrico) è riservata al giudice specializzato.

La competenza del Tribunale delle Acque Pubbliche sussiste anche se la questione sulla natura demaniale è solo preliminare alla domanda principale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la competenza inderogabile del Tribunale delle Acque Pubbliche sussiste anche quando le questioni tecniche sulla demanialità idrica sono proposte “incidenter tantum”, ovvero come accertamento necessario a decidere su un’altra domanda (come quella di usucapione).

Qual è il criterio principale per cui la Cassazione affida la competenza al Tribunale delle Acque Pubbliche in questi casi?
Il criterio principale è il carattere “eminentemente tecnico” delle questioni da risolvere. La verifica della natura demaniale di un’area, della sua attuale incidenza sul regime delle acque e della sua eventuale perdita di funzionalità idraulica richiede competenze specialistiche che sono proprie del Tribunale delle Acque Pubbliche e non del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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