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Delibere condominiali nulle: la Cassazione decide

Una società costruttrice, esonerata dal pagamento delle spese condominiali per le unità invendute in base al regolamento, impugna una delibera che le addebita tali costi. La Corte di Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, stabilisce che non si tratta di delibere condominiali nulle, bensì annullabili. La delibera, infatti, non mirava a modificare permanentemente i criteri di ripartizione, ma rappresentava una loro erronea applicazione al caso specifico. Di conseguenza, l’impugnazione, avvenuta oltre il termine di 30 giorni, è stata respinta come tardiva.

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Delibere Condominiali Nulle: Quando una Decisione è Invalida?

La distinzione tra delibere condominiali nulle e semplicemente annullabili è una questione cruciale che determina non solo la validità delle decisioni assembleari, ma anche i termini e le modalità per contestarle. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo quando una delibera che ripartisce le spese in modo errato debba considerarsi nulla e quando, invece, solo annullabile. Comprendere questa differenza è fondamentale per ogni condomino e amministratore.

I Fatti del Caso

Una società costruttrice, ancora proprietaria di alcune unità immobiliari invendute, si è vista recapitare un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 15.000 euro di spese condominiali. La società si è opposta, sostenendo che la delibera di ripartizione fosse nulla. Il motivo? Il regolamento condominiale, di natura contrattuale, prevedeva una clausola specifica (art. 49) che esonerava espressamente la società costruttrice dal pagamento delle spese per gli appartamenti ancora invenduti. Nonostante questa chiara disposizione, l’assemblea aveva approvato un piano di riparto che addebitava i costi anche alla società.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le ragioni della società, qualificando il vizio della delibera come semplice annullabilità e non nullità. Di conseguenza, l’impugnazione è stata giudicata tardiva, in quanto presentata oltre il termine perentorio di trenta giorni previsto dall’art. 1137 c.c.

La Decisione della Corte di Cassazione

La società ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, insistendo sulla nullità della delibera. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e cogliendo l’occasione per ribadire i principi fondamentali che governano l’invalidità delle decisioni assembleari.

Il Principio delle Sezioni Unite: La Distinzione tra Nullità e Annullabilità

Il fulcro della decisione si basa sull’importante pronuncia delle Sezioni Unite (n. 9839/2021), che ha tracciato una linea netta di demarcazione. Secondo la Cassazione, le delibere condominiali nulle in materia di ripartizione spese sono solo quelle con cui l’assemblea, a maggioranza, intende modificare in via generale e permanente i criteri di ripartizione stabiliti dalla legge o da un regolamento contrattuale. In pratica, l’assemblea si arroga un potere che non le compete, esulando dalle proprie attribuzioni e creando una nuova regola valida per il futuro. Questo vizio, per la sua gravità, è insanabile e la delibera è radicalmente nulla.

Al contrario, una delibera è meramente annullabile quando, pur applicando i criteri di ripartizione corretti, commette un errore nel caso specifico, oppure quando viola i criteri legali o contrattuali solo per quella singola e specifica ripartizione, senza avere la pretesa di stabilire una nuova regola per il futuro. Si tratta di un ‘cattivo esercizio’ del potere, non di un ‘difetto assoluto di potere’.

L’impatto delle delibere condominiali nulle sulla gestione

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la delibera impugnata rientrava nella seconda categoria. L’assemblea non aveva manifestato la volontà di abrogare l’art. 49 del regolamento per il futuro, ma si era limitata a disapplicarlo in quel singolo consuntivo. Anche l’argomentazione della società, secondo cui una serie di delibere identiche dimostrerebbe una volontà tacita di modifica, non è stata accolta. La Corte ha chiarito che una serie di violazioni puntuali non si trasforma in una manifestazione di volontà normativa. Per modificare un regolamento contrattuale, è necessaria una convenzione formale tra tutti i condomini.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di bilanciare la stabilità delle decisioni condominiali con la tutela dei diritti dei singoli. Il regime generale è quello dell’annullabilità, con un termine breve per l’impugnazione (30 giorni), per garantire la certezza dei rapporti e la rapida gestione del condominio. La nullità, che può essere fatta valere senza limiti di tempo, rappresenta un’eccezione residuale, limitata ai vizi più gravi, come quelli che incidono sui diritti individuali o esulano completamente dalle competenze dell’assemblea.

L’assemblea ha il potere di approvare il preventivo e il consuntivo e di ripartire le spese (art. 1135 c.c.), ma deve farlo nel rispetto dei criteri legali (art. 1123 c.c.) o convenzionali. Se sbaglia nell’applicare questi criteri a un caso concreto, la delibera è annullabile. Se, invece, pretende di cambiare i criteri stessi con una decisione a maggioranza, la delibera è nulla perché invade una sfera di competenza riservata all’unanimità dei consensi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: non ogni errore nella ripartizione delle spese condominiali rende le delibere condominiali nulle. La maggior parte di questi errori genera semplice annullabilità, con la conseguenza che il condomino dissenziente o assente deve agire rapidamente, entro 30 giorni dalla data della delibera o dalla sua comunicazione. Attendere oltre significa perdere il diritto di contestare la decisione. La nullità rimane un’ipotesi eccezionale, riservata ai casi in cui l’assemblea tenta di ‘farsi legge’, modificando stabilmente le regole del gioco senza averne il potere.

Quando una delibera condominiale sulla ripartizione delle spese è considerata nulla?
Una delibera di ripartizione delle spese è nulla solo quando l’assemblea, votando a maggioranza, intende modificare in modo permanente e per il futuro i criteri di ripartizione stabiliti dalla legge o dal regolamento contrattuale, esercitando così un potere che non le spetta.

Qual è la differenza tra una delibera nulla e una annullabile?
Una delibera è nulla quando presenta vizi gravissimi, come l’impossibilità dell’oggetto o l’esulare dalle competenze dell’assemblea; può essere impugnata da chiunque e senza limiti di tempo. Una delibera è annullabile quando presenta vizi meno gravi, come un’errata applicazione dei criteri di spesa a un caso specifico; può essere impugnata solo dai condomini dissenzienti, astenuti o assenti entro il termine perentorio di 30 giorni.

Una serie di delibere che violano ripetutamente il regolamento può essere considerata una modifica tacita dello stesso?
No. Secondo la Corte, una serie di violazioni puntuali e concrete dei criteri di ripartizione, anche se ripetute nel tempo, non costituisce una manifestazione di volontà normativa idonea a modificare un regolamento contrattuale. La somma di singole violazioni non equivale a una modifica formale delle regole, che richiede un accordo unanime.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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