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Delibera condominiale nulla: il limite dell’assemblea

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato un principio fondamentale del diritto condominiale: una delibera è nulla se invade la sfera della proprietà privata dei singoli condòmini. Nello specifico, l’assemblea non può imporre a un proprietario di concedere il passaggio attraverso il suo appartamento per accedere a parti comuni (come il tetto), né può deliberare la creazione di una servitù di scolo delle acque su un fondo altrui. Tali decisioni, eccedendo le competenze gestionali dell’assemblea, rendono la delibera condominiale nulla per impossibilità giuridica dell’oggetto, confermando che per disporre di beni privati è necessario il consenso unanime dei proprietari.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Delibera Condominiale Nulla: Quando l’Assemblea Supera i Propri Limiti

L’assemblea condominiale è il cuore della vita di un edificio, ma quali sono i suoi reali poteri? Può una decisione presa a maggioranza invadere la proprietà privata di un singolo condomino? La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito i confini invalicabili dell’organo deliberativo, chiarendo quando una delibera condominiale nulla può essere dichiarata tale. Il caso analizzato riguarda due questioni cruciali: l’imposizione di un accesso forzato attraverso un’unità immobiliare privata e la costituzione di una servitù.

I Fatti del Contendere

La vicenda nasce dall’impugnazione di una delibera assembleare da parte dei proprietari dell’appartamento all’ultimo piano. La delibera, approvata a maggioranza, stabiliva due punti controversi:

1. Accesso al Tetto: Per futuri lavori di manutenzione, l’accesso alla copertura dell’edificio doveva avvenire passando attraverso l’appartamento privato dei ricorrenti.
2. Fori nel Muro: Veniva autorizzata la riapertura di alcuni fori in un muro di contenimento, che avrebbero permesso lo scolo di acque su una proprietà vicina.

I proprietari dell’ultimo piano, ritenendo lese le loro prerogative, si sono opposti a tale decisione, dando il via a un lungo percorso giudiziario.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, i giudici hanno dato ragione ai proprietari, dichiarando la nullità della delibera limitatamente ai due punti contestati. La Corte d’Appello ha stabilito che:

* L’assemblea non ha il potere di disporre della proprietà privata altrui. Imporre un passaggio coatto attraverso un’abitazione esula dalle competenze dell’assemblea, che si limitano alla gestione delle parti comuni.
* La riapertura dei fori nel muro configurava la costituzione di una “servitù di stillicidio” (scolo delle acque), un diritto reale che può essere creato solo con il consenso unanime di tutti i condòmini, non con una semplice votazione a maggioranza.

Il Ricorso in Cassazione e la delibera condominiale nulla

Il Condominio, non soddisfatto della decisione, ha portato la questione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la delibera fosse legittima. I suoi argomenti si basavano principalmente su due punti:

L’Accesso e l’Art. 843 c.c.

Secondo il Condominio, la richiesta di accesso si fondava sull’art. 843 del Codice Civile, che prevede un’obbligazione per il proprietario di permettere l’accesso al suo fondo per la costruzione o riparazione di un’opera comune. Si tratterebbe, a loro dire, di un’obbligazione legata alla proprietà (propter rem) e non di una servitù.

I Fori e l’Interpretazione delle Prove

Sul secondo punto, il Condominio lamentava un’errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito. I fori, secondo la loro tesi, non servivano a creare una servitù di scolo, ma erano necessari per la stabilità statica del muro, impedendone il crollo a causa della pressione dell’acqua.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente il ricorso del Condominio, confermando la sentenza d’appello e fornendo chiarimenti essenziali sui poteri assembleari.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato, citando anche le Sezioni Unite: l’assemblea condominiale ha competenza esclusiva sulla gestione dei beni e dei servizi comuni. Qualsiasi decisione che incida sui beni di proprietà esclusiva dei singoli condòmini o di terzi è al di fuori delle sue attribuzioni. Una delibera che, come in questo caso, impone un passaggio sulla proprietà privata senza il consenso unanime dei condomini (e in particolare del proprietario interessato) è viziata da nullità per impossibilità giuridica dell’oggetto. Non si tratta di decidere sulle modalità di esercizio di un diritto, ma di disporre di un diritto altrui, cosa che l’assemblea non può fare.

In secondo luogo, riguardo alla questione dei fori nel muro, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile. Il Condominio stava chiedendo alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove (come la consulenza tecnica e le testimonianze), un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di legittimità non può sostituire il proprio apprezzamento a quello, logicamente motivato, dei giudici precedenti.

Le Conclusioni: I Limiti Invalicabili dell’Assemblea Condominiale

Questa ordinanza rafforza la tutela della proprietà individuale all’interno del contesto condominiale. Il messaggio è chiaro: l’assemblea è sovrana nella gestione delle parti comuni, ma il suo potere si arresta sulla soglia della proprietà privata. Per imporre pesi, servitù o anche solo un semplice accesso su un’unità immobiliare esclusiva è sempre necessario un accordo contrattuale, basato sul consenso unanime di tutti i proprietari. Una decisione presa a maggioranza che viola questo principio fondamentale è una delibera condominiale nulla e, come tale, può essere impugnata senza limiti di tempo.

L’assemblea di condominio può obbligare un proprietario a concedere l’accesso al tetto attraverso il suo appartamento privato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assemblea condominiale non ha il potere di deliberare su beni di proprietà esclusiva. Una decisione che impone l’accesso attraverso un’unità immobiliare privata, in assenza del consenso unanime dei condòmini, è nulla per impossibilità giuridica dell’oggetto.

Una delibera condominiale può creare una servitù, come quella di scolo delle acque (stillicidio)?
No. La costituzione di una servitù, che impone un peso su un fondo a vantaggio di un altro, è un atto che incide sul diritto di proprietà e richiede il consenso di tutti i proprietari interessati, formalizzato in un atto contrattuale. Non può essere decisa a maggioranza dall’assemblea.

Qual è la differenza tra una delibera annullabile e una delibera condominiale nulla in questo contesto?
Sebbene non esplicitato in dettaglio, la sentenza tratta il caso come nullità. Una delibera è nulla quando esorbita completamente dalle competenze dell’assemblea, come decidere su beni privati. La nullità è un vizio grave che può essere fatto valere da chiunque vi abbia interesse e senza limiti di tempo. Una delibera annullabile, invece, presenta vizi meno gravi (es. procedurali) e deve essere impugnata entro 30 giorni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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