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Deindicizzazione notizie: quando sorge il diritto?

Un individuo, coinvolto in una vicenda penale del 2013 e poi assolto, ha chiesto a diverse testate giornalistiche la deindicizzazione e l’aggiornamento degli articoli che lo riguardavano. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che il diritto a richiedere la deindicizzazione sorge principalmente dopo la sentenza di assoluzione definitiva, non essendo sufficiente il solo trascorrere del tempo. La Corte ha ritenuto le richieste premature e in parte infondate, confermando la necessità di bilanciare il diritto di cronaca con il diritto all’oblio del singolo.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Deindicizzazione e Diritto all’Oblio: la Cassazione fissa i paletti

Nell’era digitale, una notizia può rimanere online per sempre. Ma cosa succede quando quella notizia riguarda una vicenda giudiziaria che si conclude con un’assoluzione? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul delicato tema della deindicizzazione, chiarendo il momento esatto in cui un cittadino può legittimamente chiedere che il suo nome non sia più associato a vecchie cronache giudiziarie. La decisione sottolinea il complesso equilibrio tra il diritto di cronaca, la memoria storica e il diritto dell’individuo a vedere aggiornata la propria immagine pubblica.

I fatti del caso

Un cittadino, coinvolto in una vicenda penale risalente al 2013, dopo aver ottenuto una sentenza di assoluzione nel 2021, si era rivolto al Tribunale. Chiedeva di ordinare a diverse società editoriali la rimozione, l’anonimizzazione o, in subordine, la deindicizzazione degli articoli che trattavano dei ‘primissimi momenti’ della sua vicenda giudiziaria. Sosteneva che, a distanza di anni e con l’esito favorevole del processo, la permanenza e la facile reperibilità di quelle notizie, ormai non più attuali e non aggiornate, violassero il suo diritto alla privacy e all’oblio, causandogli un danno non patrimoniale. Le sue richieste di aggiornamento e minimizzazione dei dati, inviate alle testate prima della sentenza di assoluzione definitiva, erano rimaste inascoltate.

La decisione della Corte di Cassazione e la Deindicizzazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del cittadino, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno stabilito che il presupposto fondamentale per richiedere un intervento sugli articoli (come la deindicizzazione o l’aggiornamento) sorge solo nel momento in cui l’esito assolutorio del procedimento penale diventa un fatto giuridicamente consolidato e noto. Secondo la Corte, le richieste avanzate dal ricorrente prima della sentenza di assoluzione definitiva del 2021 erano premature. All’epoca, infatti, il giudizio era ancora pendente in Cassazione e non si poteva parlare di ‘vicenda giudiziaria ormai definita’. Di conseguenza, il diritto di cronaca e l’interesse pubblico a conservare la memoria storica del fatto prevalevano ancora sul diritto individuale all’oblio. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili diversi motivi del ricorso, ritenendoli basati su valutazioni di fatto non riesaminabili in sede di legittimità.

Le motivazioni della decisione

La ratio decidendi della Corte si fonda su un attento bilanciamento di diritti costituzionalmente garantiti. Da un lato, c’è il diritto della collettività a essere informata e a conservare la memoria di eventi storici (art. 21 Cost.). Dall’altro, vi è il diritto del singolo alla tutela dei propri dati personali (Reg. UE 679/2016), che include il diritto all’aggiornamento e alla cancellazione (diritto all’oblio).
La Corte ha chiarito che il ‘lungo arco di tempo’ trascorso non è, da solo, un elemento sufficiente a far scattare l’obbligo di aggiornamento o deindicizzazione, specialmente se la vicenda giudiziaria è ancora in corso. L’obbligo di aggiornare la notizia, per il giornalista, diventa cogente quando l’evoluzione dei fatti è certa e definitiva, come nel caso di una sentenza di assoluzione passata in giudicato. Prima di quel momento, la notizia originaria, pur risalente nel tempo, mantiene la sua rilevanza storica e pubblica.
Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha correttamente applicato questo principio, affermando che solo dalla pubblicazione della sentenza di assoluzione il ricorrente avrebbe potuto validamente chiedere un intervento sugli articoli. Le richieste precedenti erano infondate perché la vicenda non era ancora conclusa. Pertanto, il rifiuto delle testate giornalistiche di procedere all’aggiornamento prima di tale data non costituiva un illecito.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento pratico sui limiti e le condizioni del diritto all’oblio in relazione alla cronaca giudiziaria. La decisione stabilisce un punto fermo: il ‘momento giusto’ per chiedere la deindicizzazione o l’aggiornamento di una notizia non è dettato dal semplice passare degli anni, ma dal consolidamento di un nuovo fatto giuridicamente rilevante, come una sentenza di assoluzione definitiva. Per i cittadini, significa che le azioni a tutela della propria reputazione digitale devono essere tempestive, ma fondate su presupposti certi e non su una situazione ancora in evoluzione. Per gli editori, conferma che l’obbligo di aggiornamento scatta con la conoscenza di un fatto nuovo e definitivo, bilanciando così la libertà di informazione con la protezione dei dati personali.

Quando sorge il diritto di chiedere la deindicizzazione di una notizia relativa a una vicenda penale?
Secondo la Corte, il diritto a chiedere un intervento, come la deindicizzazione o l’aggiornamento, sorge principalmente dopo che l’esito favorevole della vicenda (in questo caso, la sentenza di assoluzione) è divenuto definitivo e noto, non prima.

Il solo trascorrere di molto tempo da una notizia è sufficiente per chiederne la rimozione o l’aggiornamento?
No. La Corte ha chiarito che il ‘lungo arco di tempo’ non è di per sé un requisito sufficiente per pretendere la deindicizzazione o l’aggiornamento, specialmente se la vicenda giudiziaria a cui la notizia si riferisce non è ancora conclusa con una sentenza definitiva.

Cosa deve bilanciare il giudice in casi di richiesta di deindicizzazione?
Il giudice deve bilanciare il diritto della collettività a essere informata e a conservare la memoria storica di un fatto (diritto di cronaca) con il diritto del singolo alla tutela dei propri dati personali, che include il diritto all’aggiornamento e all’oblio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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