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Definizione consumatore: quando sei professionista?

La Corte di Cassazione chiarisce la definizione consumatore, stabilendo che chi si iscrive a un corso di formazione in vista di una futura e solo ipotetica attività lavorativa agisce come consumatore e non come professionista. La mera aspirazione a una professione non è sufficiente a escludere le tutele previste dal Codice del Consumo. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente qualificato la corsista come professionista, rinviando la causa al Tribunale per un nuovo esame.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Definizione Consumatore: Iscriversi a un Corso Fa di Te un Professionista?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sulla definizione consumatore, un concetto cruciale che determina l’applicazione di importanti tutele legali. Il caso analizzato riguarda una persona iscritta a un corso di formazione per una futura professione e la questione se, in tale contesto, debba essere considerata un ‘consumatore’ o un ‘professionista’. La risposta della Suprema Corte è netta e rafforza la protezione di chi investe nella propria formazione.

I Fatti del Caso

Nel 2017, una signora stipulava online un contratto con una società di formazione per un corso triennale in osteopatia. Il contratto prevedeva un corrispettivo annuale e la facoltà di recesso da esercitare almeno sessanta giorni prima dell’inizio dell’annualità successiva.

Durante il primo anno, a causa di impegni personali sopravvenuti, la corsista frequentava solo i primi incontri e decideva di abbandonare il percorso, comunicando via mail il proprio recesso. La società di formazione, tuttavia, contestava la tardività della comunicazione e richiedeva il pagamento della quota per il secondo anno, sostenendo che l’iscrizione si fosse rinnovata automaticamente.

La società citava quindi in giudizio la donna davanti al Giudice di Pace di Monza. Quest’ultimo, qualificando la corsista come ‘consumatore’, dichiarava la propria incompetenza territoriale, indicando come foro competente quello di residenza della convenuta, ovvero Padova. La società di formazione impugnava la decisione, e il Tribunale di Monza, in funzione di giudice d’appello, le dava ragione, affermando che la donna doveva essere qualificata come ‘professionista’, in quanto il corso era finalizzato a intraprendere una futura attività lavorativa.

La Questione sulla Definizione Consumatore

Insoddisfatta della decisione del Tribunale, la corsista presentava ricorso in Cassazione. Il motivo centrale del ricorso era la violazione e falsa applicazione della nozione di ‘consumatore’ secondo il Codice del Consumo.

Secondo la difesa, il giudice d’appello aveva errato nel ritenere che la semplice prospettiva di una futura attività lavorativa, peraltro solo ipotetica, potesse trasformare una persona in ‘professionista’ al momento della stipula del contratto. Per assumere tale qualifica, sarebbe stata necessaria un’attività professionale già esistente e concretamente esercitata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito i principi consolidati sulla definizione consumatore. La norma (art. 3 del Codice del Consumo) definisce ‘consumatore’ la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.

Di contro, è ‘professionista’ chi, al momento della stipula del contratto, esercita in modo attuale e concreto la professione e agisce per finalità a essa inerenti. La Corte ha sottolineato che non è sufficiente la mera aspirazione a divenire professionista in futuro per perdere lo status di consumatore.

Nel caso specifico, era pacifico e non contestato che, al momento dell’iscrizione al corso, la ricorrente non svolgesse alcuna attività professionale, commerciale o imprenditoriale. La decisione del Tribunale di fondare la qualifica di ‘professionista’ sulla ‘prospettiva’ di intraprendere una futura attività lavorativa è stata quindi giudicata erronea. Secondo la Cassazione, tale prospettiva non dimostra una ‘funzionalizzazione del contratto all’esercizio di un’attività’, poiché l’attività stessa era inesistente al momento della firma.

Il fatto che la ricorrente fosse laureata in scienze e tecniche dello sport, anziché smentire, confermava l’insussistenza di un’attività professionale attuale e concreta nel campo specifico dell’osteopatia.

Le Conclusioni

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Monza, in diversa composizione, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato.

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche: chi si iscrive a un corso, anche se professionalizzante, per acquisire competenze per un lavoro futuro, agisce come consumatore. Ciò garantisce l’applicazione delle norme a tutela del consumatore, tra cui quella sul foro competente (generalmente, il luogo di residenza del consumatore), che rappresenta una garanzia fondamentale per non dover affrontare cause in sedi giudiziarie lontane e disagevoli. La decisione riafferma che lo status di professionista è legato a una realtà attuale e concreta, non a una mera aspirazione futura.

Una persona che si iscrive a un corso per una futura professione è considerata un consumatore?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, chi conclude un contratto di formazione nella prospettiva di intraprendere una futura attività lavorativa agisce come ‘consumatore’, a meno che non stia già esercitando in modo attuale e concreto un’attività professionale a cui il corso è funzionale.

Qual è il criterio distintivo tra ‘consumatore’ e ‘professionista’ secondo questa ordinanza?
Il criterio distintivo è la situazione al momento della stipula del contratto. È ‘professionista’ chi già esercita un’attività professionale, commerciale o imprenditoriale e agisce per scopi inerenti a essa. La semplice aspirazione a esercitare una professione in futuro non è sufficiente per perdere la qualifica di ‘consumatore’.

Qual è la principale conseguenza pratica di essere qualificati come ‘consumatore’ in una controversia legale?
Una delle principali conseguenze, come evidenziato nel caso, riguarda la competenza territoriale del giudice. Per le controversie dei consumatori, la legge prevede un foro esclusivo e inderogabile presso il luogo di residenza o domicilio del consumatore, offrendo una tutela significativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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