LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Decreto liquidazione compenso: sì al reclamo in appello

Un consulente tecnico ha impugnato il decreto di liquidazione del proprio compenso emesso dal tribunale a seguito della revoca di un fallimento. La Corte d’Appello ha erroneamente dichiarato il reclamo inammissibile, confondendolo con un secondo grado di giudizio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, chiarendo che il decreto liquidazione compenso emesso ai sensi dell’art. 18 l.fall. è un provvedimento di primo grado, pienamente reclamabile in appello come previsto dall’art. 26 l.fall. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decreto Liquidazione Compenso: La Cassazione Chiarisce la Piena Reclamabilità

Quando un fallimento viene revocato, sorge la necessità di liquidare le spese della procedura e i compensi dei professionisti che vi hanno operato. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto procedurale fondamentale: la piena appellabilità del decreto liquidazione compenso emesso dal tribunale in questi casi. La vicenda analizzata chiarisce un principio chiave, correggendo un’errata interpretazione di una Corte d’Appello e riaffermando il diritto del professionista a contestare la quantificazione del proprio onorario.

I Fatti di Causa: Un Errore Procedurale Cruciale

La controversia nasce dalla richiesta di un consulente tecnico che, dopo la revoca del fallimento di una società per la quale aveva prestato la sua opera, si era visto liquidare il proprio compenso dal Tribunale. Il Tribunale aveva provveduto con un decreto, come previsto dall’articolo 18 della legge fallimentare.

Ritenendo l’importo non congruo, il professionista ha proposto reclamo presso la Corte d’Appello territorialmente competente, avvalendosi della facoltà concessa dall’articolo 26 della stessa legge. Sorprendentemente, la Corte d’Appello ha dichiarato il reclamo inammissibile. La sua motivazione si basava su un presupposto errato: che il provvedimento del Tribunale fosse già esso stesso una decisione emessa in sede di reclamo, e che quindi non fosse ammesso un ulteriore gravame, secondo il principio del “divieto di reclamo contro il reclamo”.

L’Errata Interpretazione sul Decreto Liquidazione Compenso

L’errore della Corte d’Appello risiedeva nell’aver frainteso la natura del provvedimento impugnato. Il decreto liquidazione compenso emesso dal Tribunale non era una decisione su un precedente reclamo, ma il primo atto con cui l’organo giudiziario si pronunciava sull’istanza di liquidazione del professionista. Si trattava, a tutti gli effetti, di un provvedimento di primo grado.

Il consulente, sentendosi privato del proprio diritto a un riesame nel merito, ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione e la falsa applicazione delle norme procedurali che regolano la materia.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso pienamente fondato. Gli Ermellini hanno chiarito, accedendo direttamente agli atti processuali, la sequenza dei fatti. Il Tribunale, a seguito della revoca del fallimento, ha emesso un decreto per liquidare il compenso del consulente, applicando l’articolo 18, ultimo comma, della legge fallimentare.

Questa norma, ai commi 15 e 16, stabilisce espressamente che, in caso di revoca del fallimento, “le spese della procedura ed il compenso del curatore sono liquidati dal tribunale […] con decreto reclamabile ai sensi dell’articolo 26”. A sua volta, l’articolo 26, comma 1, della legge fallimentare, stabilisce che “contro i decreti […] del tribunale, può essere proposto reclamo […] alla corte di appello”.

Il ragionamento della Suprema Corte è stato lineare e ineccepibile: la legge prevede un percorso chiaro. Il decreto del Tribunale è il primo provvedimento sulla questione e, per esplicita disposizione normativa, è soggetto a reclamo davanti alla Corte d’Appello. La decisione della Corte d’Appello di dichiarare inammissibile il reclamo si è quindi posta in netto contrasto con la legge, escludendo una via di impugnazione che il legislatore ha chiaramente previsto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando il decreto impugnato e rinviando la causa alla Corte d’Appello di Messina, in diversa composizione, per un nuovo esame. Questa dovrà ora valutare nel merito il reclamo del professionista relativo alla quantificazione del suo compenso. La pronuncia riafferma un principio fondamentale di garanzia procedurale: un provvedimento emesso in primo grado dal tribunale, per il quale la legge prevede espressamente la reclamabilità in appello, deve poter essere esaminato da un giudice superiore. L’errore di qualificazione dell’atto da parte della Corte d’Appello aveva illegittimamente compresso il diritto di difesa del professionista, un errore che la Cassazione ha prontamente corretto.

Il decreto che liquida il compenso al consulente del fallimento, dopo la revoca dello stesso, può essere contestato?
Sì, l’ordinanza stabilisce che il decreto del tribunale che liquida il compenso al consulente tecnico, emesso ai sensi dell’art. 18 della legge fallimentare a seguito della revoca del fallimento, è reclamabile davanti alla corte d’appello.

Perché la Corte d’Appello aveva inizialmente dichiarato inammissibile il reclamo?
La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto che il decreto del tribunale fosse stato emesso “in sede di reclamo”, concludendo che non fosse possibile un ulteriore reclamo. La Cassazione ha chiarito che si trattava invece di un provvedimento di primo grado.

Qual è il principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha riaffermato che, in base agli articoli 18 e 26 della legge fallimentare, il decreto emesso dal tribunale per la liquidazione delle spese e dei compensi in caso di revoca del fallimento è un provvedimento di primo grado e, come tale, è sempre reclamabile direttamente innanzi alla corte d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati