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Decreto di omologa: correzione e limiti sulle spese

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della procedura di correzione di errore materiale applicata a un decreto di omologa. In un caso previdenziale, un Tribunale aveva prima erroneamente respinto la richiesta di un’assicurata, per poi correggerla accogliendola e condannando l’ente al pagamento delle spese. La Suprema Corte ha stabilito che, sebbene la correzione dell’esito fosse legittima in quanto errore materiale, il giudice non poteva modificare la precedente statuizione sulle spese, annullando questa parte della decisione.

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Decreto di Omologa: quando la correzione non può toccare le spese legali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’interessante questione procedurale riguardante il decreto di omologa emesso nell’ambito di un Accertamento Tecnico Preventivo (a.t.p.o.) e i limiti della sua correzione. La pronuncia chiarisce che la procedura di correzione di un errore materiale, pur essendo uno strumento essenziale per sanare sviste formali, non può essere utilizzata per modificare la decisione sulle spese di lite, la quale segue canali di impugnazione specifici. Questa decisione offre importanti spunti sulla natura del decreto di omologa e sulla distinzione tra errore materiale e valutazione di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un procedimento di accertamento tecnico preventivo promosso da una cittadina nei confronti dell’Ente Previdenziale per il riconoscimento di una prestazione. Inizialmente, il Tribunale di merito, con un primo decreto, aveva ritenuto insussistenti i requisiti sanitari. Successivamente, rilevando un errore materiale, lo stesso Tribunale ha emesso un nuovo decreto con cui, correggendo il precedente, ha dichiarato sussistenti i requisiti, omologando la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) favorevole all’assicurata. In questo secondo provvedimento, il giudice ha anche condannato l’Ente Previdenziale alla rifusione delle spese di lite, diversamente da quanto implicitamente stabilito nel primo decreto.

L’Ente Previdenziale ha proposto ricorso per cassazione avverso quest’ultima statuizione, lamentando la violazione delle norme sulla correzione degli errori materiali e sostenendo che il giudice non avesse il potere di modificare la regolazione delle spese già definita.

La Decisione della Corte sul decreto di omologa e la sua correzione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ente, cassando senza rinvio il decreto impugnato limitatamente alla parte relativa alla nuova regolamentazione delle spese. La Corte ha operato una netta distinzione tra la correzione dell’esito del giudizio, considerata legittima, e la modifica della statuizione sulle spese, ritenuta invece inammissibile.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione della Suprema Corte risiede nella natura stessa del decreto di omologa ex art. 445-bis c.p.c. e della procedura di correzione di errore materiale (artt. 287 e 288 c.p.c.).

1. Natura del Decreto di Omologa: La Corte ribadisce che il decreto di omologa, quando le parti non contestano le conclusioni del CTU, non è un provvedimento a contenuto decisorio frutto di un’autonoma valutazione del giudice. Esso ha, piuttosto, una funzione meramente certificativa: ratifica l’accordo sostanziale delle parti sulle risultanze peritali. Per questa ragione, la legge lo dichiara espressamente “non impugnabile, né modificabile”.

2. Errore Materiale vs Errore Giudiziale: Un errore materiale si verifica quando vi è una divergenza tra il pensiero del giudice e la sua espressione grafica nel provvedimento (ad esempio, scrivere “respinge” anziché “accoglie” per una svista). Tale errore è emendabile con la procedura di correzione, che mira a ripristinare la corrispondenza tra la volontà del giudicante e il testo scritto, senza incidere sul contenuto concettuale della decisione. Nel caso di specie, il primo decreto era palesemente viziato da un errore materiale, poiché si discostava dalle conclusioni della CTU non contestate. La sua correzione, per quanto riguarda l’esito dell’accertamento, era quindi corretta.

3. L’Intangibilità della Decisione sulle Spese: La questione cambia per la regolazione delle spese. La statuizione sulle spese, anche se contenuta in un decreto viziato da errore materiale, costituisce una decisione di merito. Secondo la Corte, questa decisione non può essere alterata tramite la procedura di correzione. L’unico rimedio a disposizione della parte soccombente per contestare la decisione sulle spese è il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione. Utilizzare la correzione per modificare la statuizione sulle spese significherebbe aggirare i mezzi di impugnazione previsti dalla legge e trasformare uno strumento conservativo in uno strumento di riforma del provvedimento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento stabilisce un principio procedurale di grande importanza: la procedura di correzione di errore materiale è uno strumento potente ma dai confini ben definiti. Può essere utilizzata per sanare una discrasia tra la volontà del giudice e il testo del provvedimento, ma non può diventare un’occasione per una nuova valutazione di merito, come quella relativa alle spese di lite. La Corte ha quindi affermato che il provvedimento sulle spese, una volta emesso, acquisisce una sua autonomia e può essere contestato solo con gli strumenti specifici previsti dall’ordinamento, garantendo così la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie.

È possibile correggere un decreto di omologa che per un errore materiale riporta una conclusione opposta a quella della perizia tecnica?
Sì, secondo la Corte, se la difformità tra le conclusioni del perito (non contestate dalle parti) e quanto scritto nel decreto è frutto di una mera svista e non di una consapevole valutazione del giudice, si tratta di un errore materiale emendabile con l’apposita procedura di correzione.

Quando il giudice corregge un errore materiale nel decreto di omologa, può anche modificare la decisione sulle spese legali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura di correzione non può essere utilizzata per modificare la statuizione sulle spese. Tale decisione, anche se contenuta in un provvedimento errato, ha natura decisoria e può essere contestata solo attraverso i mezzi di impugnazione previsti, come il ricorso straordinario per cassazione.

Qual è la natura del decreto di omologa secondo l’art. 445-bis c.p.c.?
Il decreto di omologa ha una funzione prevalentemente certificativa. Non è una sentenza frutto di una piena valutazione giudiziale, ma un atto con cui il giudice ratifica l’esito della consulenza tecnica accettata dalle parti. Per questo motivo, la legge lo definisce come “non impugnabile né modificabile”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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