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Decreto di espulsione nullo con ricorso pendente

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di espulsione emesso nei confronti di un cittadino straniero. La Corte ha stabilito che, poiché era pendente un ricorso giudiziario contro il diniego della sua domanda di protezione internazionale, gli effetti di tale diniego erano automaticamente sospesi per legge. Di conseguenza, il cittadino aveva il diritto di soggiornare legalmente in Italia in attesa della decisione del Tribunale, rendendo illegittimo il provvedimento di allontanamento.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decreto di Espulsione Nullo se Pende il Ricorso per Protezione Internazionale: La Decisione della Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto dell’immigrazione: la validità di un decreto di espulsione emesso mentre è ancora in corso il giudizio di primo grado contro il rigetto di una domanda di protezione internazionale. La Suprema Corte, con una decisione chiara, ribadisce un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa dello straniero, stabilendo che la pendenza del ricorso sospende automaticamente il diritto dello Stato di allontanare il richiedente.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, entrato in Italia nel 2017, presentava domanda di protezione internazionale. La competente Commissione Territoriale rigettava la sua istanza con un provvedimento del 2022. Prontamente, lo straniero impugnava tale decisione dinanzi al Tribunale, nella sezione specializzata in materia di immigrazione.

Nonostante il procedimento giudiziario fosse ancora pendente, e quindi non vi fosse una decisione definitiva sul suo diritto a rimanere in Italia, nel dicembre 2023 la Prefettura emetteva nei suoi confronti un decreto di espulsione. Lo straniero si opponeva anche a questo secondo atto, questa volta davanti al Giudice di Pace, sostenendo che l’espulsione fosse illegittima proprio a causa della pendenza del primo ricorso.

La Decisione del Giudice di Pace e il Ricorso in Cassazione

Il Giudice di Pace rigettava l’opposizione dello straniero, ritenendo il decreto di espulsione un atto dovuto e vincolato, e affermando erroneamente che il ricorrente, al momento dell’accertamento, fosse privo di titoli per soggiornare in Italia.

Contro questa decisione, il cittadino straniero proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione di legge, in particolare dell’art. 35 bis del D. Lgs. 25/2008. Secondo la difesa, il giudice di merito non aveva considerato che la pendenza del ricorso contro il diniego di protezione internazionale sospende ex lege (cioè automaticamente per legge) l’efficacia del provvedimento di diniego, garantendo al richiedente il diritto di rimanere sul territorio nazionale fino all’esito del giudizio di primo grado.

Il Principio di Diritto e la Nullità del Decreto di Espulsione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 35 bis, comma III, del D. Lgs. 25/2008. Questa norma stabilisce che la proposizione del ricorso contro la decisione della Commissione Territoriale sospende l’efficacia della stessa.

Questo significa che, dal momento in cui il ricorso viene presentato e fino alla sentenza del Tribunale, il diniego di protezione è come ‘congelato’ e non produce effetti. Di conseguenza, il richiedente non può essere considerato un immigrato irregolare e non può essere espulso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il cittadino straniero, al momento dell’emissione del provvedimento di allontanamento, poteva legittimamente soggiornare sul territorio italiano. La pendenza della domanda di protezione internazionale in sede giurisdizionale costituiva un impedimento legale assoluto all’espulsione.

Il provvedimento amministrativo impugnato (il decreto di espulsione) risultava quindi privo di validità ed efficacia sin dall’origine, perché emesso in violazione di un diritto fondamentale del richiedente: quello di attendere in Italia l’esito della sua domanda giudiziaria. La Corte ha sottolineato come questo principio sia una garanzia essenziale del sistema di protezione internazionale.

Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Cassazione ha deciso la causa nel merito, ai sensi dell’art. 384 c.p.c., non solo cassando la decisione del Giudice di Pace, ma annullando direttamente il decreto di espulsione emesso dalla Prefettura.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza un principio di garanzia fondamentale: non si può procedere all’espulsione di un richiedente asilo finché un giudice non si è pronunciato in via definitiva, almeno in primo grado, sulla sua domanda. La sospensione automatica prevista dalla legge ha lo scopo di evitare che il diritto di difesa venga vanificato da un allontanamento forzato prima che il ricorso sia deciso. La decisione chiarisce che qualsiasi decreto di espulsione emesso in violazione di questa regola è radicalmente nullo e deve essere annullato.

Un cittadino straniero può essere espulso mentre è in attesa della decisione del Tribunale sul suo ricorso contro il diniego di protezione internazionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la presentazione del ricorso al Tribunale sospende automaticamente per legge (sospensione ex lege) l’efficacia del provvedimento di diniego. Pertanto, il cittadino ha il diritto di soggiornare legalmente in Italia fino alla decisione del giudice di primo grado e non può essere espulso in questo lasso di tempo.

Qual è l’effetto giuridico della presentazione di un ricorso contro il rigetto della domanda di protezione internazionale?
L’effetto principale, previsto dall’art. 35 bis, comma III, del D.Lgs. 25/2008, è la sospensione automatica dell’esecutività del provvedimento di rigetto. Ciò significa che il richiedente conserva il diritto di rimanere sul territorio nazionale in attesa dell’esito del giudizio, senza poter essere considerato soggiornante irregolare.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato direttamente il decreto di espulsione senza rinviare il caso a un altro giudice?
La Corte ha deciso la causa nel merito ai sensi dell’art. 384 c.p.c. perché non erano necessari ulteriori accertamenti sui fatti. La questione era puramente di diritto: la semplice pendenza del ricorso contro il diniego di protezione rendeva illegittimo il decreto di espulsione. Di conseguenza, la Corte ha potuto annullare direttamente l’atto amministrativo illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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