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Decreto di espulsione: motivi di ricorso irrilevanti

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione, basando il suo ricorso su argomenti relativi alla sua presunta non pericolosità sociale e a un tentativo di richiedere un nuovo permesso di soggiorno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i motivi addotti erano irrilevanti rispetto al fondamento del provvedimento, emesso unicamente per soggiorno irregolare e inottemperanza a un precedente ordine di allontanamento.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decreto di Espulsione: Inammissibili i Motivi Non Pertinenti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di immigrazione: i motivi di ricorso contro un decreto di espulsione devono essere pertinenti alla specifica violazione contestata. Se l’espulsione è basata sul soggiorno irregolare, è inutile difendersi argomentando sulla propria non pericolosità sociale. Approfondiamo questa importante decisione.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, già destinatario di un precedente provvedimento di allontanamento, riceveva un nuovo decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Il provvedimento si fondava sulla violazione dell’ordine di lasciare il territorio nazionale e sul conseguente soggiorno irregolare, come previsto dall’art. 14, comma 5 ter del Testo Unico sull’Immigrazione.

Il cittadino si opponeva davanti al Giudice di Pace, il quale però rigettava l’opposizione. Contro questa decisione, lo straniero proponeva ricorso per cassazione, articolando la sua difesa su cinque motivi principali:
1. La violazione delle norme sull’asilo politico, sostenendo di aver avviato le procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno.
2. La mancata considerazione dell’avvenuta espiazione di una pena per reati passati.
3. La violazione del principio dell’onere della prova attenuato, che avrebbe dovuto spingere il giudice a indagare d’ufficio.
4. La mancata verifica della sua effettiva pericolosità sociale.
5. La violazione delle norme europee che impongono di accertare, e non presumere, la pericolosità per l’ordine pubblico.

Analisi della Cassazione e il decreto di espulsione

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente tutti i motivi, dichiarandoli nel loro complesso inammissibili per una ragione tanto semplice quanto cruciale: erano tutti inconferenti, ovvero non pertinenti rispetto alla vera ragione del provvedimento impugnato.

Irrilevanza dei motivi sulla pericolosità sociale

Il punto centrale della decisione della Corte è la distinzione netta tra le diverse tipologie di espulsione. Il decreto di espulsione in questione non era stato emesso per motivi di pericolosità sociale (previsto dall’art. 13 del T.U. Immigrazione), bensì per il semplice fatto oggettivo del soggiorno irregolare e dell’inottemperanza a un precedente ordine di allontanamento (art. 14 T.U. Immigrazione).

Di conseguenza, tutte le argomentazioni del ricorrente (punti 2, 3, 4 e 5) volte a dimostrare la sua assenza di pericolosità sociale sono state giudicate irrilevanti. La Corte ha precisato che la pericolosità sociale e i precedenti penali potevano assumere rilevanza solo ai fini della modalità esecutiva dell’espulsione, ma non per la sua legittimità di base, che si fondava su presupposti completamente diversi.

La questione della protezione internazionale

Anche il primo motivo, relativo alla presunta richiesta di un nuovo permesso di soggiorno, è stato respinto. La Corte ha osservato che non era mai stata formalmente presentata una domanda di protezione internazionale. La semplice richiesta di un appuntamento via email, peraltro successiva all’ultimo decreto di espulsione, è stata considerata dal giudice di merito come un atto generico e insufficiente, valutazione che la Cassazione ha ritenuto corretta e non sindacabile.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio di pertinenza dei motivi di ricorso. Quando si impugna un atto amministrativo, come un decreto di espulsione, è necessario contestare i presupposti su cui l’atto si fonda. In questo caso, il presupposto era l’accertata irregolarità del soggiorno. I tentativi di spostare il dibattito sulla pericolosità sociale sono stati un errore strategico, poiché tale valutazione non era alla base della decisione della Prefettura.
Inoltre, la Corte ha sottolineato come il ricorrente non avesse nemmeno allegato l’esistenza di fattori di vulnerabilità o di integrazione sociale e familiare in Italia (secondo l’art. 19 T.U. Immigrazione), elementi che, se provati, avrebbero potuto avere un peso differente nel giudizio di merito.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione chiara: la difesa in un procedimento di espulsione deve essere mirata e concentrarsi sulle specifiche ragioni addotte dall’amministrazione. Introdurre argomenti non pertinenti, per quanto potenzialmente validi in altri contesti, porta a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. La decisione rafforza la necessità di un’analisi legale precisa del provvedimento impugnato prima di strutturare la strategia difensiva, evitando di disperdere energie su questioni che il giudice non può e non deve considerare ai fini della decisione.

Quando un motivo di ricorso contro un decreto di espulsione è considerato irrilevante?
Un motivo è considerato irrilevante (o inconferente) quando non contesta i presupposti specifici su cui si fonda il decreto. Se l’espulsione è basata sul soggiorno irregolare, argomentare sulla propria non pericolosità sociale è irrilevante, poiché la pericolosità non è il fondamento legale di quel tipo di provvedimento.

È sufficiente inviare una email per richiedere un appuntamento per la protezione internazionale al fine di bloccare un’espulsione?
No, secondo la decisione in esame, la semplice richiesta di un appuntamento via email è stata considerata un atto generico e insufficiente. Non equivale a una formale presentazione della domanda di protezione internazionale, unico atto che può avere effetti sulla procedura di espulsione.

La pericolosità sociale di uno straniero è sempre un presupposto per il suo decreto di espulsione?
No. L’ordinamento prevede diverse tipologie di espulsione. Mentre alcune sono basate sulla pericolosità sociale (art. 13 T.U. Immigrazione), altre, come nel caso analizzato, si fondano su presupposti oggettivi come il soggiorno irregolare e l’inottemperanza a un precedente ordine di allontanamento (art. 14 T.U. Immigrazione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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