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Decreto del PM: quando è valido? La Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull’efficacia del decreto del PM. Un consulente tecnico si è opposto alla revoca di un primo decreto di liquidazione compensi, non depositato, a favore di un secondo. La Corte ha chiarito che un decreto del PM acquista esistenza giuridica, e quindi efficacia, non con la semplice firma del magistrato, ma solo con la certificazione del suo deposito in cancelleria. Di conseguenza, il primo decreto è stato considerato legalmente inesistente, legittimando la procedura successiva.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decreto del PM: quando è valido? La Cassazione stabilisce il ruolo del deposito

Capire quando un decreto del PM diventa legalmente vincolante è una questione di cruciale importanza non solo per gli avvocati, ma anche per tutti i professionisti che operano come ausiliari della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto procedurale determinante: la differenza tra la semplice compilazione di un atto da parte del magistrato e la sua effettiva “nascita” giuridica. Quest’ultima, come vedremo, dipende da un passaggio formale ben preciso: il deposito certificato in cancelleria.

I Fatti del Caso: Il Doppio Decreto di Liquidazione

La vicenda trae origine da un procedimento penale in cui un consulente tecnico aveva prestato la sua opera per il Pubblico Ministero. Al termine dell’incarico, il magistrato emetteva un primo decreto di liquidazione dei compensi in data 5 novembre 2018. Tuttavia, questo provvedimento non veniva mai formalmente depositato presso la segreteria dell’ufficio giudiziario.

Circa sei mesi dopo, il 7 maggio 2019, il Procuratore della Repubblica revocava il primo decreto e il giorno successivo, l’8 maggio 2019, veniva emesso un nuovo provvedimento di liquidazione. Il consulente tecnico, ritenendo valido ed efficace il primo decreto, proponeva opposizione al Tribunale, il quale gli dava ragione, dichiarando inefficace il secondo atto e riconoscendo la validità del primo.

Il Ministero della Giustizia, ritenendo errata la decisione del Tribunale, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la mancata comunicazione e, soprattutto, il mancato deposito del primo decreto ne impedissero il perfezionamento e l’efficacia.

La Decisione della Corte di Cassazione sul decreto del PM

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la decisione del Tribunale. Il punto centrale della sentenza è la definizione del momento in cui un decreto del PM acquista esistenza giuridica. Secondo gli Ermellini, questo momento non coincide con la data in cui il magistrato redige e firma l’atto, ma con il giorno in cui il provvedimento viene formalmente depositato presso la cancelleria o la segreteria e tale deposito viene certificato.

Di conseguenza, il primo decreto di liquidazione del 5 novembre 2018, non essendo mai stato oggetto di certificazione di deposito, è stato considerato privo di effetti giuridici, come se non fosse mai esistito. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Roma per una nuova valutazione, basata sul principio di diritto enunciato.

Le Motivazioni: L’Esistenza Giuridica del Provvedimento

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su una consolidata interpretazione giurisprudenziale, soprattutto delle sezioni penali, in materia di deposito degli atti del Pubblico Ministero. Il ragionamento è chiaro: un provvedimento giurisdizionale, per produrre i suoi effetti autoritativi e diventare conoscibile e vincolante per i terzi, deve uscire dalla sfera interna del magistrato che lo ha redatto ed entrare formalmente nel mondo giuridico.

Questo passaggio avviene tramite il deposito ufficiale, un atto che garantisce certezza sulla data e sulla riferibilità del provvedimento all’ufficio giudiziario. La firma del magistrato attesta la paternità dell’atto, ma è la certificazione di deposito del cancelliere o del segretario che ne attesta l’esistenza giuridica.

Senza questo passaggio formale, l’atto rimane un mero “progetto” interno, non ancora perfezionato e, pertanto, inidoneo a produrre qualsiasi effetto legale, inclusa l’irrevocabilità. Pertanto, il primo decreto, essendo giuridicamente inesistente, non poteva ostacolare l’emissione di un successivo provvedimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Le conclusioni che si possono trarre da questa sentenza sono di notevole importanza pratica. Viene stabilito un criterio oggettivo e inequivocabile per determinare la validità di un decreto del PM: la presenza della certificazione di deposito. Questo principio rafforza la certezza del diritto e tutela tutte le parti coinvolte, garantendo che solo gli atti formalmente entrati nel circuito giudiziario possano essere considerati efficaci. Per i professionisti e gli ausiliari, ciò significa che la semplice conoscenza di un decreto firmato non è sufficiente; è necessario verificare che esso sia stato regolarmente depositato per poter fare affidamento sui suoi effetti, come ad esempio la liquidazione di un compenso.

Quando un decreto del Pubblico Ministero acquisisce esistenza giuridica?
Secondo la Corte di Cassazione, gli effetti giuridici di un decreto del Pubblico Ministero non decorrono dalla data in cui il magistrato lo compila, ma dal giorno in cui il provvedimento, attraverso la certificazione di deposito del cancelliere o del segretario, acquisisce formale esistenza giuridica.

Un decreto del Pubblico Ministero non depositato in cancelleria può essere considerato valido ed efficace?
No. La sentenza chiarisce che un decreto sprovvisto della certificazione di deposito del cancelliere o del segretario è privo di effetti giuridici e, pertanto, non può essere considerato legalmente esistente.

È possibile revocare un primo decreto di liquidazione non depositato per emetterne uno nuovo?
Sì. Poiché il primo decreto, in assenza di deposito certificato, è considerato giuridicamente inesistente, non produce alcun effetto vincolante né di irrevocabilità. Di conseguenza, non vi è alcun ostacolo giuridico all’emissione di un successivo provvedimento di liquidazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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