LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Decadenza sanzioni INPS: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha confermato la decadenza delle sanzioni INPS per omessi versamenti di ritenute previdenziali, in un caso originato da illeciti depenalizzati. La sentenza stabilisce che, in assenza di trasmissione degli atti da parte dell’autorità giudiziaria, il termine perentorio di 90 giorni per la contestazione dell’illecito decorre dalla data di entrata in vigore della legge di depenalizzazione. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e la tutela del contribuente contro l’inerzia della pubblica amministrazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Sanzioni INPS: la Cassazione Fissa un Termine Certo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8075/2025, ha affrontato una questione cruciale in materia di decadenza sanzioni INPS, fornendo un’interpretazione fondamentale per la tutela dei diritti del contribuente. La decisione chiarisce da quale momento inizi a decorrere il termine per l’ente previdenziale per contestare violazioni che sono state oggetto di depenalizzazione, soprattutto in casi di inerzia da parte dell’autorità giudiziaria. Questo intervento giurisprudenziale è essenziale per garantire la certezza del diritto e limitare lo stato di incertezza dei cittadini.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione di una società e dei suoi legali rappresentanti contro diverse ordinanze-ingiunzione emesse da un ente previdenziale. Le sanzioni amministrative erano state irrogate per il mancato versamento di ritenute previdenziali in un periodo compreso tra il dicembre 2013 e l’agosto 2015.
La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva accolto l’opposizione, dichiarando la decadenza del potere sanzionatorio dell’ente. La Corte territoriale aveva individuato il dies a quo (il giorno di partenza) del termine di 90 giorni per la contestazione nella data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 8 del 2016, che aveva depenalizzato l’illecito in questione. Poiché l’ente non aveva agito entro tale termine, il suo diritto si era estinto.

La Questione Giuridica sulla Decadenza Sanzioni INPS

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 9 del D.Lgs. n. 8 del 2016. Questa norma, nel disciplinare il passaggio dal regime penale a quello amministrativo, stabilisce che l’autorità giudiziaria trasmetta gli atti dei procedimenti penali all’autorità amministrativa competente. Quest’ultima, a sua volta, ha 90 giorni dalla ricezione degli atti per notificare gli estremi della violazione al responsabile.
Il problema nel caso di specie era che l’autorità giudiziaria non aveva mai trasmesso gli atti all’ente previdenziale. Secondo l’ente, in assenza di tale trasmissione, il termine non poteva iniziare a decorrere. Questa tesi, se accolta, avrebbe lasciato il contribuente in una situazione di incertezza a tempo indeterminato, in balia di una possibile sanzione futura.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando la sentenza d’appello e fornendo motivazioni solide basate su principi costituzionali. I giudici hanno stabilito che il termine di 90 giorni previsto dall’art. 9, comma 4, del D.Lgs. n. 8/2016, deve essere interpretato come un termine di decadenza, in linea con quanto già previsto in via generale dall’art. 14 della Legge n. 689/1981.

La Corte ha sottolineato che un termine perentorio per l’irrogazione della sanzione è un presupposto essenziale per soddisfare l’esigenza di certezza giuridica. Questo tutela sia l’interesse del cittadino a una rapida definizione della propria posizione, sia i principi di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.), oltre al diritto di difesa (art. 24 Cost.).

Il punto cruciale della decisione è la gestione dell’inerzia dell’autorità giudiziaria. La Cassazione ha chiarito che tale inerzia non può ricadere a danno del cittadino, privandolo del diritto a una definizione tempestiva della sua situazione. Pertanto, in assenza di trasmissione degli atti, bisogna individuare un dies a quo alternativo e certo.

Richiamando un principio generale dell’ordinamento (espresso nell’art. 252 disp. att. c.c.), la Corte ha stabilito che il nuovo termine decorre dalla data di entrata in vigore della nuova legge. Di conseguenza, il termine di 90 giorni per la contestazione da parte dell’ente è iniziato a decorrere dal 6 febbraio 2016, data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 8/2016. In quella data, infatti, l’ente, intervenuta la depenalizzazione, avrebbe potuto motu proprio avviare il procedimento sanzionatorio, dato che, come emerso in giudizio, possedeva già tutte le informazioni necessarie per accertare la violazione dai propri archivi, senza bisogno di alcuna attività istruttoria aggiuntiva.

Conclusioni e Principio di Diritto

La Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: “Il termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti dall’autorità giudiziaria, entro il quale, a norma dell’art. 9, comma 4, d.lgs. nr. 8 del 2016, l’INPS deve notificare al responsabile la violazione amministrativa concernente il mancato versamento delle ritenute previdenziali, […] è fissato a pena di decadenza dall’esercizio della potestà sanzionatoria e, in caso di mancata trasmissione degli atti da parte dell’autorità giudiziaria, decorre dal momento di entrata in vigore del d.lgs. nr. 8 del 2016 (6.2.2016), ove dal vaglio di merito risulti che, in concreto, l’accertamento delle violazioni non ha richiesto da parte dell’INPS alcuna attività istruttoria”.

Questa sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela del cittadino, affermando che la certezza del diritto e il diritto di difesa non possono essere sacrificati a causa delle inefficienze interne alla Pubblica Amministrazione.

Qual è il termine per l’Ente Previdenziale per notificare una violazione amministrativa a seguito di depenalizzazione?
Risposta: Il termine è di 90 giorni, a pena di decadenza, che normalmente decorre dalla ricezione degli atti dall’autorità giudiziaria, come previsto dall’art. 9, comma 4, del d.lgs. n. 8 del 2016, in combinato disposto con l’art. 14 della legge n. 689/1981.

Cosa succede se l’autorità giudiziaria non trasmette mai gli atti all’Ente Previdenziale?
Risposta: Secondo la sentenza, in caso di mancata trasmissione degli atti, il termine di 90 giorni per la notifica della violazione decorre dal momento di entrata in vigore del decreto di depenalizzazione (in questo caso, il 6 febbraio 2016), a condizione che l’Ente avesse già a disposizione i dati per accertare l’illecito senza bisogno di ulteriori indagini.

Perché il termine di 90 giorni è considerato perentorio e a pena di decadenza?
Risposta: La Corte lo considera un termine di decadenza per garantire i principi costituzionali di legalità (art. 23 Cost.), diritto di difesa (art. 24 Cost.) e buon andamento della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.). Ciò assicura la certezza giuridica e la tempestiva definizione della posizione del cittadino, evitando che resti in uno stato di incertezza a tempo indeterminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati