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Decadenza NASpI: quando inizia il termine per la domanda

Una lavoratrice si è vista negare la NASpI per aver presentato la domanda oltre il termine. La Cassazione ha stabilito che la decadenza NASpI scatta 68 giorni dopo la comunicazione di deposito della sentenza che accerta il lavoro subordinato, e non dalla successiva notificazione formale. La comunicazione della cancelleria è ritenuta sufficiente a garantire la conoscenza necessaria per avviare la pratica, rendendo tardiva la richiesta della lavoratrice.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza NASpI: la Comunicazione della Cancelleria Avvia il Termine

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i lavoratori: il momento esatto in cui inizia a decorrere il termine per richiedere l’indennità di disoccupazione (NASpI) dopo che un giudice ha riconosciuto la natura subordinata di un rapporto di lavoro precedentemente qualificato in altro modo. Comprendere questo passaggio è fondamentale per evitare la decadenza NASpI, ovvero la perdita del diritto alla prestazione.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice, il cui contratto a progetto era cessato, aveva ottenuto dal Tribunale una sentenza che accertava la natura subordinata del suo rapporto di lavoro e l’illegittimità del licenziamento. La cancelleria del Tribunale aveva comunicato il deposito di tale sentenza in data 27 giugno 2015. Successivamente, la sentenza era stata formalmente notificata il 10 ottobre 2015.

La lavoratrice ha presentato la domanda per l’indennità NASpI il 13 novembre 2015, ritenendo che il termine di 68 giorni previsto dalla legge decorresse dalla data di notificazione. L’Istituto previdenziale, invece, ha respinto la domanda considerandola tardiva, sostenendo che il termine fosse iniziato a decorrere già dalla data della comunicazione di deposito da parte della cancelleria.

La Corte d’Appello ha dato ragione all’Istituto, e la lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Comunicazione vs Notificazione

Il cuore della controversia risiede nell’individuare quale atto determini la conoscenza utile a far scattare il termine di 68 giorni per la richiesta della NASpI. La ricorrente sosteneva che solo la notificazione della sentenza, un atto formale eseguito dall’ufficiale giudiziario, potesse garantire la “conoscenza legale” necessaria, evitando incertezze.

Di contro, l’Istituto previdenziale e le corti di merito hanno ritenuto che la semplice comunicazione del deposito della sentenza da parte della cancelleria fosse sufficiente a fornire alla parte interessata tutte le informazioni necessarie per esercitare il proprio diritto.

La Motivazione della Cassazione sulla Decadenza NASpI

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su diversi punti chiave:

1. Valore della Comunicazione della Cancelleria: La comunicazione di deposito non è un atto informale. Il cancelliere è un pubblico ufficiale e la comunicazione, soprattutto nel rito del lavoro, è una procedura disciplinata dalla legge (art. 430 cod. proc. civ.) che prevede l’invio del testo integrale della sentenza. Questo garantisce una conoscenza piena ed effettiva della decisione.

2. Distinzione delle Finalità: La notificazione della sentenza (art. 285 cod. proc. civ.) ha uno scopo specifico: far decorrere il termine breve per l’impugnazione. Confonderla con l’atto che avvia il termine per una prestazione previdenziale creerebbe un’inutile sovrapposizione. La conoscenza del diritto alla prestazione è l’unico presupposto richiesto.

3. Principio di Certezza: Accogliere la tesi della ricorrente porterebbe a conseguenze inaccettabili. Se nessuna delle parti provvedesse a notificare la sentenza, il termine per richiedere la NASpI non inizierebbe mai a decorrere, consentendo la presentazione della domanda sine die (senza scadenza), in contrasto con la natura stessa del termine di decadenza, posto a tutela della certezza dei rapporti giuridici.

4. Irrilevanza delle Circolari: Le circolari dell’Istituto previdenziale, pur se menzionano la notificazione, non sono fonti del diritto e non possono prevalere sulle norme di legge. Sono atti interni con valore interpretativo, ma non vincolante per il giudice.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro: ai fini della decadenza NASpI, il termine di 68 giorni per la presentazione della domanda, nel caso di accertamento giudiziale del rapporto di lavoro subordinato, decorre dalla data in cui il lavoratore ha avuto conoscenza effettiva e legale della sentenza. Tale conoscenza si acquisisce con la comunicazione del deposito della sentenza, completa del suo testo integrale, da parte della cancelleria. Attendere la notificazione formale è un errore che può costare la perdita del diritto all’indennità di disoccupazione.

Quando inizia a decorrere il termine di 68 giorni per la domanda di NASpI se il rapporto di lavoro subordinato è accertato da un giudice?
Il termine di decadenza di 68 giorni inizia a decorrere dalla data della comunicazione del deposito della sentenza da parte della cancelleria, in quanto tale atto è considerato idoneo a fornire una conoscenza effettiva e completa della decisione.

La notificazione formale della sentenza è necessaria per far partire il termine per la richiesta della NASpI?
No. Secondo la Corte, la notificazione della sentenza serve a far decorrere i termini per l’impugnazione, ma non è il presupposto per la richiesta della prestazione previdenziale. La conoscenza acquisita tramite la comunicazione della cancelleria è sufficiente.

L’Istituto previdenziale può eccepire la tardività della domanda per la prima volta durante la causa?
Sì. Il giudizio per ottenere una prestazione previdenziale mira ad accertare la fondatezza del diritto. Pertanto, l’Istituto può sollevare l’eccezione di decadenza direttamente in fase contenziosa, anche se non l’aveva menzionata nel provvedimento di diniego amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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