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Decadenza NASpI: il termine per agire in giudizio

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azione giudiziaria per ottenere la NASpI è soggetta a un termine di decadenza non prorogabile. Nel caso esaminato, un lavoratore ha presentato ricorso oltre il termine di un anno e 300 giorni dalla domanda amministrativa, vedendo così la sua richiesta definitivamente respinta. La Suprema Corte ha chiarito che il termine per la decadenza NASpI è di ordine pubblico e il suo decorso non può essere interrotto né da un ricorso amministrativo tardivo né da una decisione tardiva dell’ente previdenziale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza NASpI: la Cassazione fissa i paletti per l’azione giudiziaria

Quando l’INPS nega l’indennità di disoccupazione, il cittadino ha dei termini precisi per agire in giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la perentorietà del termine di decadenza NASpI, chiarendo come si calcola e quali sono le conseguenze di un ricorso tardivo. Si tratta di una questione cruciale per la tutela dei diritti dei lavoratori, in quanto il mancato rispetto dei termini comporta la perdita definitiva del diritto alla prestazione, anche se originariamente spettante.

I fatti del caso

Un lavoratore si era visto negare la prestazione NASpI dall’ente previdenziale perché non aveva comunicato, entro 30 giorni dalla domanda, la sua carica di amministratore unico di una società e il relativo reddito presunto. Il lavoratore aveva impugnato il diniego e la Corte d’Appello gli aveva dato ragione, condannando l’ente a erogare la prestazione. L’istituto previdenziale, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando per la prima volta in quella sede una questione fondamentale: la decadenza dall’azione giudiziaria.

La questione della decadenza NASpI e il suo carattere inderogabile

Il motivo principale del ricorso dell’ente si basava sull’articolo 47 del d.P.R. 639/1970, che stabilisce un termine di decadenza annuale per le azioni giudiziarie relative a prestazioni temporanee, come la NASpI. La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, sottolineando che la decadenza NASpI è una questione di ordine pubblico, rilevabile anche d’ufficio in ogni stato e grado del processo, purché non si sia formato un giudicato interno sulla questione.

Il calcolo del termine per agire

La Suprema Corte ha chiarito in modo inequivocabile come si calcola il termine perentorio. Il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il tempo, non è la data del diniego dell’INPS, ma la data di scadenza dei termini previsti per la conclusione del procedimento amministrativo. La legge prevede un termine complessivo di un anno e 300 giorni che decorre dalla data di presentazione della domanda amministrativa. Nel caso di specie, la domanda era stata presentata il 31 marzo 2016, mentre il ricorso in tribunale era stato depositato solo il 5 febbraio 2018, ben oltre il limite massimo consentito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

I giudici hanno specificato che questo termine non è suscettibile di essere prolungato in alcun modo, né dalla condotta del privato (ad esempio, con un ricorso amministrativo presentato tardivamente) né da quella dell’ente previdenziale (con una decisione comunicata in ritardo). La decadenza opera de jure, cioè per il solo fatto oggettivo del trascorrere del tempo. Anche se l’ente avesse fornito indicazioni errate sui termini per l’impugnazione, ciò non avrebbe impedito la decadenza, potendo al massimo, in presenza di certi presupposti, dar luogo a un’azione per il risarcimento del danno.
Inoltre, la Corte ha respinto l’eccezione del lavoratore secondo cui l’avvenuto pagamento della prestazione da parte dell’ente, in esecuzione della sentenza d’appello, avrebbe significato un’accettazione della decisione (acquiescenza). L’esecuzione di una sentenza immediatamente esecutiva, hanno chiarito i giudici, non è incompatibile con la volontà di impugnarla.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originaria del lavoratore. La decisione ribadisce l’importanza fondamentale di rispettare i termini processuali. Per i cittadini che si vedono negare una prestazione come la NASpI, è essenziale agire tempestivamente, avviando l’azione giudiziaria entro il termine di un anno e 300 giorni dalla data della domanda amministrativa, per non rischiare di perdere irrimediabilmente il proprio diritto.

Quando inizia a decorrere il termine per fare causa all’INPS se nega la NASpI?
Il termine complessivo per avviare l’azione giudiziaria è di un anno e 300 giorni e decorre dalla data di presentazione della domanda amministrativa all’ente previdenziale.

Il pagamento della prestazione da parte dell’INPS dopo una sentenza di appello impedisce all’Istituto di fare ricorso in Cassazione?
No. La spontanea esecuzione di una sentenza immediatamente esecutiva non costituisce acquiescenza e non impedisce alla parte soccombente di impugnare la decisione.

Il termine di decadenza per l’azione giudiziaria contro l’INPS per la NASpI può essere interrotto o sospeso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di decadenza è perentorio e non è suscettibile di essere prolungato, né da un ricorso amministrativo tardivo del cittadino né da una decisione tardiva dell’INPS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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