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Decadenza garanzia appalto: quando è tardi?

In un caso di contratto d’appalto, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione di secondo grado che dichiarava la decadenza della garanzia per vizi dell’opera. La Suprema Corte ha stabilito che la consegna dell’opera senza riserve da parte del committente equivale ad accettazione tacita e fa scattare i termini per la denuncia dei difetti. La denuncia, avvenuta oltre due anni dopo, è stata ritenuta tardiva, rendendo irrilevante la successiva azione legale. Questo caso sottolinea l’importanza per il committente di contestare tempestivamente i vizi per non incorrere nella decadenza garanzia appalto.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza garanzia appalto: l’importanza della denuncia tempestiva dei vizi

Nel mondo dei contratti di appalto, il rispetto delle tempistiche è cruciale non solo per la consegna dei lavori, ma anche per la tutela dei propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la tardiva denuncia dei vizi dell’opera può portare alla decadenza garanzia appalto, vanificando qualsiasi pretesa risarcitoria. Questo caso offre spunti essenziali per committenti e appaltatori su come gestire la fase di consegna e contestazione dei lavori.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto d’appalto per la realizzazione di una recinzione. A seguito dei lavori, l’impresa appaltatrice otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento del saldo. Il committente si opponeva, avanzando una domanda riconvenzionale per i danni derivanti da vizi e difformità dell’opera.

In primo grado, il Tribunale accoglieva le ragioni del committente, revocando il decreto ingiuntivo e condannando l’appaltatrice al pagamento di una somma a titolo di risarcimento. Il giudice riteneva che i vizi fossero stati tempestivamente denunciati e che l’appaltatrice ne avesse implicitamente riconosciuto l’esistenza.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, l’opera era stata consegnata e accettata senza riserve in una data certa (28 aprile 2006), mentre la prima denuncia formale dei vizi era avvenuta solo con l’atto di opposizione al decreto ingiuntivo, quasi due anni e mezzo dopo (5 dicembre 2008), ben oltre il termine di 60 giorni previsto dalla legge. Di conseguenza, il committente era incorso nella decadenza dalla garanzia.

La Decisione della Corte di Cassazione e la decadenza garanzia appalto

Il committente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello.

Il primo motivo contestava la necessità della denuncia formale, sostenendo che l’appaltatrice avesse riconosciuto i vizi effettuando interventi di riparazione successivi. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che la Corte d’Appello aveva compiuto un accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità, concludendo che non vi era prova di un tale riconoscimento. La consegna dell’opera senza riserve aveva fatto scattare il termine di decadenza, e la denuncia era palesemente tardiva.

Il secondo motivo, ritenuto inammissibile, criticava l’equiparazione tra un attestato di regolare esecuzione e l’accettazione dell’opera. La Corte ha spiegato che questo punto non costituiva la ratio decidendi della sentenza d’appello. La vera ragione della decisione era l’avvenuta consegna senza riserve, che, ai sensi dell’art. 1665 c.c., equivale ad accettazione tacita.

Infine, il terzo motivo, relativo a un presunto errore di calcolo nel dare-avere tra le parti, è stato dichiarato inammissibile come conseguenza del rigetto del primo. Essendo l’azione di garanzia prescritta, ogni questione sul quantum del risarcimento perdeva di rilevanza.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione si fonda su una rigorosa applicazione degli articoli 1665 e 1667 del Codice Civile, che regolano l’accettazione dell’opera e la garanzia per i vizi. L’art. 1667 c.c. stabilisce che il committente deve denunciare i vizi all’appaltatore entro 60 giorni dalla scoperta, a pena di decadenza. L’azione si prescrive poi in due anni dalla consegna dell’opera.

Il punto cruciale della motivazione è l’identificazione del momento in cui l’opera si considera ‘accettata’. L’art. 1665 c.c. prevede che, se il committente riceve la consegna dell’opera senza sollevare riserve, l’opera si considera accettata tacitamente. L’accettazione libera l’appaltatore dalla responsabilità per i vizi palesi e riconoscibili e fa decorrere il termine biennale di prescrizione per l’azione di garanzia per i vizi occulti.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello, con valutazione di merito confermata dalla Cassazione, ha stabilito che la consegna senza riserve del 28 aprile 2006 ha integrato un’accettazione tacita. Da quel momento, il committente aveva l’onere di denunciare eventuali vizi entro 60 giorni dalla loro scoperta. Avendolo fatto solo nel dicembre 2008, era irrimediabilmente incorso nella decadenza.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi commissiona lavori edili o di altra natura. La tutela contro i vizi dell’opera è subordinata al rispetto di termini perentori. La ricezione dell’opera non è un atto formale da sottovalutare: ricevere la consegna senza contestazioni scritte e circostanziate può essere interpretato come accettazione tacita, con conseguente attivazione dei termini di decadenza e prescrizione. È quindi fondamentale che il committente, al momento della consegna, esegua una verifica attenta e formalizzi immediatamente qualsiasi riserva o contestazione per non perdere il diritto alla garanzia.

Quando inizia a decorrere il termine per denunciare i vizi in un contratto di appalto?
Secondo la decisione, il termine di 60 giorni per la denuncia dei vizi, a pena di decadenza, inizia a decorrere dal momento della scoperta. Tuttavia, l’accettazione dell’opera senza riserve fa scattare il termine di prescrizione biennale e libera l’appaltatore per i vizi riconoscibili.

L’accettazione dell’opera deve essere sempre espressa e formale?
No. La sentenza chiarisce che l’accettazione può essere anche ‘tacita’. Questo avviene quando il committente riceve la consegna dell’opera senza sollevare alcuna riserva, come stabilito dall’art. 1665, comma 4, del Codice Civile.

Se l’appaltatore esegue delle riparazioni dopo la consegna, questo equivale a un riconoscimento dei vizi che rende superflua la denuncia?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che non vi fosse prova sufficiente che gli interventi successivi dell’appaltatrice costituissero un riconoscimento della propria responsabilità per i vizi. Per evitare la decadenza, è sempre preferibile procedere con una denuncia formale nei termini di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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