LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Decadenza domanda concorso: non è automatica

La Corte di Cassazione, con la sentenza 26122/2024, ha stabilito l’illegittimità della decadenza automatica dalla domanda di partecipazione a un concorso per magistrati in caso di successiva presentazione e accettazione di un’altra posizione. Il caso riguardava una magistrata la cui istanza per un posto in Cassazione era stata dichiarata decaduta dal CSM dopo la sua nomina a giudice di appello. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del Ministero, confermando che la presunzione di rinuncia è illogica senza una espressa manifestazione di volontà. La decadenza da una domanda di concorso non può essere un meccanismo automatico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Domanda Concorso: Non è Automatica per una Nuova Istanza

La presentazione di una domanda per un concorso pubblico non preclude la partecipazione ad altre selezioni, né la vittoria in una di queste può comportare l’automatica rinuncia alla prima. Questo è il principio chiave riaffermato dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite nella recente sentenza n. 26122 del 2024, che ha affrontato il tema della decadenza domanda concorso nel settore della magistratura. La decisione chiarisce che una presunzione di rinuncia è illogica e irragionevole se non supportata da una esplicita dichiarazione di volontà dell’interessato.

I Fatti del Caso: Una Carriera tra Due Concorsi

Una magistrata aveva presentato domanda per un prestigioso incarico di consigliere presso la Corte di Cassazione. Mentre la procedura era ancora in corso, per cautela e per non vedere vanificate le proprie aspirazioni di carriera, partecipava a un’altra selezione per un posto di giudice di appello, specificando espressamente di non voler rinunciare alla precedente istanza. Ottenuto e accettato l’incarico presso la Corte d’Appello, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), applicando una propria circolare interna, dichiarava la decadenza domanda concorso per la posizione in Cassazione. Secondo il CSM, l’accettazione del nuovo incarico implicava una tacita rinuncia alla prima domanda.

La magistrata impugnava tale decisione, ma il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) respingeva il suo ricorso. Tuttavia, il Consiglio di Stato ribaltava la situazione, accogliendo l’appello della dottoressa e annullando l’atto del CSM, giudicando illegittimo il meccanismo di decadenza automatica. A questo punto, il Ministero della Giustizia e il CSM proponevano ricorso in Cassazione per eccesso di potere giurisdizionale.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dichiarato il ricorso del Ministero e del CSM inammissibile, confermando di fatto la decisione del Consiglio di Stato. La Corte ha chiarito che il sindacato del giudice amministrativo non aveva invaso l’area di discrezionalità del CSM, ma si era limitato a un controllo di legittimità, rilevando l’illogicità e l’irragionevolezza della norma interna applicata.

Il Principio di Decadenza Domanda Concorso Sotto Esame

Il cuore della controversia risiede nel meccanismo previsto dalla circolare del CSM, che presumeva una volontà abdicativa dalla semplice presentazione di una seconda domanda e dal successivo trasferimento. Il Consiglio di Stato prima, e la Cassazione poi, hanno stabilito che una simile presunzione è equivoca. La volontà di rinunciare a un’istanza deve essere manifestata in modo chiaro e inequivocabile, non può essere dedotta da un comportamento che potrebbe avere altre spiegazioni, come la legittima aspirazione a cogliere diverse opportunità professionali.

Limiti del Sindacato Giurisdizionale e Ratio Decidendi

Il ricorso del CSM si fondava sull’idea che il Consiglio di Stato avesse ‘sconfinato nel merito’ amministrativo, sostituendo la propria valutazione a quella dell’organo di autogoverno della magistratura. La Cassazione ha respinto questa tesi, precisando che il giudizio del Consiglio di Stato si era basato su una solida ratio decidendi: l’illegittimità della norma della circolare per illogicità e irragionevolezza. Questo tipo di valutazione rientra pienamente nei poteri del giudice amministrativo, che può e deve censurare atti che si basano su presunzioni non supportate da logica e coerenza. Il ricorso del Ministero e del CSM non ha scalfito questa ragione fondamentale della decisione, rendendolo di fatto inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando che il ricorso del CSM non aveva efficacemente contestato la ratio decidendi della sentenza del Consiglio di Stato. Quest’ultima si fondava sull’accertata illegittimità del meccanismo di decadenza automatica, considerato illogico perché faceva discendere da un comportamento (la partecipazione a un altro concorso) una conseguenza grave (la perdita del diritto a concorrere per la prima posizione) senza una chiara manifestazione di volontà. Il sindacato del Consiglio di Stato si è quindi mantenuto nell’alveo della legittimità, valutando la coerenza e la ragionevolezza dell’atto amministrativo, senza invadere la sfera discrezionale del CSM. Le argomentazioni del ricorso, focalizzate su aspetti secondari o sulla confutazione di passaggi non centrali della sentenza impugnata, non sono state in grado di minare il fondamento logico-giuridico della decisione, che è quindi passata in giudicato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di garanzia per tutti i partecipanti a concorsi pubblici. La rinuncia a una domanda non può mai essere presunta, ma deve derivare da un atto di volontà espresso e inequivocabile. Le pubbliche amministrazioni, incluso il CSM, non possono introdurre meccanismi di decadenza domanda concorso automatici che penalizzano i candidati per il solo fatto di perseguire legittimamente più percorsi professionali contemporaneamente. La decisione ribadisce che il controllo giurisdizionale sugli atti amministrativi include una verifica sulla loro logicità e ragionevolezza, a tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini.

Presentare una seconda domanda di concorso comporta la rinuncia automatica alla prima?
No, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, la presentazione di una seconda domanda, anche se seguita da un’assunzione, non comporta automaticamente la decadenza o la rinuncia alla prima. La volontà di rinunciare deve essere espressa in modo chiaro e inequivocabile.

Cosa si intende per ‘eccesso di potere giurisdizionale per sconfinamento nel merito’?
È un vizio che si verifica quando un giudice va oltre il controllo di legalità di un atto amministrativo e si sostituisce all’amministrazione nel valutarne l’opportunità e la convenienza. In questo caso, la Cassazione ha escluso che il Consiglio di Stato fosse incorso in tale vizio, avendo semplicemente giudicato ‘illogica’ la norma applicata dal CSM.

Perché il ricorso del Ministero della Giustizia e del CSM è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non ha efficacemente contestato la ragione giuridica fondamentale (ratio decidendi) della sentenza del Consiglio di Stato. La decisione impugnata si basava sull’illegittimità del meccanismo di decadenza per illogicità, e le argomentazioni dei ricorrenti non hanno scalfito questo nucleo centrale, che è quindi rimasto valido e ha determinato la formazione del giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati