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Decadenza contratti a termine: la Cassazione chiarisce

Un lavoratore, dopo anni di contratti a termine reiterati, ha agito in giudizio per ottenere un risarcimento del danno. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di inammissibilità della domanda, chiarendo un punto fondamentale sulla decadenza dei contratti a termine: per contestare l’abuso derivante dalla successione di più contratti, è necessario impugnare l’ultimo rapporto di lavoro entro i brevi termini di decadenza previsti dalla legge. L’omessa impugnazione dell’ultimo contratto preclude la possibilità di far valere l’illegittimità dell’intera sequenza contrattuale.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Contratti a Termine: La Cassazione Sottolinea l’Importanza di Impugnare l’Ultimo Contratto

L’abuso nella reiterazione dei contratti a tempo determinato è una problematica centrale nel diritto del lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento cruciale sui termini per agire in giudizio, ponendo l’accento sulla decadenza dei contratti a termine e sulla necessità di un’azione tempestiva da parte del lavoratore. La decisione ribadisce che, per contestare una successione illegittima di contratti, è fondamentale impugnare l’ultimo rapporto di lavoro entro i termini previsti, pena la perdita del diritto al risarcimento.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso riguardava un operaio addetto ai lavori di sistemazione idraulico-forestale che, dal 1987 al 2014, aveva lavorato per un’amministrazione regionale attraverso una serie di contratti a termine. La durata complessiva dei rapporti aveva ampiamente superato il limite massimo di 36 mesi, configurando un’ipotesi di abusiva reiterazione.

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione al lavoratore, condannando l’amministrazione a un risarcimento del danno. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando la domanda inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, il lavoratore era incorso in decadenza perché non aveva impugnato i singoli contratti, e neppure l’ultimo, entro i termini stabiliti dall’art. 32 della Legge n. 183/2010. Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione sulla Decadenza dei Contratti a Termine

Il cuore della controversia legale verteva sull’interpretazione e applicazione dei termini di decadenza. Il lavoratore sosteneva che la decadenza si applicasse solo alla contestazione della nullità del termine apposto al singolo contratto, e non all’ipotesi, diversa, di abuso derivante dal superamento del limite massimo di durata complessiva (36 mesi). A suo avviso, in questo secondo caso, doveva applicarsi il più lungo termine di prescrizione ordinaria.

La questione era quindi se il lavoratore, per far valere i propri diritti, dovesse agire entro i brevi termini di decadenza (60 o 120 giorni a seconda della normativa vigente al momento) dalla cessazione di ogni contratto, o se potesse agire entro il termine di prescrizione decennale una volta superato il limite dei 36 mesi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, cogliendo però l’occasione per fare chiarezza su un principio di diritto di notevole importanza. I giudici hanno stabilito che il termine di decadenza previsto dall’art. 32 della Legge 183/2010 si applica a tutte le ipotesi di contestazione della legittimità del termine, inclusa quella relativa all’abusiva reiterazione dei contratti.

La ratio della norma, spiega la Corte, è quella di garantire la certezza dei rapporti giuridici, stabilendo tempi brevi e certi per contestare la stabilità di un rapporto di lavoro. Estendere questa regola anche alle azioni per abusiva reiterazione è coerente con tale finalità.

Tuttavia, la Cassazione ha precisato un aspetto fondamentale: non è necessario impugnare ogni singolo contratto. È sufficiente e necessario che il lavoratore impugni tempestivamente l’ultimo contratto della serie. L’impugnazione dell’ultimo rapporto, infatti, funge da atto propulsivo che consente di portare all’attenzione del giudice l’intera sequenza contrattuale precedente come dato fattuale per dimostrare l’abuso.

Nel caso specifico, pur correggendo la motivazione della Corte d’Appello (che aveva erroneamente fatto riferimento alla necessità di impugnare ogni singolo contratto), la Cassazione ne ha confermato l’esito. È stato infatti accertato che il lavoratore non aveva impugnato neanche l’ultimo contratto cessato nel 2014 entro i termini di decadenza. Di conseguenza, la sua domanda era inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. I lavoratori che si trovano in una situazione di precarietà dovuta alla successione di contratti a termine devono essere consapevoli che il tempo per agire è limitato. Per tutelare i propri diritti e richiedere un eventuale risarcimento per l’abuso subito, è indispensabile attivarsi subito dopo la fine dell’ultimo contratto.

L’impugnazione dell’ultimo rapporto di lavoro entro i brevi termini di decadenza è il passaggio chiave che apre la porta alla valutazione dell’intera carriera precaria del lavoratore. Attendere oltre significa rischiare di perdere irrimediabilmente la possibilità di ottenere giustizia. Per i datori di lavoro, questa decisione rafforza la stabilità delle situazioni giuridiche una volta decorsi i termini per l’impugnazione, riducendo l’incertezza su possibili rivendicazioni future.

Quando inizia a decorrere il termine per contestare una serie di contratti a termine illegittimi?
Il termine di decadenza per contestare l’abuso derivante da una successione di contratti a termine decorre dalla data di cessazione dell’ultimo contratto stipulato tra le parti.

È necessario impugnare ogni singolo contratto a termine per far valere l’abuso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente impugnare tempestivamente solo l’ultimo contratto della serie. Tale impugnazione permette di considerare l’intera sequenza contrattuale precedente come prova dell’abuso.

Il termine di decadenza si applica anche se si contesta il superamento del limite massimo di 36 mesi?
Sì. La Corte ha chiarito che il regime della decadenza si applica a tutte le azioni che contestano la legittimità del contratto a termine, inclusa l’ipotesi di violazione del limite di durata massima complessiva dei rapporti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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