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Decadenza contratti a termine: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19256/2025, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che contestava l’abusiva reiterazione di contratti a termine con la Pubblica Amministrazione per oltre vent’anni. La Corte ha stabilito che la decadenza contratti a termine, prevista dall’art. 32 della L. 183/2010, si applica anche alle azioni volte a far valere il superamento del limite massimo di 36 mesi. Per interrompere la decadenza, è sufficiente impugnare tempestivamente l’ultimo contratto della serie, poiché tale atto permette di considerare l’intera sequenza contrattuale come prova dell’abuso. Nel caso specifico, non essendo stato impugnato nemmeno l’ultimo contratto nei termini di legge, la domanda è stata dichiarata inammissibile.

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Decadenza Contratti a Termine: La Cassazione Conferma la Necessità di Impugnazione Tempestiva

La gestione dei contratti a tempo determinato è una delle questioni più delicate nel diritto del lavoro, specialmente quando si verificano successioni di più contratti con lo stesso datore di lavoro. Un punto cruciale è il rispetto dei termini per contestare eventuali abusi. La recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo la decadenza nei contratti a termine, chiarendo che l’impugnazione tempestiva dell’ultimo contratto è un requisito imprescindibile per poter far valere l’illegittimità dell’intera catena di rapporti di lavoro.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava una lavoratrice che aveva prestato servizio per quasi trent’anni, dal 1986 al 2014, presso due Assessorati della Regione Siciliana, attraverso una successione ininterrotta di contratti a tempo determinato. La lavoratrice aveva adito il Tribunale per chiedere il risarcimento del danno derivante dall’abusiva reiterazione dei contratti, che aveva superato ampiamente il limite massimo di durata di 36 mesi.

In primo grado, il Tribunale aveva parzialmente accolto la sua domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva completamente ribaltato la decisione, rigettando il ricorso. Secondo i giudici di secondo grado, la lavoratrice era incorsa nella decadenza prevista dall’art. 32 della legge n. 183/2010, poiché non aveva impugnato i singoli contratti entro i brevi termini previsti dalla legge (60 o 120 giorni a seconda del periodo).

La Questione Giuridica: Applicabilità della Decadenza Contratti a Termine

La lavoratrice ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine di decadenza non dovesse applicarsi alla sua fattispecie. La sua tesi si basava sul fatto che l’azione non mirava a contestare la nullità del termine di un singolo contratto, ma a far accertare l’abuso derivante dal superamento del limite complessivo di 36 mesi, una violazione che, a suo dire, sarebbe stata soggetta all’ordinario termine di prescrizione decennale.

La questione giuridica centrale era, quindi, stabilire se la specifica azione volta a denunciare l’abusiva reiterazione di contratti a termine dovesse sottostare al rigoroso termine di decadenza oppure no.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata e confermando il proprio orientamento consolidato in materia di decadenza per i contratti a termine.

I giudici hanno chiarito che il regime di decadenza introdotto dall’art. 32 della L. n. 183/2010 ha una portata generale e si applica a tutte le ipotesi di contestazione della legittimità del termine apposto a un contratto di lavoro. Questo include non solo i vizi relativi alla stipulazione del singolo contratto, ma anche l’ipotesi, diversa, in cui si fa valere l’abusiva reiterazione per superamento del limite massimo di durata.

Il principio chiave, ribadito dalla Corte, è il seguente: in caso di una sequenza di contratti a termine, il lavoratore non è tenuto a impugnarli tutti. È invece sufficiente e necessario impugnare tempestivamente l’ultimo contratto della serie. L’impugnazione dell’ultimo rapporto di lavoro, infatti, consente di portare all’attenzione del giudice l’intera sequenza contrattuale precedente come ‘dato fattuale’ che concorre a integrare l’abuso. L’intera catena di contratti assume rilevanza giuridica proprio grazie alla tempestiva contestazione dell’atto finale.

La ratio di questa normativa, spiega la Corte, è quella di assicurare la certezza dei rapporti giuridici, stabilendo tempi brevi e certi per la contestazione della legittimità del termine.

Sebbene la Corte d’Appello avesse erroneamente affermato la necessità di impugnare ogni singolo contratto, la sua decisione è stata comunque confermata nel merito. Infatti, dall’esame dei fatti era emerso che la lavoratrice non aveva rispettato il termine di decadenza nemmeno per l’ultimo contratto stipulato. Questa omissione si è rivelata decisiva e ha reso inammissibile la domanda, sanando l’imprecisione motivazionale della sentenza di secondo grado.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile anche il motivo di ricorso relativo all’eccessività delle spese legali, poiché la parte ricorrente non aveva specificato quali voci tariffarie sarebbero state violate dal giudice di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza pratica per lavoratori e datori di lavoro. Un lavoratore che si ritenga danneggiato da una lunga serie di contratti a termine deve agire con prontezza. L’azione legale per far valere l’abuso deve essere ancorata all’impugnazione dell’ultimo contratto entro i termini di decadenza previsti dalla legge. Attendere oltre tale scadenza comporta la perdita irreversibile del diritto di contestare l’intera catena di rapporti di lavoro, anche se questa si è protratta per decenni. Questa pronuncia serve come monito sull’importanza della tempestività e sulla necessità di una consulenza legale qualificata per non incorrere in decadenze fatali.

Il termine di decadenza per impugnare un contratto a termine si applica anche se denuncio un abuso per superamento del limite di 36 mesi?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il termine di decadenza previsto dall’art. 32 della legge n. 183/2010 si applica a tutte le azioni che contestano la legittimità del termine, inclusa quella per l’accertamento dell’abusiva reiterazione di contratti a termine che ha portato al superamento del limite massimo di 36 mesi.

Se ho avuto una serie di contratti a termine, devo impugnarli tutti singolarmente entro la scadenza?
No. Secondo la Corte, è sufficiente e necessario impugnare tempestivamente l’ultimo contratto della serie. Tale impugnazione permette di considerare l’intera sequenza contrattuale precedente come fatto storico per dimostrare l’abuso e chiedere il risarcimento del danno.

Perché la domanda della lavoratrice è stata respinta se la Corte d’Appello aveva motivato in modo impreciso?
La domanda è stata respinta perché, nonostante l’imprecisione della Corte d’Appello (che parlava di impugnare ogni singolo contratto), è stato accertato in fatto che la lavoratrice non aveva rispettato il termine di decadenza nemmeno in relazione all’ultimo contratto concluso. Questa omissione è stata ritenuta decisiva e sufficiente a rendere la domanda inammissibile, rendendo corretta la decisione finale di rigetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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