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Decadenza compenso custode: la Cassazione è divisa

La Corte di Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite la questione sulla applicabilità del termine di decadenza di 100 giorni per la richiesta di compenso da parte del custode giudiziario. Il caso nasce dal ricorso del Ministero della Giustizia contro un’ordinanza che aveva escluso tale decadenza per un custode di veicoli sequestrati. Data la divergenza interpretativa tra le sezioni civili (favorevoli all’applicazione della decadenza) e quelle penali (contrarie), la Corte ha ritenuto necessario un intervento nomofilattico per risolvere il contrasto e garantire la certezza del diritto riguardo la decadenza compenso custode.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso del Custode: si applica il termine di decadenza di 100 giorni?

La questione della decadenza del compenso del custode giudiziario rappresenta un nodo cruciale nel sistema della giustizia, con importanti risvolti economici per chi svolge questa delicata funzione. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha recentemente acceso i riflettori su un contrasto giurisprudenziale profondo, decidendo di rimettere la questione alle Sezioni Unite. Al centro del dibattito vi è l’applicabilità o meno del termine di decadenza di 100 giorni, previsto per gli ausiliari del magistrato, anche alla figura del custode.

I Fatti del Caso

Un custode giudiziario, incaricato della conservazione di autovetture sottoposte a sequestro penale, presentava istanza per la liquidazione della propria indennità. Il Ministero della Giustizia si opponeva, eccependo l’avvenuta decadenza del diritto al compenso, sulla base dell’art. 71 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia), che stabilisce un termine di 100 giorni per la richiesta di pagamento da parte degli ausiliari del magistrato.
Il tribunale di merito accoglieva le ragioni del custode, sostenendo che la norma sulla decadenza non fosse applicabile a tale figura, la cui disciplina è contenuta in un articolo separato, il 72 dello stesso Testo Unico. Contro questa decisione, il Ministero ha proposto ricorso per cassazione, portando la controversia dinanzi alla Suprema Corte.

Le Due Tesi a Confronto sul Compenso del Custode

La Corte di Cassazione si è trovata di fronte a due orientamenti interpretativi diametralmente opposti, radicati rispettivamente nelle sue sezioni penali e civili.

La Tesi Contraria alla Decadenza (Orientamento Sezioni Penali)

Secondo questa interpretazione, il custode giudiziario è una figura autonoma e distinta dagli altri ausiliari del magistrato (come periti, consulenti, interpreti). La sua disciplina specifica, contenuta nell’art. 72 del d.P.R. 115/2002, non prevede alcun termine di decadenza. Questa norma sarebbe lex specialis e prevarrebbe sulla disposizione generale dell’art. 71. Si sottolinea che l’attività del custode è di durata, finalizzata alla conservazione del bene nel tempo, a differenza delle prestazioni spesso istantanee degli altri ausiliari. L’assenza di un termine di decadenza sarebbe quindi una scelta precisa del legislatore, giustificata dalla natura stessa dell’incarico.

La Tesi Favorevole alla Decadenza (Orientamento Sezioni Civili)

Questa tesi, sostenuta dal Ministero, inquadra il custode nella categoria generale degli “ausiliari del giudice”, definita dall’art. 3 del Testo Unico. Di conseguenza, anche al custode si applicherebbe la regola generale sulla decadenza prevista dall’art. 71. In questa visione, l’art. 72 non creerebbe una disciplina autonoma, ma si limiterebbe a regolare aspetti specifici, come la possibilità di richiedere acconti, senza derogare al principio generale della decadenza. L’obiettivo del legislatore sarebbe stato quello di armonizzare e unificare le regole per tutti i collaboratori della giustizia, per garantire certezza dei tempi e controllo della spesa pubblica.

Le Motivazioni

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, investita della questione, ha preso atto del persistente e insanabile contrasto giurisprudenziale. Da un lato, le sezioni civili hanno costantemente incluso il custode tra gli ausiliari soggetti a decadenza. Dall’altro, le sezioni penali hanno sempre difeso la specificità del ruolo del custode, escludendo l’applicazione di tale termine.
La Corte ha evidenziato come entrambe le tesi presentino argomenti persuasivi, basati sia sull’analisi letterale delle norme sia sulla loro ricostruzione storica e sistematica. La questione non è meramente formale, ma tocca il cuore del diritto soggettivo al compenso per un’attività essenziale al funzionamento della giustizia. La profonda divergenza interpretativa crea una grave incertezza del diritto, con decisioni diverse a seconda della sezione della Corte chiamata a pronunciarsi. Per queste ragioni, ritenendo la questione di massima importanza e fondamentale per garantire un’interpretazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale (funzione nomofilattica), la Sezione ha deciso di trasmettere gli atti al Primo Presidente per l’assegnazione del ricorso alle Sezioni Unite.

Conclusioni

La decisione delle Sezioni Unite sarà di fondamentale importanza. Essa porrà fine a un lungo periodo di incertezza, stabilendo in modo definitivo se il diritto al compenso del custode giudiziario sia soggetto o meno a un termine di decadenza. Questa pronuncia avrà un impatto diretto su innumerevoli professionisti e società che svolgono l’attività di custodia per i tribunali, influenzando la gestione economica dei loro crediti verso lo Stato. La scelta tra la tutela della certezza della spesa pubblica e la salvaguardia del diritto alla remunerazione per un servizio reso alla giustizia è ora nelle mani della più alta composizione della Corte di Cassazione.

Qual è il problema giuridico principale discusso nell’ordinanza?
Il problema è se il termine di decadenza di 100 giorni, previsto dall’art. 71 del d.P.R. 115/2002 per la richiesta di compenso degli ausiliari del magistrato, si applichi anche al custode giudiziario, la cui indennità è menzionata nell’art. 72 dello stesso decreto.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la questione alle Sezioni Unite?
La Corte ha rimesso la questione alle Sezioni Unite a causa di un profondo e persistente contrasto giurisprudenziale tra le proprie sezioni civili, che applicano il termine di decadenza, e le sezioni penali, che lo escludono. Tale contrasto genera incertezza del diritto e richiede un intervento chiarificatore.

Quali sono le due interpretazioni legali opposte?
La prima interpretazione (estensiva) considera il custode come un ausiliario del giudice e quindi soggetto alla decadenza generale dell’art. 71. La seconda interpretazione (restrittiva) vede il custode come una figura distinta, con una disciplina speciale nell’art. 72 che, non menzionando la decadenza, di fatto la esclude per questa specifica categoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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