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Decadenza cessione ramo d’azienda: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di decadenza per impugnare una cessione di ramo d’azienda, introdotto dalla Legge n. 183/2010, non si applica retroattivamente alle cessioni avvenute prima della sua entrata in vigore. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, confermando il diritto dei lavoratori a vedersi ripristinato il rapporto di lavoro. Per un altro gruppo di lavoratori, invece, il ricorso è stato dichiarato inammissibile per la presenza di un precedente giudicato sulla stessa materia.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Cessione Ramo d’Azienda: la Cassazione esclude la Retroattività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto del lavoro: l’applicabilità del termine di decadenza per l’impugnazione della cessione di ramo d’azienda a operazioni avvenute prima dell’entrata in vigore della Legge n. 183/2010. La Suprema Corte ha confermato il proprio orientamento, stabilendo che la nuova disciplina non ha effetto retroattivo, tutelando così i diritti dei lavoratori coinvolti in trasferimenti antecedenti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla cessione di un ramo d’azienda da parte di una grande società di telecomunicazioni a un’altra impresa, avvenuta nel 2007. Anni dopo, un gruppo di lavoratori impugnava la cessione, chiedendo il ripristino del rapporto di lavoro con la società cedente.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato le domande, ritenendo che i lavoratori fossero decaduti dal loro diritto per non aver impugnato la cessione entro i termini previsti dalla legge. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, sostenendo che la disciplina sulla decadenza, introdotta dall’art. 32 della L. n. 183/2010, non potesse applicarsi a una cessione perfezionatasi nel 2007, ovvero prima della sua entrata in vigore. Di conseguenza, dichiarava la nullità della cessione e condannava la società a ripristinare i rapporti di lavoro.

Parallelamente, la Corte d’Appello esaminava la posizione di altri cinque lavoratori, la cui domanda veniva invece dichiarata inammissibile a causa di una precedente sentenza passata in giudicato (principio del ne bis in idem), che aveva già trattato questioni analoghe.

Contro questa decisione, sia la società principale che il secondo gruppo di lavoratori hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha emesso due decisioni distinte:
1. Ha rigettato il ricorso principale della società, confermando la sentenza d’appello nella parte in cui escludeva l’applicazione retroattiva del termine di decadenza.
2. Ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale dei cinque lavoratori, confermando che la loro domanda era preclusa dal precedente giudicato.

Le Motivazioni: Decadenza e Cessione Ramo d’Azienda

Il cuore della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 32 della Legge n. 183/2010. La società sosteneva che il termine di decadenza dovesse applicarsi anche alle cessioni precedenti. La Cassazione ha respinto questa tesi, basandosi su un’interpretazione letterale e sistematica della norma.

I giudici hanno sottolineato che la legge individua espressamente il dies a quo, cioè il giorno da cui inizia a decorrere il termine, nella “data del trasferimento”. Questa specifica indicazione, secondo la Corte, limita l’applicazione della norma alle sole cessioni in cui il trasferimento sia avvenuto dopo l’entrata in vigore della legge stessa. Applicare retroattivamente un termine di decadenza prima non previsto avrebbe significato addossare ai lavoratori un onere non esigibile all’epoca dei fatti, violando il principio di bilanciamento degli interessi tra le parti. La Corte ha quindi ribadito un orientamento ormai consolidato, citando numerose sentenze precedenti conformi.

Le Motivazioni: L’Eccezione di Ne Bis in Idem

Per quanto riguarda il secondo gruppo di lavoratori, la Corte ha ritenuto il loro ricorso inammissibile. Essi avevano già intentato una causa in passato sulla medesima cessione. Sebbene le conclusioni formali della nuova domanda fossero diverse, la Corte ha rilevato che le questioni di fatto e di diritto sottostanti (la natura dell’operazione, i rapporti tra le aziende, l’effettiva continuità del controllo da parte della cedente) erano già state esaminate e decise con sentenza passata in giudicato. Pertanto, un nuovo esame delle stesse questioni era precluso dal principio del ne bis in idem, che impedisce di essere giudicati due volte per la stessa causa.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale a tutela dei lavoratori: le modifiche normative che introducono termini di decadenza per l’esercizio di un diritto non possono, di norma, avere effetto retroattivo. La decadenza per l’impugnazione della cessione di ramo d’azienda si applica solo ai trasferimenti avvenuti dopo l’entrata in vigore della Legge n. 183/2010. Questa decisione offre certezza giuridica e protegge le posizioni di quei lavoratori che, all’epoca dei fatti, non erano soggetti ad alcun termine perentorio per far valere i propri diritti. Allo stesso tempo, la sentenza riafferma l’importanza del principio del giudicato, che garantisce la stabilità e la definitività delle decisioni giudiziarie.

Il termine di decadenza per impugnare una cessione di ramo d’azienda si applica retroattivamente?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di decadenza introdotto dall’art. 32 della Legge n. 183/2010 non si applica alle cessioni perfezionatesi prima dell’entrata in vigore della legge stessa.

Perché il ricorso di un gruppo di lavoratori è stato dichiarato inammissibile?
Il loro ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa del principio del ‘ne bis in idem’ (o giudicato). Essi avevano già avviato in passato un’altra causa sulla medesima questione, conclusasi con una sentenza definitiva. Pertanto, non potevano riproporre una domanda basata sugli stessi fatti.

Qual è l’elemento chiave usato dalla Corte per escludere la retroattività della decadenza?
L’elemento chiave è l’interpretazione letterale della norma. La legge specifica che il termine di decadenza decorre dalla ‘data del trasferimento’. Secondo la Corte, questo limita l’applicazione della norma solo ai trasferimenti avvenuti dopo l’entrata in vigore della nuova legge, in quanto il fatto storico del trasferimento deve avvenire sotto la vigenza della nuova disciplina.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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