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Decadenza benefici amianto: la prima domanda conta

Un ente previdenziale ricorre contro la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto a un lavoratore i benefici per esposizione all’amianto. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che il termine di decadenza per l’azione giudiziaria decorre dalla prima domanda amministrativa (del 2008) e non da una successiva (del 2015). Di conseguenza, l’azione del lavoratore era tardiva e il suo diritto estinto per decadenza benefici amianto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Benefici Amianto: la Cassazione Sottolinea l’Importanza della Prima Domanda

L’ordinanza n. 7496/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i lavoratori esposti all’amianto: la decadenza benefici amianto. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo quale sia il momento esatto da cui far decorrere i termini per l’azione giudiziaria, sottolineando che la presentazione di successive domande amministrative non salva dalla perdita del diritto. La decisione offre un importante monito sulla necessità di agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti previdenziali.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dopo essere stato esposto per anni all’amianto, presentava una prima domanda amministrativa all’ente previdenziale per ottenere la rivalutazione contributiva prevista dalla legge. Questa prima istanza risaliva al 2008. Molti anni dopo, nel 2015, il lavoratore presentava una seconda domanda per lo stesso beneficio. Infine, nel 2016, decideva di avviare un’azione legale per veder riconosciuto il proprio diritto.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendo che il lavoratore fosse incorso in decadenza. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione, considerando tempestiva l’azione legale perché avviata entro il triennio dalla seconda domanda del 2015. L’ente previdenziale, non condividendo tale interpretazione, proponeva ricorso in Cassazione.

La Questione della Decadenza dei Benefici Amianto

Il nodo centrale della controversia riguardava l’individuazione del cosiddetto dies a quo, ovvero il giorno dal quale far partire il termine triennale di decadenza stabilito dall’art. 47 del D.P.R. 639/1970 per le azioni giudiziarie in materia previdenziale. La Corte d’Appello aveva erroneamente valorizzato la seconda domanda amministrativa del 2015. La Corte di Cassazione, al contrario, ha riaffermato un principio consolidato, cruciale per comprendere la decadenza benefici amianto.

Gli Ermellini hanno stabilito che, ai fini del calcolo della decadenza, rileva unicamente la data di presentazione della prima e originaria domanda amministrativa. Eventuali successive istanze o richieste di chiarimenti sono del tutto irrilevanti e non hanno l’effetto di far decorrere un nuovo termine.

Il Principio di Diritto Affermato dalla Corte

La Suprema Corte ha ribadito che la decadenza in materia previdenziale è un istituto di ordine pubblico, posto a tutela della certezza delle determinazioni e della stabilità dei bilanci pubblici. Per questa ragione, il dies a quo deve essere ancorato a un dato certo e oggettivo, individuato nella presentazione della prima domanda che mette l’ente in condizione di conoscere la pretesa dell’assicurato. Qualsiasi interpretazione differente vanificherebbe la funzione stessa della decadenza, consentendo all’interessato di riaprire i termini a proprio piacimento tramite la riproposizione di istanze.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza costante. Il beneficio della rivalutazione contributiva per esposizione all’amianto, sebbene strumentale al trattamento pensionistico, costituisce un diritto autonomo. Come tale, è pienamente soggetto alla disciplina sulla decadenza prevista per le controversie in materia di trattamenti pensionistici. La legge è chiara nel fissare un termine perentorio per l’esercizio dell’azione giudiziaria, che decorre dalla data della domanda amministrativa.

Nel caso specifico, la prima domanda era del 2008. L’azione giudiziaria è stata intentata nel 2016, ben oltre il termine triennale (maggiorato dei tempi del procedimento amministrativo). La Corte d’Appello ha quindi commesso un errore di diritto nel considerare la seconda domanda del 2015 come punto di partenza del termine. La decadenza si era già irrimediabilmente maturata in relazione alla prima istanza, estinguendo il diritto del lavoratore di agire in giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano la decadenza benefici amianto. La lezione per lavoratori e operatori del diritto è chiara: una volta presentata la domanda amministrativa all’ente previdenziale, è fondamentale monitorare attentamente i tempi e non attendere oltre il termine di legge per avviare l’eventuale azione giudiziaria. La presentazione di nuove domande non solo è inutile ai fini della riapertura dei termini, ma può generare un falso senso di sicurezza che conduce alla perdita definitiva del diritto. La tempestività è, ancora una volta, l’elemento chiave per la tutela dei diritti previdenziali.

Da quale momento inizia a decorrere il termine di decadenza per agire in giudizio per i benefici amianto?
Il termine di decadenza per l’azione giudiziaria inizia a decorrere dalla data di presentazione della prima e originaria domanda amministrativa all’ente previdenziale.

Presentare una seconda domanda amministrativa per lo stesso beneficio fa ripartire il termine di decadenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la riproposizione della domanda o eventuali richieste di chiarimenti sono irrilevanti ai fini del calcolo della decadenza. Il termine decorre unicamente dalla prima istanza.

Il termine di decadenza si applica anche alle richieste di rivalutazione dei contributi per esposizione all’amianto?
Sì. La Corte ha confermato che la disciplina sulla decadenza prevista dall’art. 47 del D.P.R. n. 639/1970 si applica pienamente anche alle controversie aventi ad oggetto il riconoscimento del diritto alla maggiorazione contributiva per esposizione all’amianto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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