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Decadenza alloggio: quando l’assenza non è lecita

Una recente sentenza del Tribunale di Roma affronta il tema della decadenza dall’assegnazione di un alloggio popolare. Il giudice ha rigettato il ricorso di un’assegnataria, confermando la legittimità della revoca del beneficio. La decisione si fonda su due pilastri: la mancata occupazione stabile dell’immobile, provata da un verbale della Polizia Locale, e l’aver di fatto ceduto parzialmente l’uso dell’appartamento a familiari non autorizzati. Questa pronuncia chiarisce che anche ospitare stabilmente terzi può integrare una causa di decadenza alloggio.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Decadenza Alloggio: Assenza e Cessione a Terzi

L’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica è un beneficio legato a precisi requisiti, tra cui l’occupazione stabile e continuativa dell’immobile. Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha chiarito le conseguenze della violazione di tale obbligo, confermando la legittimità della decadenza alloggio anche sulla base di un singolo accertamento e della presenza non autorizzata di familiari. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere i doveri degli assegnatari e i poteri di accertamento della Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa: Residenza non stabile e sopralluogo della Polizia

Il caso ha origine dal provvedimento con cui un ente pubblico dichiarava la decadenza di un’assegnataria dal suo diritto a un alloggio popolare. La decisione era scaturita da una relazione di servizio della Polizia Locale, redatta a seguito di un sopralluogo. Durante l’ispezione, gli agenti non avevano trovato l’assegnataria, ma suo figlio e la nuora.

Secondo il verbale, l’arredamento, la disposizione dei letti e le informazioni incerte fornite dai due occupanti facevano presumere che l’assegnataria non vivesse stabilmente nell’appartamento. L’assegnataria ha impugnato il provvedimento, sostenendo che la sua assenza fosse solo temporanea e giustificata dalla necessità di assistere una sorella gravemente malata. Tuttavia, la sua difesa non è stata ritenuta sufficiente.

La Decisione del Tribunale e le sue Motivazioni

Il Tribunale ha rigettato il ricorso dell’assegnataria, confermando la validità del provvedimento di decadenza. La decisione si articola su due punti cruciali che meritano un’analisi approfondita.

La Prova della Mancata Occupazione e la validità della decadenza alloggio

Il primo punto riguarda il valore probatorio della relazione di servizio della Polizia Locale. Il giudice ha sottolineato che tale relazione costituisce un atto pubblico e, ai sensi dell’art. 2700 del codice civile, fa piena prova fino a querela di falso dei fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza. Nel caso specifico, gli agenti avevano constatato direttamente la destinazione dell’appartamento a nucleo abitativo della giovane coppia e le loro risposte evasive sulla dimora dell’assegnataria.

Di fronte a questa prova, la documentazione prodotta dalla ricorrente (una certificazione INPS per la fruizione dei permessi della Legge 104/1992) è stata giudicata inconferente. Non dimostrava, infatti, che l’assenza nel giorno specifico dell’accesso fosse dovuta a tale motivo. Secondo il Tribunale, la relazione non si basava sulla mera assenza temporanea, ma su un quadro complessivo (distribuzione degli spazi, assenza di una camera per l’assegnataria) che indicava una non occupazione stabile.

La Cessione Parziale dell’Alloggio come Causa Autonoma di Decadenza

Il Tribunale ha introdotto un secondo, e altrettanto decisivo, argomento. Anche se si fosse provato che l’assegnataria dimorava nell’appartamento, la presenza stabile della nuora (che aveva persino chiesto l’iscrizione anagrafica a quell’indirizzo) costituiva di per sé una violazione della legge regionale.

Questa situazione, infatti, integra una cessione parziale dell’alloggio a terzi non autorizzata. La normativa (in questo caso, l’art. 13 della L.R. Lazio 12/1999) sanziona con la decadenza automatica la cessione, totale o parziale, dell’immobile assegnato. Il fatto che fosse in corso una richiesta di ampliamento del nucleo familiare, poi respinta, non sanava la situazione. L’aver consentito alla nuora di abitare stabilmente nell’alloggio prima di ogni autorizzazione ha determinato una causa di decadenza autonoma e sufficiente a giustificare il provvedimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di edilizia residenziale pubblica.

In primo luogo, l’obbligo di occupazione stabile è un requisito essenziale che deve permanere per tutta la durata del rapporto. L’assenza, per essere giustificata, deve essere temporanea e motivata da ragioni serie e documentabili, ma non può trasformarsi in un abbandono di fatto dell’immobile.

In secondo luogo, emerge con chiarezza che la decadenza alloggio non è solo una sanzione per chi abbandona la casa, ma anche per chi ne altera la destinazione, cedendola in uso a terzi, anche se familiari, senza la prescritta autorizzazione. Il provvedimento di decadenza ha natura dichiarativa, cioè si limita a prendere atto di una situazione di violazione già avvenuta, e il giudice ordinario ha il potere di accertare la sussistenza dei presupposti di tale violazione, indipendentemente dalla specifica motivazione del provvedimento amministrativo impugnato.

Quando si rischia la decadenza da un alloggio di edilizia residenziale pubblica?
Si rischia la decadenza principalmente in due casi analizzati dalla sentenza: 1) quando non si occupa stabilmente e continuativamente l’alloggio, e l’assenza non è giustificata da motivi validi e temporanei; 2) quando si cede, in tutto o in parte, l’uso dell’alloggio a terzi (anche familiari) senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione dall’ente gestore.

Un singolo sopralluogo della Polizia Locale è sufficiente per provare che non abito stabilmente in un alloggio popolare?
Sì, può essere sufficiente. La relazione di servizio redatta dalla Polizia Locale è un atto pubblico che fa piena prova dei fatti che gli agenti attestano di aver constatato direttamente (come l’arredamento, la disposizione delle stanze, le dichiarazioni degli presenti). Se da questi elementi emerge un quadro oggettivo di mancata occupazione stabile, tale prova è considerata valida in giudizio, a meno che non venga contestata con una procedura specifica chiamata querela di falso.

Ospitare stabilmente un familiare non autorizzato in un alloggio popolare può causare la perdita del diritto?
Sì. Secondo la sentenza, consentire a un familiare, che non fa parte del nucleo familiare originario, di risiedere stabilmente nell’alloggio costituisce una cessione parziale non consentita. Questa violazione è una causa autonoma e sufficiente per la decadenza automatica dall’assegnazione, anche se è stata presentata una richiesta di ampliamento del nucleo familiare non ancora approvata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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