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Danno temuto: la prova del pericolo deve essere attuale

Una proprietaria ha citato in giudizio i vicini per un danno temuto derivante da canne fumarie, sfiati e immissioni di odori nella sua soffitta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per l’azione di danno temuto è necessario dimostrare un pericolo concreto e attuale, non essendo sufficiente una mera potenzialità di danno o la violazione di normative. La Corte ha sottolineato che l’onere della prova grava interamente su chi lamenta il pericolo.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno Temuto: la Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova del Pericolo

L’azione di danno temuto, prevista dall’articolo 1172 del codice civile, è uno strumento fondamentale per chiunque tema che un proprio bene possa subire un danno grave e imminente a causa di un’opera o un manufatto presente nella proprietà altrui. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio cruciale: la semplice paura o la non conformità di un’opera alle normative non basta. È necessario fornire la prova di un pericolo attuale e concreto. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per i proprietari di immobili.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla denuncia di una proprietaria di alcuni sottotetti al grezzo, la quale lamentava una serie di pericoli provenienti dalle proprietà dei suoi vicini. Nello specifico, la ricorrente denunciava:

1. Infiltrazioni di fumo e immissioni di odori da canne fumarie che, a suo dire, erano difettose e crepate.
2. La presenza di sfiati in eternit (contenente amianto) non a norma.
3. Immissioni odorose provenienti dalle colonne di scarico dei bagni degli appartamenti sottostanti, che sfociavano direttamente nelle sue soffitte.
4. Una situazione di pericolo legata alla centrale termica, in violazione delle normative antincendio.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato le sue richieste. La proprietaria ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, affidandosi a cinque motivi di impugnazione.

L’Analisi della Cassazione e la Prova del Danno Temuto

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti importanti su come debba essere interpretata e applicata l’azione di danno temuto.

Canne Fumarie: l’Impegno a Non Utilizzarle Esclude il Pericolo

Sul tema delle canne fumarie difettose, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. Era emerso che i proprietari delle canne si erano formalmente impegnati a non utilizzarle. Questo impegno, considerato giuridicamente vincolante, è stato ritenuto sufficiente a far venir meno l’attualità del pericolo. Inoltre, la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) aveva escluso un pericolo attuale, definendo i difetti come lievi e di natura costruttiva. La Corte ha ribadito che spetta al giudice valutare le misure idonee a ovviare al pericolo e che la ricorrente, con le sue deduzioni, stava tentando una inammissibile rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.

Immissioni Odorose: la Prova è a Carico di Chi Agisce

Per quanto riguarda gli odori provenienti dagli scarichi dei bagni, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile per più ragioni. In primo luogo, la ricorrente non aveva contestato tutte le rationes decidendi della sentenza d’appello. I giudici di merito avevano infatti rigettato la domanda non solo perché la soffitta non era abitabile, ma soprattutto perché non era stata fornita alcuna prova delle esalazioni lamentate. La CTU non aveva rilevato odori, e l’onere di dimostrare l’esistenza delle immissioni gravava interamente sull’attrice. In assenza di tale prova, la domanda non poteva che essere respinta.

Sfiati in Eternit: la Presenza del Materiale non Equivale a Pericolo

Anche la doglianza sugli sfiati in eternit è stata respinta. La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’onere di valutare il rischio fosse a carico della ricorrente, in quanto attrice nell’azione di danno temuto. La Cassazione ha chiarito che non vi è confusione di ruoli: chi agisce per danno temuto deve dimostrare l’esistenza di un pericolo. Non è sufficiente indicare la presenza di un materiale potenzialmente pericoloso come l’amianto; è necessario provare, tramite elementi concreti, che da esso derivi un rischio attuale per la proprietà, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Centrale Termica: la Violazione di Norme non Implica Automaticamente Pericolo

Infine, riguardo alla centrale termica, la ricorrente sosteneva che la violazione delle norme di prevenzione incendi costituisse di per sé una situazione di pericolo. La Corte ha smontato questa tesi, evidenziando come la sentenza impugnata avesse correttamente accertato che l’autorità competente (il Sindaco) aveva escluso situazioni di pericolo e archiviato la segnalazione. La violazione di una disposizione amministrativa non si traduce automaticamente nella sussistenza dei presupposti per un’azione di danno temuto, la quale richiede la prova di un pericolo effettivo e non meramente presunto.

Le Motivazioni della Decisione

Il filo conduttore che lega tutte le decisioni della Corte è il principio secondo cui l’azione per danno temuto ex art. 1172 c.c. presuppone l’esistenza di un pericolo grave, prossimo e attuale. La valutazione di tale pericolo è rimessa al giudice di merito e non può essere ridiscussa in sede di Cassazione se non per vizi logici o giuridici che, in questo caso, non sono stati riscontrati.

La Suprema Corte ha costantemente ribadito che l’onere della prova grava interamente sulla parte che promuove l’azione. Non basta lamentare una situazione di potenziale rischio o la non conformità di un manufatto a determinate normative tecniche o amministrative. È indispensabile fornire elementi probatori concreti che dimostrino come da quella situazione derivi una minaccia imminente e seria per il proprio bene. L’impegno a non utilizzare un bene, come una canna fumaria, può essere considerato una misura idonea a neutralizzare il pericolo, rendendo infondata la pretesa.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica di grande valore per i proprietari di immobili e per i professionisti del settore. Prima di intraprendere un’azione legale per danno temuto, è essenziale non solo identificare una potenziale fonte di rischio, ma anche e soprattutto raccogliere prove solide e inconfutabili che attestino l’attualità e la gravità del pericolo. Perizie tecniche dettagliate, che non si limitino a descrivere i difetti ma che ne valutino l’impatto in termini di rischio imminente, sono fondamentali. In caso contrario, come dimostra questa vicenda, il rischio è quello di veder rigettate le proprie domande e di essere condannati al pagamento delle spese legali.

È sufficiente la violazione di una norma tecnica o amministrativa (es. antincendio) per dimostrare un danno temuto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la violazione di una norma non comporta automaticamente l’esistenza di un pericolo rilevante ai fini dell’art. 1172 c.c. Chi agisce in giudizio deve provare in concreto l’esistenza di un pericolo attuale e imminente per il proprio bene, non potendosi basare sulla mera non conformità del manufatto altrui.

Chi deve provare l’esistenza del pericolo in un’azione di danno temuto?
L’onere della prova grava interamente su chi avvia l’azione legale (l’attore). È questa parte che deve fornire al giudice tutti gli elementi concreti e oggettivi necessari a dimostrare che esiste un pericolo grave, prossimo e attuale per la sua proprietà.

L’impegno del vicino a non utilizzare un bene potenzialmente pericoloso (es. una canna fumaria difettosa) è sufficiente a escludere il danno temuto?
Sì. La Corte ha ritenuto che un impegno giuridicamente vincolante a non utilizzare il manufatto da cui potrebbe derivare il danno è una misura idonea a far cessare l’attualità del pericolo. Di conseguenza, l’azione di danno temuto può essere rigettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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