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Danno pensionistico: quando inizia la prescrizione?

Un lavoratore, illegittimamente cancellato dalle liste di collocamento, ha subito un danno pensionistico per mancati contributi. La Corte d’Appello, su rinvio della Cassazione, ha stabilito che la prescrizione per tale danno decorre dal momento della maturazione del diritto alla pensione e non dall’atto illecito. Il risarcimento è stato limitato al periodo di effettiva illegittimità della cancellazione.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Danno Pensionistico: Quando Inizia la Prescrizione?

La Corte di Appello di Firenze, con una recente sentenza, affronta un caso complesso di danno pensionistico derivante da un’illegittima cancellazione dalle liste di collocamento obbligatorio. La decisione, emessa in sede di rinvio dalla Corte di Cassazione, offre chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: il momento da cui inizia a decorrere la prescrizione per questo tipo di danno e i limiti del nesso di causalità per la quantificazione del risarcimento.

I Fatti del Caso: Un Lungo Percorso Giudiziario

La vicenda ha inizio nel 1995, quando un lavoratore appartenente a una categoria protetta, assunto tramite collocamento obbligatorio, viene licenziato a seguito di un’illegittima cancellazione dalle liste di collocamento disposta dall’amministrazione competente. Anni dopo, nel 1999, lo stesso lavoratore viene nuovamente cancellato, questa volta legittimamente, per il raggiungimento del limite di età previsto dalla normativa allora in vigore.

Il lavoratore intraprende un primo giudizio per ottenere il risarcimento dei danni da mancata retribuzione per il periodo 1996-1999, che si conclude a suo favore. Successivamente, avvia una nuova causa per ottenere il risarcimento del danno pensionistico, ovvero la perdita parziale della pensione dovuta alla mancata contribuzione nel periodo tra il primo licenziamento e la data del suo pensionamento, avvenuto nel 2009.

La Questione della Prescrizione nel Danno Pensionistico

Il nodo centrale della controversia è stato per lungo tempo l’individuazione del dies a quo, cioè il momento iniziale per il calcolo della prescrizione. L’amministrazione sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere dal 1996, anno del fatto illecito (l’illegittima cancellazione e il conseguente licenziamento). Se questa tesi fosse stata accolta, il diritto al risarcimento del lavoratore, azionato solo nel 2011, sarebbe stato prescritto.

In un primo momento, la Corte d’Appello aveva accolto questa tesi. Tuttavia, la Corte di Cassazione, annullando tale decisione, ha enunciato un principio di diritto fondamentale: il danno pensionistico non si concretizza al momento dell’omissione contributiva, ma solo quando il lavoratore matura il diritto alla pensione e ne subisce le conseguenze economiche negative. Pertanto, la prescrizione inizia a decorrere solo dal momento del pensionamento.

La Decisione della Corte d’Appello in Sede di Rinvio

La Corte fiorentina, uniformandosi al principio della Cassazione, ha rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dall’amministrazione. Ha quindi proceduto a riesaminare il merito della domanda risarcitoria, concentrandosi sulla quantificazione del danno.

La Corte ha stabilito che il risarcimento non poteva coprire l’intero periodo dal 1996 al 2009. Ha infatti ritenuto che il nesso di causalità tra la condotta illecita dell’amministrazione e il danno subito dal lavoratore si fosse interrotto nel gennaio 1999. A quella data, il lavoratore sarebbe stato comunque e legittimamente cancellato dalle liste per raggiungimento dei limiti di età previsti dalla legge dell’epoca. Di conseguenza, il danno risarcibile è stato limitato al solo triennio 1996-1999.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri logico-giuridici.

In primo luogo, riguardo alla prescrizione, la Corte ha recepito integralmente il principio della Cassazione. Ha spiegato che il diritto al risarcimento sorge quando il danno diventa attuale e concreto. Nel caso del danno pensionistico, questa concretezza si manifesta solo al raggiungimento dell’età pensionabile, quando la perdita economica diventa effettiva e percepibile. Prima di quel momento, il danno è solo potenziale e non ancora risarcibile, e quindi il termine di prescrizione non può iniziare a decorrere, in applicazione del principio generale sancito dall’art. 2935 del codice civile.

In secondo luogo, sulla quantificazione del danno, la Corte ha applicato rigorosamente il principio del nesso di causalità (art. 2043 c.c.). L’amministrazione poteva essere ritenuta responsabile solo per le conseguenze dirette e immediate della sua condotta illecita. La mancata contribuzione dopo il gennaio 1999 non era più una conseguenza dell’illegittima cancellazione del 1995, ma della successiva e legittima cancellazione per limiti di età. La possibilità per il lavoratore di reiscriversi nel 2000, grazie a una nuova legge che aveva abolito il limite di età, è stata considerata una circostanza autonoma e scollegata dalla condotta precedente dell’amministrazione, non idonea a estenderne la responsabilità.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento in materia di danno pensionistico. Da un lato, tutela fortemente il lavoratore, posticipando l’inizio della prescrizione al momento del pensionamento e garantendogli così il tempo necessario per agire. Dall’altro, circoscrive la responsabilità dell’autore dell’illecito alle sole conseguenze direttamente riconducibili alla sua condotta, evitando di addossargli danni derivanti da cause successive e indipendenti. Si afferma, in sostanza, un equilibrio tra la necessità di garantire il pieno risarcimento del danno e l’esigenza di definire con certezza i confini della responsabilità civile.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno pensionistico?
La prescrizione del diritto al risarcimento del danno da perdita o riduzione della pensione inizia a decorrere dal momento in cui il lavoratore matura il diritto al trattamento pensionistico, e non dal momento in cui si è verificata l’omissione contributiva.

Il risarcimento per danno da mancata contribuzione copre tutto il periodo fino alla pensione?
No, secondo la sentenza in esame, il risarcimento è limitato al periodo in cui esiste un nesso di causalità diretto tra la condotta illecita (es. l’illegittima cancellazione dalle liste di collocamento) e la mancata contribuzione. Se interviene un evento successivo che avrebbe comunque e legittimamente interrotto il rapporto di lavoro (come il raggiungimento di un limite di età previsto dalla legge), la responsabilità non si estende al periodo successivo a tale evento.

Cosa succede se un lavoratore viene prima cancellato illegittimamente e poi, successivamente, cancellato legittimamente dalle liste di collocamento?
In questo caso, la responsabilità dell’amministrazione che ha causato la prima illegittima cancellazione è limitata ai danni (inclusa la mancata contribuzione) maturati solo fino alla data della successiva cancellazione legittima, poiché da quel momento cessa il nesso causale con il fatto illecito originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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