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Danno patrimoniale: illegittima la riduzione del risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8349/2024, ha accolto parzialmente il ricorso di un motociclista in un caso di sinistro stradale. La Corte ha ritenuto illegittima la riduzione del risarcimento del danno patrimoniale futuro, basata sulla presunzione che il reddito del danneggiato diminuirebbe con l’avanzare dell’età. Secondo i giudici, tale presupposto è illogico e contrario alla comune esperienza, che vede i redditi tendenzialmente aumentare con l’anzianità lavorativa. La sentenza d’appello è stata cassata con rinvio per un nuovo calcolo del danno.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno patrimoniale: illegittima la riduzione del risarcimento basata sull’età

Introduzione

La corretta quantificazione del danno patrimoniale futuro, in particolare quello derivante dalla perdita della capacità di guadagno a seguito di un sinistro, è uno dei nodi più complessi nel campo della responsabilità civile. Con l’ordinanza n. 8349 del 27 marzo 2024, la Corte di Cassazione interviene con un principio di diritto cruciale, censurando la prassi di ridurre il risarcimento sulla base della presunzione, illogica e infondata, che il reddito di un lavoratore sia destinato a diminuire con l’avanzare dell’età. Questa decisione riafferma il principio della integralità del risarcimento, proteggendo il danneggiato da valutazioni arbitrarie.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un sinistro stradale in cui un motociclista subiva gravi lesioni. Nei primi due gradi di giudizio, i giudici di merito accertavano un concorso di colpa, attribuendo il 30% di responsabilità al motociclista e il restante 70% al conducente di un furgone. Sulla base di tale ripartizione, la Corte d’Appello aveva confermato il rigetto della domanda risarcitoria, ritenendo che gli importi già versati dalla compagnia assicurativa prima e durante la causa fossero superiori al danno effettivamente dovuto, una volta ricalcolato alla luce del concorso di colpa. Il motociclista, insoddisfatto, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i primi tre motivi del ricorso, relativi a presunte omissioni nella valutazione dei fatti e a violazioni di legge in merito all’attribuzione del concorso di colpa e alla personalizzazione del danno non patrimoniale. L’attenzione dei giudici si è invece concentrata sul quarto motivo, che si è rivelato fondato.

Il Calcolo del Danno Patrimoniale Futuro

Il cuore della controversia risiedeva nel metodo di calcolo del danno patrimoniale da mancato guadagno. Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse errato nella liquidazione, utilizzando una motivazione illogica e incoerente. In particolare, i giudici di secondo grado, dopo aver applicato i coefficienti di capitalizzazione basati sulle tabelle INAIL, avevano operato un’ulteriore riduzione del risarcimento. La ragione di tale taglio risiedeva in un duplice, e fallace, presupposto: il primo, secondo cui “l’effettiva percezione del reddito può ragionevolmente ridursi con l’avanzare dell’età del sinistrato”; il secondo, legato all’applicazione di un ulteriore abbattimento per lo scarto tra vita fisica e vita lavorativa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha definito le argomentazioni della Corte territoriale “radicalmente illogiche” e “sostanzialmente irragionevoli”. I giudici di legittimità hanno smontato il presupposto della riduzione del reddito con l’età, evidenziando come esso sia contrario al dato di comune apprezzamento. La normale dinamica reddituale di un lavoratore, infatti, è di regola destinata ad aumentare, non a diminuire, con il passare degli anni. Questo incremento è dovuto all’affinamento delle capacità e all’accrescimento delle esperienze per il lavoratore autonomo, o al maturare dell’anzianità e ai conseguenti incrementi salariali per il lavoratore dipendente.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come il tradizionale principio che giustificava una riduzione per lo scarto tra vita fisica e lavorativa debba ormai ritenersi superato. In un sistema pensionistico sempre più basato sul criterio contributivo, la forzata inattività del lavoratore danneggiato non attenua, ma anzi aggrava il pregiudizio patrimoniale futuro.

Pur riconoscendo che la Corte d’Appello avesse correttamente utilizzato le tabelle INAIL più recenti per individuare il coefficiente di capitalizzazione, l’errore fatale è stato applicare, a valle di questo calcolo, una riduzione arbitraria e basata su un principio giuridicamente ed economicamente infondato.

Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente al motivo accolto, rinviando la causa ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova e corretta liquidazione del danno patrimoniale. La decisione stabilisce un punto fermo: il risarcimento per la perdita della capacità di guadagno deve essere integrale e non può essere decurtato sulla base di presunzioni generiche e contrarie all’esperienza comune, come quella di un’inevitabile riduzione del reddito con l’invecchiamento. Questo principio garantisce una maggiore tutela per le vittime di gravi sinistri, assicurando che il risarcimento rifletta fedelmente il pregiudizio economico subito.

È possibile ridurre il risarcimento per danno patrimoniale futuro presumendo che il reddito della vittima diminuirà con l’età?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale riduzione è illogica e irragionevole. La normale dinamica reddituale di un lavoratore, di regola, prevede un aumento con l’avanzare dell’età e dell’esperienza, non una diminuzione.

Quali criteri si devono usare per calcolare il danno da perdita di capacità di guadagno?
Si deve moltiplicare il reddito perduto per un adeguato coefficiente di capitalizzazione, basato su parametri aggiornati e scientificamente corretti, come le più recenti tabelle previdenziali e assistenziali (es. tabelle INAIL), che tengono conto dell’aumento della durata media della vita.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “assorbito”?
Significa che l’accoglimento di un altro motivo di ricorso rende superfluo esaminare quello “assorbito”. In questo caso, l’accoglimento del motivo sul calcolo del danno ha reso inutile la valutazione del motivo sugli interessi, poiché il calcolo dovrà essere rifatto integralmente dalla corte di rinvio, inclusi gli accessori come gli interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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