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Danno non patrimoniale persone giuridiche: Cassazione

Una società per azioni si è vista negare dalla Corte d’Appello il risarcimento per l’eccessiva durata di un processo, motivando il diniego con la solidità patrimoniale dell’ente e con il cambio dei suoi amministratori nel corso della causa. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il danno non patrimoniale persone giuridiche sussiste e va risarcito. Ha chiarito che il disagio psicologico degli organi gestionali è presunto e che il cambio degli amministratori è irrilevante ai fini del riconoscimento del diritto.

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Danno non patrimoniale persone giuridiche: La Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rafforzato un principio fondamentale in tema di giustizia e imprese: anche le società hanno diritto al risarcimento per l’eccessiva durata dei processi. L’analisi del danno non patrimoniale persone giuridiche rivela che il disagio derivante dalla lentezza della giustizia non è una prerogativa delle sole persone fisiche. La sentenza chiarisce che il cambio di amministratori durante una causa non estingue questo diritto.

I Fatti di Causa: La Lunga Attesa di una Società

Una società per azioni, con un notevole capitale sociale, aveva avviato un’azione legale per il recupero di un credito nell’ambito di una procedura fallimentare. A causa della durata irragionevole di tale procedura, la società ha richiesto un’equa riparazione ai sensi della Legge Pinto. La Corte d’Appello, tuttavia, ha respinto la domanda. Le ragioni del rigetto si basavano su tre argomenti principali: l’orientamento tradizionale che escludeva il disagio psicologico per un ente astratto come la società; il fatto che, anche ammettendo il danno riflesso sugli amministratori, questi erano cambiati nel corso del tempo; infine, la notevole solidità patrimoniale della società a fronte di un credito di modesta entità, che secondo la corte territoriale minimizzava l’impatto del ritardo.

La Decisione sul danno non patrimoniale persone giuridiche

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza è il consolidamento dell’orientamento più moderno in materia. La Suprema Corte ha affermato che il danno non patrimoniale persone giuridiche è una conseguenza normale, sebbene non automatica, della violazione del diritto alla ragionevole durata del processo. Questo danno si manifesta attraverso i disagi e i turbamenti psicologici subiti dalle persone preposte alla gestione dell’ente, come gli amministratori o i soci.

Le Motivazioni: Perché il Cambio di Amministratori è Irrilevante

Il passaggio più significativo della motivazione risiede nell’aver dichiarato irrilevante l’avvicendamento nella carica di amministratore. La Cassazione ha spiegato che la sofferenza e la preoccupazione degli organi gestionali di fronte a un processo che si protrae all’infinito sono presunte. Non è necessario, quindi, fornire una prova puntuale e concreta del disagio di ogni singolo amministratore che si è succeduto. L’interesse della società a una rapida ed efficace definizione del giudizio è un dato oggettivo e costante, che non viene meno con il cambio delle persone fisiche che la rappresentano. La Corte ha ritenuto ‘superflua’ la valutazione sulla sofferenza specifica dei singoli amministratori, in quanto questi, come organi esecutivi, non possono che essere interessati alla sollecita trattazione del giudizio che coinvolge l’ente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida il diritto delle società a ottenere un indennizzo quando i tempi della giustizia superano ogni limite di ragionevolezza. In secondo luogo, semplifica notevolmente l’onere della prova per le imprese: non sarà più necessario dimostrare la continuità del patema d’animo di uno specifico amministratore per tutta la durata del processo. La decisione riafferma con forza un principio di civiltà giuridica: la giustizia lenta è una negazione della giustizia stessa, un danno che colpisce non solo i cittadini, ma anche il tessuto produttivo del Paese rappresentato dalle imprese.

Una società ha diritto al risarcimento del danno non patrimoniale per l’eccessiva durata di un processo?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che anche le persone giuridiche hanno diritto a un’equa riparazione per il danno non patrimoniale, inteso come il disagio e il turbamento psicologico che la lentezza del processo provoca alle persone fisiche che gestiscono l’ente.

Il cambio degli amministratori durante il processo influisce sul diritto al risarcimento?
No. La Corte ha stabilito che l’avvicendamento degli amministratori è irrilevante. L’interesse della società a una rapida conclusione del giudizio è costante e il disagio dei suoi organi rappresentativi è presunto, senza necessità di dimostrare la sofferenza continua di uno specifico individuo.

La solidità economica di una società può escludere il diritto all’indennizzo per la lentezza della giustizia?
Sebbene la Corte d’Appello avesse utilizzato questo argomento per negare il risarcimento, la Corte di Cassazione ha cassato la decisione basandosi sul principio del diritto al risarcimento del danno non patrimoniale a prescindere dal cambio di amministratori. Accogliendo questo motivo, ha assorbito gli altri, rinviando per una nuova valutazione che dovrà seguire i principi di diritto affermati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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