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Danno morale: quando è domanda nuova in appello?

A seguito di un sinistro stradale, una Corte d’Appello ha stabilito un principio fondamentale sul risarcimento del danno morale. La richiesta di liquidazione autonoma del danno morale, se non formulata in primo grado ma presentata solo in appello, viene considerata una “domanda nuova” e quindi inammissibile. La Corte ha chiarito che la richiesta di “personalizzazione del danno biologico” è concettualmente diversa dalla richiesta di un autonomo risarcimento per danno morale. La sentenza ha invece accolto l’appello dei familiari della vittima sulla compensazione delle spese legali, affermando che la loro condanna deve essere adeguatamente motivata e non può essere generica, soprattutto in caso di accoglimento parziale della domanda.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno Morale: Quando la Richiesta in Appello Diventa Inammissibile

Il risarcimento del danno morale rappresenta uno degli aspetti più delicati e dibattuti nel diritto della responsabilità civile. Una recente sentenza della Corte di Appello di Bari offre spunti cruciali sulla sua corretta qualificazione processuale, distinguendolo nettamente dalla personalizzazione del danno biologico e stabilendo quando una sua richiesta in appello può essere dichiarata inammissibile. Questo caso, nato da un grave incidente stradale, sottolinea l’importanza di formulare con precisione le proprie domande sin dal primo grado di giudizio.

Il Caso: Incidente Stradale e la Decisione di Primo Grado

I fatti traggono origine da un sinistro stradale in cui una passeggera riportava gravi lesioni personali a seguito della perdita di controllo del veicolo da parte del conducente, che terminava la sua corsa contro un albero. In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda risarcitoria della vittima principale, ritenendo congrua l’offerta di 110.000,00 euro già corrisposta dalla compagnia assicurativa. Accoglieva, invece, la domanda dei genitori per il cosiddetto “danno morale riflesso”, liquidando una somma in loro favore ma compensando integralmente le spese di lite tra tutte le parti.

I Motivi dell’Appello: Danno Morale e Spese Legali

La decisione veniva impugnata sia dalla vittima principale che dai suoi genitori. La prima lamentava il mancato riconoscimento di un autonomo danno morale, sostenendo che il giudice avesse applicato in modo scorretto e automatico le tabelle di liquidazione senza considerare la sofferenza interiore patita. I genitori, invece, contestavano la compensazione delle spese legali, ritenendola ingiusta dato l’accoglimento della loro domanda.

L’Analisi della Corte sul Danno Morale e la Soccombenza

La Corte d’Appello ha esaminato i due distinti motivi di gravame, giungendo a conclusioni opposte per le due posizioni.

La Questione del Danno Morale: Personalizzazione o Domanda Autonoma?

Il punto centrale della decisione riguarda la richiesta del danneggiato principale. La Corte ha dichiarato il suo appello inammissibile, qualificando la richiesta di liquidazione del danno morale come una “domanda nuova” ai sensi dell’art. 345 del codice di procedura civile.
I giudici hanno osservato che in primo grado l’appellante non aveva chiesto la liquidazione di un’autonoma voce di danno, ma si era limitato a richiedere la “massima personalizzazione del danno biologico”. Questa distinzione non è meramente terminologica, ma sostanziale. La personalizzazione serve ad adeguare il risarcimento del danno alla salute alle specifiche conseguenze negative che la lesione ha avuto sulla vita del singolo, mentre il danno morale rappresenta una voce autonoma, identificabile nella sofferenza soggettiva transeunte.
Poiché la richiesta di un autonomo risarcimento per il danno morale non era stata formulata nel primo giudizio, la sua proposizione in appello è stata ritenuta tardiva e, di conseguenza, inammissibile.

La Compensazione delle Spese: Una Decisione da Motivare

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo all’appello dei genitori. I giudici hanno ritenuto fondata la loro censura sulla compensazione delle spese legali. Richiamando la giurisprudenza di legittimità (Cass. N. 8272/2020), hanno ribadito che la compensazione delle spese, in deroga al principio generale della soccombenza, è possibile solo in presenza di “gravi ed eccezionali ragioni” che devono essere specificamente motivate dal giudice. Nel caso di specie, il Tribunale non aveva fornito alcuna motivazione adeguata per giustificare la compensazione, nonostante la domanda dei genitori fosse stata accolta. Pertanto, la Corte ha riformato la sentenza su questo punto, condannando la compagnia assicurativa a rimborsare le spese legali del primo grado e del giudizio di appello ai genitori.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali del diritto processuale civile.
In primo luogo, il principio della domanda e il divieto di nova in appello (art. 345 c.p.c.). La Corte ha inteso proteggere la struttura bifasica del giudizio, impedendo che l’ambito della controversia venga ampliato in sede di impugnazione. La distinzione tra richiesta di personalizzazione del danno biologico e richiesta di liquidazione di un autonomo danno morale è stata decisiva. La prima attiene alla quantificazione di una voce di danno già dedotta, la seconda introduce una voce di danno nuova e distinta.
In secondo luogo, il principio della soccombenza in materia di spese legali (art. 91 c.p.c.). La Corte ha riaffermato che la parte le cui domande vengono accolte ha diritto al rimborso delle spese sostenute. La deroga a questo principio, attraverso la compensazione (art. 92 c.p.c.), deve essere un’eccezione rigorosamente motivata, per non vanificare il diritto di azione e difesa.

Le Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. Per chi agisce in giudizio per il risarcimento dei danni, è essenziale formulare sin dall’atto introduttivo tutte le richieste in modo chiaro e distinto, specificando ogni singola voce di danno (biologico, morale, patrimoniale) di cui si chiede il ristoro, per evitare di incorrere in preclusioni processuali. Per i professionisti legali, emerge la conferma che la vittoria nel merito, anche se parziale, deve essere accompagnata dalla condanna della controparte alle spese, e ogni eventuale compensazione decisa dal giudice deve essere attentamente vagliata per verificare la sussistenza di una motivazione adeguata e non generica.

Chiedere la personalizzazione del danno biologico in primo grado è la stessa cosa che chiedere il risarcimento per un autonomo danno morale?
No. Secondo la sentenza, sono due richieste diverse. La personalizzazione del danno biologico adegua il risarcimento alle specifiche conseguenze della lesione sulla vita della persona, mentre la richiesta di risarcimento del danno morale riguarda una voce di danno autonoma, legata alla sofferenza interiore.

È possibile chiedere per la prima volta in appello il risarcimento del danno morale?
No. Se la richiesta di liquidazione di un autonomo danno morale non è stata formulata nel giudizio di primo grado, presentarla per la prima volta in appello la qualifica come “domanda nuova”, che è inammissibile ai sensi dell’art. 345 del codice di procedura civile.

Il giudice può sempre compensare le spese legali tra le parti?
No. La compensazione delle spese legali è un’eccezione alla regola secondo cui chi perde paga. Può essere disposta solo in presenza di “gravi ed eccezionali ragioni” che devono essere esplicitamente e specificamente indicate nella motivazione della sentenza. Una motivazione generica o assente rende la decisione sulla compensazione illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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