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Danno micropermanente: la liquidazione corretta

Una paziente, a seguito di un’errata diagnosi di tumore e un intervento non necessario, ha ottenuto un risarcimento. Il caso è giunto fino in Cassazione per stabilire il corretto criterio di liquidazione del danno micropermanente (invalidità al 4%). La Corte ha stabilito l’applicazione obbligatoria delle tabelle ministeriali previste dall’art. 139 del Codice delle Assicurazioni, e non delle Tabelle di Milano, rideterminando l’importo finale. La sentenza chiarisce anche la possibilità di personalizzare il danno per sofferenza morale.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno Micropermanente: Guida alla Corretta Liquidazione del Risarcimento

Il risarcimento del danno micropermanente in ambito di responsabilità medica è un tema complesso, che ha visto un lungo dibattito giurisprudenziale. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma, pronunciata in sede di rinvio dalla Cassazione, offre chiarimenti fondamentali su quali criteri utilizzare per la sua corretta liquidazione, stabilendo un punto fermo sulla prevalenza delle tabelle ministeriali.

I Fatti del Caso: Dall’Errore Diagnostico alla Battaglia Legale

Una paziente conveniva in giudizio un medico e la struttura sanitaria di riferimento chiedendo un cospicuo risarcimento per i danni subiti a seguito di un intervento di biopsia chirurgica. L’operazione era stata eseguita a causa di un’errata diagnosi di tumore alla mammella, rivelatasi poi non necessaria. La paziente lamentava danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall’errore medico.

Il Percorso Giudiziario: Primo Grado e Appello

Il Tribunale di primo grado riconosceva la responsabilità del medico e della struttura sanitaria nella misura del 50% ciascuno. Per la liquidazione del danno biologico, quantificato in un’invalidità permanente del 4%, il giudice applicava correttamente le tabelle previste dall’art. 139 del d.lgs. n. 209/2005, specifiche per il danno micropermanente. La Corte di Appello, invece, riformava parzialmente la sentenza. Pur confermando l’invalidità al 4%, utilizzava le Tabelle di Milano, più generose, e aumentava l’importo del risarcimento, includendo anche le future spese mediche per la ricostruzione estetica.

Il Ruolo Decisivo della Cassazione sul danno micropermanente

La questione approdava in Corte di Cassazione, la quale accoglieva il ricorso principale dei sanitari. La Suprema Corte stabiliva un principio di diritto vincolante: per la liquidazione del danno micropermanente, ovvero lesioni con postumi invalidanti tra l’1% e il 9%, il criterio da applicare è esclusivamente quello previsto dalle tabelle ministeriali dell’art. 139 del Codice delle Assicurazioni. L’uso delle Tabelle del Tribunale di Milano, in questi casi, è errato. La Cassazione, quindi, cassava la sentenza d’appello e rinviava la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, per la corretta rideterminazione del danno.

Le Motivazioni della Decisione Finale

La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, si è attenuta scrupolosamente al principio dettato dalla Cassazione. Ha quindi proceduto a ricalcolare il risarcimento dovuto alla paziente.

Il punto di partenza è stato il danno biologico strettamente inteso, calcolato sulla base di un’invalidità permanente del 4% e dell’età della danneggiata (63 anni), utilizzando le tabelle ministeriali aggiornate. Questo ha portato a un importo “base”.

Successivamente, la Corte ha affrontato la questione della sofferenza interiore (danno morale). Richiamando la stessa giurisprudenza della Cassazione, ha riconosciuto che, nonostante l’uso delle tabelle legali, è possibile un aumento equitativo per personalizzare il risarcimento. Considerata la natura della lesione (una cicatrice con impatto estetico e sulla percezione di sé), ha applicato un aumento del 20% sull’importo base.

Infine, è stato confermato il risarcimento per le spese mediche future, già riconosciuto nella precedente sentenza d’appello e non oggetto della decisione della Cassazione. Sommando queste voci e detraendo un acconto già versato dalla compagnia assicurativa, la Corte ha determinato l’importo finale dovuto, comprensivo di interessi e rivalutazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale per tutti i casi di responsabilità che comportano lesioni lievi. La liquidazione del danno micropermanente non è lasciata alla discrezionalità del giudice attraverso criteri generali come le Tabelle di Milano, ma deve seguire un percorso normativo preciso e inderogabile, quello delineato dal Codice delle Assicurazioni. Ciò garantisce uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale e certezza del diritto per le parti coinvolte. La decisione, inoltre, conferma che la rigidità delle tabelle ministeriali non esclude la possibilità di riconoscere e risarcire la sofferenza soggettiva, attraverso una personalizzazione motivata del danno, seppur entro limiti percentuali definiti dalla legge stessa.

Per un danno micropermanente, quali tabelle si usano per il risarcimento?
Per il risarcimento di un danno che comporti un’invalidità permanente tra 1 e 9 punti percentuali (micropermanente), si devono obbligatoriamente utilizzare le tabelle ministeriali previste dall’art. 139 del Codice delle Assicurazioni (d.lgs. 209/2005).

È possibile ottenere un aumento per la sofferenza morale oltre al danno biologico tabellare?
Sì, la sentenza conferma che è possibile. Il giudice può aumentare in via equitativa l’importo risultante dalle tabelle ministeriali per tenere conto della sofferenza interiore e della personalizzazione del danno. Nel caso specifico, l’aumento è stato del 20% del danno biologico.

Le nuove leggi sui criteri di risarcimento del danno si applicano anche a fatti avvenuti prima della loro entrata in vigore?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che i nuovi criteri di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale, come quelli introdotti dalla legge n. 189/2012, trovano diretta applicazione anche nei giudizi in corso per fatti pregressi, a condizione che non si sia già formato un giudicato (una sentenza definitiva) sull’ammontare del risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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