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Danno emergente: la prova del costo è necessaria?

Una società ha subito danni a seguito di un’alluvione causata dalla mancata manutenzione di un corso d’acqua da parte di un consorzio. La società ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che i costi di riparazione non ancora pagati dovessero rientrare nel risarcimento per danno emergente. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per ottenere un risarcimento è indispensabile fornire una prova concreta della spesa sostenuta o di un’obbligazione giuridicamente vincolante a pagarla. La semplice allegazione di un costo futuro non è sufficiente.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno Emergente: La Prova del Costo è Necessaria per il Risarcimento?

Il concetto di danno emergente è al centro di innumerevoli cause di risarcimento. Ma cosa include esattamente? Solo le spese già pagate o anche quelle che si dovranno sostenere in futuro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la necessità di fornire una prova concreta non solo del danno, ma anche dell’obbligazione giuridica a ripararlo.

I Fatti del Caso: Un’Alluvione e la Richiesta di Risarcimento

Una società, attiva nel settore della vendita e riparazione di automobili, subiva ingenti danni a seguito dell’esondazione di un corso d’acqua. L’evento era stato causato dalla mancata manutenzione del fosso da parte del Consorzio di Bonifica competente. La società, che operava in un immobile detenuto in comodato e utilizzava beni aziendali in affitto, citava in giudizio il Consorzio per ottenere il risarcimento di tutti i danni patiti.

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione di primo grado, riconosceva la responsabilità del Consorzio ma riduceva l’importo del risarcimento. I giudici escludevano dal computo i costi per il ripristino dell’immobile e per la riparazione dei beni aziendali non di proprietà, motivando che la società danneggiata non aveva fornito la prova di aver effettivamente sostenuto tali spese.

Il Ricorso in Cassazione sul Danno Emergente

La società proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo un’importante tesi giuridica. A suo avviso, la Corte d’Appello aveva errato nel non considerare come danno emergente anche l’obbligazione di sostenere le spese di ripristino. Secondo la ricorrente, il solo fatto di essere contrattualmente obbligata (in base ai contratti di comodato e di affitto d’azienda) a riparare i beni costituiva di per sé una ‘perdita subita’ e, quindi, un danno risarcibile, a prescindere dal fatto che i pagamenti fossero già stati effettuati. Anche il Consorzio presentava un ricorso incidentale, contestando la propria responsabilità e la quantificazione dei danni.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Necessità della Prova Concreta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, fornendo chiarimenti fondamentali sulla prova del danno emergente. I giudici hanno spiegato che la doglianza della società non verteva su un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

La Corte d’Appello, infatti, non aveva negato il principio per cui un’obbligazione di pagamento possa costituire un danno. Piuttosto, aveva concluso che, nel caso specifico, mancava la prova dell’esistenza di tale obbligazione in forma concreta e attuale. In altre parole, la società non aveva dimostrato che i proprietari dei beni (il comodante dell’immobile e il concedente dell’azienda) avessero effettivamente richiesto il pagamento delle riparazioni. L’obbligo contrattuale generico di mantenere i beni in buono stato non si era tradotto in un vinculum iuris specifico e provato, ossia in una pretesa economica attuale che costituisse una posta passiva certa nel patrimonio della danneggiata.

Le Conclusioni: Quando un’Obbligazione Diventa Danno Risarcibile

La decisione consolida un principio cardine in materia di risarcimento del danno: l’onere della prova è rigoroso. Per ottenere il risarcimento di una spesa non ancora sostenuta, non è sufficiente allegare un obbligo contrattuale generico. Il danneggiato deve dimostrare che tale obbligo si è concretizzato in una pretesa attuale e giuridicamente vincolante. Senza questa prova, la richiesta di risarcimento per il danno emergente resta confinata nel campo delle ipotesi e non può essere accolta. Questa pronuncia serve da monito per chi agisce in giudizio: la preparazione di un solido impianto probatorio è essenziale per vedere riconosciute le proprie ragioni.

Per ottenere il risarcimento del danno emergente è sufficiente dimostrare di dover sostenere una spesa futura?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente. È necessario fornire la prova concreta non solo dell’esistenza del danno, ma anche dell’effettivo sostenimento della spesa o, in alternativa, dell’esistenza di un’obbligazione giuridica vincolante (vinculum iuris) che impone di effettuare tale spesa.

L’obbligo di riparare un bene in comodato o in affitto costituisce automaticamente un danno risarcibile in caso di danneggiamento da parte di terzi?
Non automaticamente. La Corte ha chiarito che, sebbene esista un obbligo contrattuale di manutenzione e restituzione, ai fini del risarcimento è necessario dimostrare che il proprietario (comodante o locatore) abbia effettivamente preteso l’effettuazione degli interventi di ripristino o il rimborso delle relative spese. In assenza di tale prova, l’obbligazione non si traduce in una ‘perdita subita’ risarcibile.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Pertanto, non può riesaminare i fatti del caso o la valutazione delle prove (come documenti o testimonianze) effettuata dai giudici dei gradi precedenti, a meno che non vi sia una violazione di legge nel processo di formazione della prova o una motivazione completamente assente o illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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