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Danno da ritardo aereo: la prova spetta al passeggero

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20941/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di risarcimento del danno da ritardo aereo. Analizzando il caso di due passeggeri bloccati per 58 ore in aeroporto, la Corte ha chiarito che, secondo la Convenzione di Montreal, il semplice ritardo non dà diritto a un indennizzo automatico. Spetta al viaggiatore l’onere di dimostrare concretamente sia il danno patrimoniale (spese extra) sia quello non patrimoniale, il quale deve consistere in un pregiudizio grave che superi il mero disagio o stress.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno da Ritardo Aereo: La Prova è a Carico del Passeggero

Il danno da ritardo aereo rappresenta una delle problematiche più sentite dai viaggiatori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20941 del 26 luglio 2024) ha fornito chiarimenti cruciali su quando e come sia possibile ottenere un risarcimento, stabilendo che la semplice attesa, anche se prolungata, non è sufficiente. Il passeggero ha l’onere di provare il danno concreto subito. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un’Attesa Interminabile in Aeroporto

Due passeggeri, dopo la cancellazione del loro volo interno negli Stati Uniti, si sono trovati costretti a un’attesa forzata di ben 58 ore presso l’aeroporto di partenza. Durante questo lungo periodo, hanno lamentato la totale assenza di assistenza e informazioni da parte della compagnia aerea. Hanno quindi agito in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

Il Giudice di Pace, in primo grado, aveva accolto parzialmente la loro richiesta, condannando il vettore aereo a un cospicuo risarcimento basato sulla Convenzione di Montreal. Tuttavia, il Tribunale in sede di appello ha ribaltato la decisione. Pur riconoscendo la responsabilità della compagnia per il ritardo, ha negato il risarcimento, sostenendo che i passeggeri non avessero fornito prova specifica né del danno patrimoniale (spese extra, perdite economiche), né di quello non patrimoniale, avendo lamentato solo un generico “disagio” e “stress”, non risarcibili automaticamente secondo la legge italiana.

La Decisione della Cassazione sul Danno da Ritardo Aereo

I passeggeri hanno portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale ha però respinto il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. La Corte ha colto l’occasione per delineare con precisione i confini del diritto al risarcimento nel contesto del trasporto aereo internazionale.

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra due normative spesso confuse:
1. Regolamento (CE) n. 261/2004: Prevede una compensazione pecuniaria forfettaria (un indennizzo automatico) per ritardi prolungati, cancellazioni o negato imbarco, ma si applica solo a voli legati al territorio dell’Unione Europea.
2. Convenzione di Montreal: Disciplina il trasporto aereo internazionale in senso più ampio. Questa convenzione, a differenza del Regolamento UE, non prevede un indennizzo automatico. L’art. 22 stabilisce solo un limite massimo alla responsabilità del vettore per i danni da ritardo, ma non crea un diritto al risarcimento.

Nel caso di specie, trattandosi di un volo interno agli USA, il Regolamento UE non era applicabile. La controversia andava quindi risolta unicamente alla luce della Convenzione di Montreal e del diritto nazionale italiano, a cui la Convenzione stessa rinvia per la determinazione del danno.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Danno-Evento e Danno-Conseguenza

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione sulla distinzione fondamentale, nel nostro ordinamento, tra “danno-evento” e “danno-conseguenza”.

* Il danno-evento è l’inadempimento stesso del contratto: in questo caso, il ritardo di 58 ore. L’esistenza di questo evento è pacifica e la responsabilità è del vettore.
Il danno-conseguenza è il pregiudizio concreto che deriva da quell’inadempimento. Questo danno non è mai presunto (non è in re ipsa*), ma deve essere allegato e provato dal passeggero.

Per il danno patrimoniale, i viaggiatori avrebbero dovuto dimostrare le spese effettivamente sostenute (cibo, alloggio, ecc.) o le opportunità economiche perse a causa del ritardo.

Per il danno non patrimoniale, la questione è più complessa. Non è sufficiente lamentare un generico disagio, fastidio o stress. Per essere risarcibile, il danno deve incidere su diritti inviolabili della persona tutelati dalla Costituzione (come la salute o la libertà personale) e superare una “soglia minima di tollerabilità”. I passeggeri avrebbero dovuto dimostrare, ad esempio, che l’attesa forzata ha causato un peggioramento delle condizioni di salute o ha limitato in modo apprezzabile la loro libertà di movimento, impedendo lo svolgimento di attività rilevanti.

La Corte ha quindi concluso che i ricorrenti si erano limitati a criticare l’accertamento dei fatti senza argomentare, neppure tramite presunzioni, come un’attesa di 58 ore in aeroporto si fosse tradotta in un danno risarcibile e non in un mero, seppur grave, fastidio.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Passeggeri

Questa sentenza offre una lezione pratica per tutti i viaggiatori che subiscono un grave ritardo aereo, specialmente su tratte non coperte dal Regolamento UE 261/2004. Il diritto al risarcimento non è automatico. Per avere successo in una causa contro una compagnia aerea è indispensabile:
1. Conservare la documentazione: Scontrini, fatture e ricevute di tutte le spese extra sostenute a causa del ritardo sono fondamentali per provare il danno patrimoniale.
2. Essere specifici nell’allegazione del danno non patrimoniale: Non basta parlare di stress. È necessario descrivere come il ritardo abbia concretamente leso un diritto fondamentale, ad esempio documentando la perdita di un evento importante (un matrimonio, un colloquio di lavoro, una visita medica) o l’impatto sulla propria salute fisica o psichica.

In sintesi, il ritardo è la premessa, ma la prova del danno è il cuore della richiesta di risarcimento. Senza di essa, anche di fronte a un disservizio evidente, il passeggero rischia di non ottenere alcuna tutela.

In caso di ritardo aereo regolato dalla Convenzione di Montreal, il risarcimento del danno è automatico?
No. La Convenzione di Montreal stabilisce solo un limite massimo alla responsabilità della compagnia aerea, ma non crea un diritto automatico al risarcimento. Il passeggero deve sempre provare l’esistenza e l’ammontare del danno subito secondo le leggi nazionali applicabili.

Qual è la differenza tra il risarcimento previsto dalla Convenzione di Montreal e quello del Regolamento UE 261/2004?
Il Regolamento UE 261/2004 prevede una compensazione pecuniaria forfettaria (un indennizzo standardizzato) che scatta automaticamente al superamento di determinate ore di ritardo, a prescindere dalla prova di un danno specifico. La Convenzione di Montreal, invece, prevede un risarcimento del danno effettivo, che deve essere concretamente provato dal passeggero.

Per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale (es. da stress) per un ritardo aereo, cosa deve dimostrare il passeggero?
Il passeggero deve dimostrare che il ritardo ha causato una lesione grave di un diritto inviolabile della persona (come salute, libertà personale) e che tale pregiudizio ha superato la soglia della normale tollerabilità. Una generica lamentela di “disagio” o “stress” non è sufficiente; è necessaria un’allegazione specifica e provata del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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