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Danno da perdita parentale: il concorso di colpa

La Corte d’Appello si pronuncia su un caso di risarcimento per la morte di un passeggero in un incidente stradale. La sentenza riforma parzialmente la decisione di primo grado, riconoscendo il diritto dei familiari al risarcimento del danno da perdita parentale. Tuttavia, l’importo viene ridotto del 50% a causa del concorso di colpa della vittima, che presumibilmente non indossava la cintura di sicurezza. La Corte ha inoltre rigettato la richiesta di risarcimento per lucro cessante per mancanza di prove adeguate.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno da Perdita Parentale: Quando la Colpa della Vittima Riduce il Risarcimento

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bari affronta un tema delicato e complesso: il risarcimento del danno da perdita parentale e la sua possibile riduzione a causa del concorso di colpa della vittima. Questo provvedimento offre importanti chiarimenti su come i giudici valutano la condotta del defunto e come questa influenzi l’entità del risarcimento spettante ai familiari superstiti, analizzando anche l’onere della prova per le richieste di danno patrimoniale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un tragico incidente stradale in cui un passeggero a bordo di un autocarro perdeva la vita. A seguito dello scoppio di uno pneumatico, il conducente perdeva il controllo del mezzo, che si ribaltava dopo aver urtato il guard rail. I familiari della vittima citavano in giudizio i responsabili per ottenere il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, subiti a causa della prematura scomparsa del loro congiunto.

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda. I familiari proponevano quindi appello, chiedendo la riforma totale della sentenza e il riconoscimento del loro diritto al risarcimento.

La Decisione della Corte d’Appello sul danno da perdita parentale

La Corte d’Appello ha parzialmente accolto il gravame, ribaltando la decisione del primo giudice sul diritto al risarcimento. I giudici hanno riconosciuto l’esistenza del danno da perdita parentale in favore dei familiari, ma hanno stabilito che l’importo dovesse essere ridotto del 50%. La Corte ha invece confermato il rigetto della domanda relativa al danno patrimoniale da lucro cessante.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione dei giudici d’appello si fonda su un’attenta analisi di diversi principi giuridici. Vediamo i punti salienti.

Il Principio di Non Contestazione e la Quantificazione

La Corte ha osservato che, nel corso del giudizio, la controparte non aveva mai contestato il diritto dei familiari a ricevere un risarcimento, ma solo la sua quantificazione. Il dibattito si era concentrato sull’ammontare del danno. Su questo punto, la Corte ha stabilito che il calcolo dovesse avvenire secondo la legge italiana e sulla base delle tabelle elaborate dal Tribunale di Milano, punto di riferimento nazionale per la liquidazione del danno alla persona. Il calcolo ha tenuto conto dell’età della vittima e dei singoli familiari, del tipo di legame e del numero di componenti del nucleo familiare.

Il Concorso di Colpa della Vittima come fattore di riduzione del danno da perdita parentale

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’accertamento di un concorso di colpa della vittima nella causazione dell’evento mortale. È emerso che il corpo del defunto era stato ritrovato a circa 20 metri dal veicolo ribaltato. Secondo la Corte, questa circostanza dimostra in modo inequivocabile che la vittima non indossava la cintura di sicurezza. Se l’avesse fatto, sarebbe rimasta all’interno dell’abitacolo, come accaduto agli altri occupanti del veicolo, che sono rimasti illesi.

Richiamando consolidata giurisprudenza della Cassazione, la Corte ha affermato che la condotta colposa della vittima, pur non essendo un illecito verso i propri familiari, incide sulla catena causale che ha portato al loro danno. Pertanto, il risarcimento spettante ai congiunti iure proprio deve essere ridotto in misura corrispondente al grado di responsabilità attribuito alla vittima stessa, stimato nel 50%.

Il Rigetto della Domanda per Lucro Cessante

La Corte ha rigettato la richiesta di risarcimento per la perdita dei contributi economici che la vittima avrebbe garantito alla famiglia (lucro cessante). Le prove presentate, inclusa la testimonianza di un collega di lavoro, sono state ritenute troppo generiche. I familiari non sono riusciti a dimostrare in modo concreto e puntuale l’ammontare, la frequenza e la destinazione dei presunti versamenti economici effettuati dal defunto. La sola affermazione che “manteneva la famiglia” non è stata considerata sufficiente in assenza di prove documentali, come contabili bancarie, che attestassero i trasferimenti di denaro.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali in materia di risarcimento del danno. In primo luogo, il comportamento della vittima di un illecito è un elemento che i giudici devono attentamente valutare: una condotta imprudente, come il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza, può portare a una significativa riduzione del risarcimento per danno da perdita parentale riconosciuto ai familiari. In secondo luogo, chi agisce in giudizio per ottenere un risarcimento per danno patrimoniale, come il lucro cessante, ha l’onere di fornire prove concrete e specifiche a sostegno della propria pretesa. Affermazioni generiche, non supportate da adeguata documentazione, non sono sufficienti a fondare una condanna al risarcimento.

Quando il risarcimento per danno da perdita parentale può essere ridotto?
Il risarcimento può essere ridotto quando viene accertato un concorso di colpa della vittima. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte del defunto abbia contribuito in modo determinante all’esito mortale dell’incidente, giustificando una riduzione del 50% dell’importo dovuto ai familiari.

Come viene calcolato il danno da perdita parentale?
Il danno viene calcolato utilizzando come riferimento le tabelle del Tribunale di Milano. La quantificazione si basa su un sistema a punti che considera diversi fattori, tra cui l’età della vittima e dei familiari al momento del decesso, il grado di parentela (coniuge, figli, genitori, fratelli), la convivenza e il numero di familiari superstiti.

Perché la richiesta di risarcimento per lucro cessante è stata respinta?
La richiesta è stata respinta per mancanza di prove adeguate. I familiari non sono riusciti a dimostrare in modo concreto l’entità dei contributi economici che la vittima versava alla famiglia. Le testimonianze sono state ritenute troppo generiche e non è stata fornita alcuna documentazione, come contabili bancarie, che provasse i trasferimenti di denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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