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Danno da parti comuni: si può agire contro un solo condomino?

Un’attività commerciale e diversi privati subiscono danni da infiltrazioni provenienti da un immobile sovrastante, di proprietà di un ente pubblico nello stesso condominio. Inizialmente ottengono un risarcimento, ma la Corte d’Appello annulla la decisione, sostenendo che l’azione doveva essere intentata contro l’intero condominio. La Corte di Cassazione, ribaltando il verdetto, ha stabilito che in caso di danno da parti comuni, la vittima può citare in giudizio anche un solo condomino per l’intero importo, in virtù della responsabilità solidale.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Danno da Parti Comuni: La Cassazione Conferma, si Può Agire Contro un Singolo Condomino

Quando si subisce un danno da parti comuni all’interno di un condominio, sorge spontanea una domanda cruciale: contro chi bisogna agire per ottenere il risarcimento? È necessario citare in giudizio l’intero condominio o è possibile rivalersi su un singolo proprietario? Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto fondamentale, ribadendo un principio che rafforza la tutela del danneggiato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di risarcimento avanzata da una società e da alcuni privati, proprietari di un immobile adibito da decenni ad attività commerciale nel settore dell’abbigliamento. L’immobile aveva subito ingenti danni a causa di consistenti infiltrazioni d’acqua provenienti dalla proprietà sovrastante, gestita in via esclusiva da un’azienda sanitaria locale. Tali infiltrazioni avevano infine causato il crollo di alcune travi del tetto.

I danneggiati avevano quindi citato in giudizio l’azienda sanitaria, ritenendola responsabile ai sensi dell’art. 2051 c.c. (responsabilità per cose in custodia), in quanto unica entità ad avere la materiale disponibilità e il controllo della porzione di edificio da cui era scaturito il danno.

L’Iter Giudiziario e il Ricorso in Cassazione

In primo grado, il Tribunale aveva accolto la domanda dei ricorrenti, condannando l’azienda sanitaria a un risarcimento di oltre 25.000 euro. Tuttavia, la Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dell’ente pubblico, aveva ribaltato la sentenza. Secondo i giudici di secondo grado, la domanda avrebbe dovuto essere rivolta all’intero condominio e non al singolo condomino, dichiarando quindi un difetto di legittimazione passiva dell’azienda sanitaria.

Contro questa decisione, i proprietari dell’immobile danneggiato hanno proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nell’escludere la possibilità di agire direttamente nei confronti del singolo condomino ritenuto responsabile.

Responsabilità Solidale per Danno da Parti Comuni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo la questione. I giudici supremi hanno distinto tra la “legittimazione passiva” (un presupposto processuale che indica chi è il giusto convenuto) e la “titolarità passiva del rapporto” (una questione di merito che riguarda chi è effettivamente obbligato).

Nel caso di specie, la Corte ha affermato che la responsabilità per danno da parti comuni o da beni in custodia a più soggetti soggiace alla regola della responsabilità solidale, prevista dall’art. 2055 c.c. Questo significa che tutti i condomini, in qualità di custodi delle parti comuni, sono responsabili in solido.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su tre argomenti principali:

1. Storico-Sistematico: Il principio della solidarietà nelle obbligazioni derivanti da fatto illecito è una regola generale del nostro ordinamento, volta a rafforzare la posizione del creditore (il danneggiato). A differenza delle obbligazioni contrattuali, dove prevale il principio della parziarietà, in caso di illecito aquiliano si presume la solidarietà.
2. Funzionale: L’applicazione dell’art. 2055 c.c. evita al danneggiato di dover agire coattivamente contro tutti i debitori “pro quota”. Il danneggiato, anche se è un altro condomino, è considerato un “terzo” rispetto alla compagine condominiale e può quindi chiedere l’intero risarcimento a uno qualsiasi dei co-responsabili.
3. Strutturale: La responsabilità ex art. 2051 c.c. presuppone l’individuazione di un “custode”. Tale figura non può essere identificata né nel condominio (che è un mero ente di gestione), né nell’amministratore (un mandatario dei condomini), ma nei singoli condomini, che sono i proprietari e quindi i soggetti investiti del potere di governo e controllo sulla cosa comune.

Di conseguenza, l’azienda sanitaria, in qualità di condomina e custode della parte di immobile da cui è originato il danno, era un soggetto legittimato a essere citato in giudizio e potenzialmente titolare dell’obbligo risarcitorio. La Corte d’Appello ha quindi errato nell’escludere la sua responsabilità a priori.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: “in caso di azione ex art. 2051 cod. civ. esperita da un condomino in relazione a danni alla sua proprietà individuale che originino da parti comuni, la domanda risarcitoria può essere proposta, ex art. 2055 cod. civ., nei riguardi di un singolo condomino e non necessariamente dell’intero condominio”.

Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma a tutela di chi subisce un danno da parti comuni. Semplifica l’azione legale, consentendo al danneggiato di rivolgersi a un unico interlocutore – il singolo condomino – per ottenere il pieno risarcimento, senza doversi imbarcare in una più complessa azione legale contro l’intera collettività condominiale. Spetterà poi al condomino che ha risarcito il danno agire in regresso verso gli altri per recuperare le rispettive quote.

Se subisco un danno alla mia proprietà causato da una parte comune del condominio, posso fare causa a un solo condomino per l’intero risarcimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in virtù del principio di responsabilità solidale (art. 2055 c.c.), il danneggiato può agire legalmente contro un singolo condomino per ottenere il risarcimento completo del danno, senza la necessità di citare in giudizio l’intero condominio.

Chi è considerato il ‘custode’ legale delle parti comuni di un edificio?
I custodi legali delle parti comuni non sono né l’amministratore né il condominio come entità astratta, ma i singoli condomini. Essi, in qualità di comproprietari, hanno il potere e il dovere di controllo e gestione dei beni comuni, e sono quindi individualmente e solidalmente responsabili per i danni da essi causati.

La responsabilità tra condomini è sempre solidale?
No. La Corte distingue tra obbligazioni contrattuali (dove generalmente vige il principio della parziarietà, per cui ciascuno risponde solo per la propria quota) e le obbligazioni derivanti da fatto illecito, come i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.). In quest’ultimo caso, si applica la regola della solidarietà, che tutela maggiormente il danneggiato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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