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Danno da occupazione abusiva: la prova è essenziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33365/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due proprietari che chiedevano il risarcimento per un danno da occupazione abusiva. La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui il danno non è presunto (in re ipsa), ma deve essere specificamente provato dal danneggiato. I ricorrenti non sono riusciti a dimostrare né le concrete occasioni di profitto perse, né lo stato dell’immobile al momento dell’acquisto, rendendo impossibile quantificare un eventuale danno e portando al rigetto della loro richiesta.

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Danno da occupazione abusiva: la prova del pregiudizio è a carico del proprietario

L’ordinanza n. 33365/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i proprietari di immobili: il risarcimento del danno da occupazione abusiva. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: non basta essere privati della disponibilità del proprio bene per ottenere un indennizzo. È necessario dimostrare, con prove concrete, il pregiudizio economico effettivamente subito. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine dalla richiesta di due neo-proprietari di immobili che agiscono in giudizio contro una persona che occupava due unità immobiliari senza alcun titolo. Il Tribunale di primo grado accoglie la loro domanda, ordinando il rilascio degli immobili e condannando l’occupante al pagamento di un’indennità per il mancato utilizzo, oltre alle spese per la pulizia e il ripristino.

La situazione cambia radicalmente in appello. La Corte d’Appello, pur confermando l’ordine di rilascio, riforma la sentenza sulla parte del risarcimento. I giudici di secondo grado sposano l’orientamento più recente della Cassazione, secondo cui il danno non può essere considerato in re ipsa (cioè implicito nella stessa occupazione), ma deve essere provato come ‘danno-conseguenza’. La Corte territoriale ritiene che i proprietari non abbiano fornito alcuna prova di aver subito un danno concreto: non avevano dimostrato di aver avuto reali occasioni per affittare o vendere gli immobili, i quali, peraltro, versavano in un grave stato di degrado. Inoltre, non era stata fornita prova delle condizioni degli immobili al momento dell’acquisto, rendendo impossibile valutare se il ritardato rilascio avesse causato un ulteriore peggioramento.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul danno da occupazione abusiva

I proprietari decidono di ricorrere in Cassazione, basando il loro ricorso su tre motivi principali:

1. Travisamento della domanda: Sostengono che la Corte d’Appello abbia erroneamente interpretato la loro richiesta, limitandola ai danni subiti nei due anni successivi all’acquisto, mentre loro intendevano un risarcimento senza limiti di tempo.
2. Violazione delle norme sull’onere della prova: Lamentano che la Corte abbia errato nel non considerare che l’onere di provare l’assenza di responsabilità per il deterioramento dell’immobile gravasse sull’occupante.
3. Motivazione apparente: Contestano la decisione della Corte d’Appello come basata su congetture e non sulle prove acquisite, come la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).

La Suprema Corte dichiara tutti i motivi inammissibili, confermando la decisione d’appello.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione smonta le argomentazioni dei ricorrenti con rigore procedurale. Riguardo al primo motivo, la Corte evidenzia che dall’atto di citazione originario non emergeva affatto la volontà di chiedere un risarcimento per danni pre-acquisto. Per poterlo fare, i nuovi proprietari avrebbero dovuto dimostrare di aver acquisito, insieme all’immobile, anche il diritto al risarcimento maturato dal precedente proprietario, cosa mai avvenuta.

Anche il secondo motivo viene respinto. La Corte chiarisce che il tentativo di ribaltare l’onere della prova e di discutere il periodo precedente all’acquisto si traduce in una richiesta di riesaminare i fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. L’onere di provare il danno, in tutte le sue componenti, resta saldamente in capo a chi lo lamenta.

Infine, il terzo motivo sulla motivazione apparente cade di conseguenza. Poiché i primi due motivi sono stati respinti per la mancata prova dello stato iniziale dell’immobile e dell’estensione temporale del danno richiesto, la critica a una motivazione secondaria e alternativa della Corte d’Appello diventa irrilevante e, quindi, inammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito per chiunque intenda agire per ottenere un risarcimento da occupazione illegittima. La Corte di Cassazione chiarisce che la semplice violazione del diritto di proprietà non è sufficiente a generare un diritto automatico al risarcimento. Il proprietario ha l’onere di allegare e provare in modo specifico e concreto il pregiudizio subito. Deve dimostrare, ad esempio, di aver perso opportunità di locazione a causa dell’occupazione o che l’immobile si è deteriorato a causa della condotta dell’occupante, fornendo prova dello stato del bene prima e dopo. In assenza di queste prove, la domanda risarcitoria è destinata a essere respinta.

Il danno da occupazione abusiva di un immobile è sempre risarcibile?
No, il risarcimento non è automatico. La Corte di Cassazione ha ribadito che il danno non è ‘in re ipsa’ (implicito nel fatto), ma deve essere un ‘danno-conseguenza’. Il proprietario deve quindi allegare e provare concretamente il pregiudizio economico subito, come ad esempio la perdita di specifiche occasioni di vendita o locazione.

Chi deve provare il danno in caso di occupazione senza titolo?
L’onere della prova grava interamente sul proprietario che richiede il risarcimento. Deve dimostrare non solo l’occupazione illegittima, ma anche il danno effettivo che ne è derivato. Nel caso di specie, i proprietari non hanno provato né concrete opportunità di mettere a frutto l’immobile, né il suo stato al momento dell’acquisto per dimostrare un successivo aggravamento.

È possibile chiedere i danni per il periodo precedente all’acquisto dell’immobile?
Sì, ma a determinate condizioni. I nuovi proprietari devono dimostrare che, con l’atto di acquisto dell’immobile, gli sia stato espressamente trasferito anche il diritto al risarcimento del danno maturato in capo al precedente proprietario. In assenza di una tale prova, la richiesta non può essere accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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