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Danno da mediazione: serve la prova concreta del danno

Un acquirente ha citato in giudizio un’agenzia immobiliare per non averlo informato di un abuso edilizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’acquirente, stabilendo che per ottenere un risarcimento per danno da mediazione non è sufficiente dimostrare la negligenza dell’agente, ma è necessario provare di aver subito un danno economico concreto e non altrimenti risarcito. Nel caso specifico, l’acquirente aveva già ottenuto uno sconto sul prezzo di acquisto proprio a causa dell’irregolarità, annullando di fatto il danno patrimoniale.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Danno da Mediazione: La Prova del Danno è Essenziale, non Basta la Negligenza dell’Agente

L’acquisto di un immobile è un passo importante e la figura del mediatore immobiliare è cruciale per garantire la sicurezza dell’affare. Ma cosa succede se l’agente omette informazioni rilevanti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità professionale e delinea un principio fondamentale: per ottenere un risarcimento per danno da mediazione, non basta dimostrare la colpa dell’agente, ma è indispensabile provare di aver subito un pregiudizio economico concreto.

I Fatti di Causa

Un aspirante acquirente conferiva a un’agenzia immobiliare l’incarico di mediazione per l’acquisto di un villino. Dopo la firma della proposta d’acquisto e del contratto preliminare, l’acquirente scopriva che una parte dell’immobile, specificamente il piano terra, era stato oggetto di una trasformazione da pilotis a unità abitativa in maniera abusiva, senza i necessari titoli autorizzativi.

Venuto a conoscenza dell’irregolarità, l’acquirente riusciva a negoziare con la parte venditrice una significativa riduzione del prezzo di acquisto, che passava da 250.000 a 230.000 euro. Nonostante ciò, decideva di citare in giudizio l’agenzia immobiliare, accusandola di aver violato i suoi obblighi di informazione e diligenza e chiedendo un risarcimento per i danni subiti.

Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, la Corte d’Appello confermava la decisione, ma basandola su una duplice motivazione: da un lato, riteneva che l’agenzia avesse assolto ai suoi obblighi informativi; dall’altro, e in via dirimente, affermava che l’acquirente non avesse fornito alcuna prova di un danno concreto effettivamente sofferto.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Danno da Mediazione

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso dell’acquirente, concentrando la propria analisi sul secondo argomento della Corte d’Appello: la mancanza della prova del danno. Questo punto si è rivelato cruciale e ha reso superfluo l’esame degli altri motivi di ricorso.

La Corte ha osservato che la sentenza impugnata si fondava su due autonome rationes decidendi (ragioni della decisione), ciascuna di per sé sufficiente a sorreggere il verdetto. Il ricorrente aveva incentrato le sue critiche principalmente sulla presunta violazione degli obblighi informativi da parte dell’agenzia, trascurando di contestare efficacemente la motivazione relativa all’assenza di un danno risarcibile.

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato come l’acquirente avesse già ottenuto un ristoro per l’irregolarità urbanistica attraverso la riduzione di 20.000 euro sul prezzo di vendita. Questa circostanza escludeva che l’acquirente avesse subito un danno patrimoniale effettivo a causa della condotta dell’agenzia.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine in materia di risarcimento del danno contrattuale. Anche se il noto orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 13533/2001) alleggerisce l’onere probatorio del creditore riguardo all’inadempimento (che deve solo essere allegato), non lo esonera affatto dal dover provare gli altri elementi costitutivi della sua pretesa: l’esistenza del danno e il nesso di causalità tra l’inadempimento e il danno stesso.

Nel caso in esame, il ricorrente non è stato in grado di dimostrare quale fosse il pregiudizio economico residuo dopo aver già beneficiato dello sconto sul prezzo. I documenti menzionati nel ricorso, come la lettera di diniego di un mutuo da parte di una banca, sono stati ritenuti inammissibili perché presentati in modo generico, senza specificare dove e quando fossero stati prodotti nei precedenti gradi di giudizio, violando il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.

La decisione si basa quindi sulla logica giuridica secondo cui, se una sentenza è sorretta da più motivazioni indipendenti e il ricorso non riesce a scalfire una di esse, le censure rivolte alle altre diventano irrilevanti (ultronee). La mancata prova del danno era un pilastro così solido da rendere inutile la discussione sulla negligenza del mediatore.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chi intende agire contro un mediatore immobiliare. La responsabilità dell’agente per violazione degli obblighi informativi non si traduce automaticamente in un diritto al risarcimento. È onere del cliente dimostrare in modo specifico e concreto di aver subito un danno patrimoniale. Se il pregiudizio è già stato neutralizzato da altri fattori, come uno sconto ottenuto dal venditore, la richiesta di risarcimento nei confronti del mediatore per lo stesso titolo è destinata a fallire. La prova del danno rimane un elemento imprescindibile dell’azione legale.

È sufficiente dimostrare l’inadempimento dell’agente immobiliare per ottenere un risarcimento?
No. Secondo la Corte, oltre a dimostrare l’inadempimento del mediatore ai suoi obblighi informativi, il cliente deve fornire la prova concreta e specifica di aver subito un danno economico come diretta conseguenza di tale inadempimento.

Se l’acquirente ottiene una riduzione del prezzo dal venditore a causa di un’irregolarità, può ancora chiedere i danni all’agenzia immobiliare?
È molto difficile. La sentenza chiarisce che se la riduzione del prezzo ha di fatto già compensato l’acquirente per il minor valore o per il disagio causato dall’irregolarità, viene a mancare il presupposto del danno effettivo e concreto, rendendo la richiesta di risarcimento verso l’agenzia infondata.

Cosa succede se una sentenza d’appello si basa su due motivazioni indipendenti e il ricorso in Cassazione ne contesta solo una in modo efficace?
Il ricorso viene respinto. Se anche una sola delle motivazioni (ratio decidendi) è di per sé sufficiente a sorreggere la decisione e il ricorso non la scalfisce validamente, le critiche rivolte alle altre motivazioni diventano superflue e l’intero ricorso viene dichiarato inammissibile o rigettato per difetto di interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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