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Danno da mancato godimento: la nuova prova del danno

Un proprietario ha subito danni al suo immobile a causa di infiltrazioni provenienti da parti comuni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14381/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul risarcimento del danno da mancato godimento. Non è più necessario dimostrare di aver perso un contratto di affitto, ma è sufficiente provare la perdita della concreta possibilità di utilizzare il bene. La Corte ha inoltre ribadito che la responsabilità del condominio per i danni da cose in custodia sussiste anche se i problemi derivano dalla vecchiaia o da difetti costruttivi dell’edificio.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Danno da Mancato Godimento: la Prova Non è Più un Incubo Grazie alla Cassazione

Ottenere il risarcimento per il danno da mancato godimento di un immobile è da sempre una delle sfide più complesse per i proprietari. Fino a poco tempo fa, era necessario dimostrare concretamente di aver perso un’opportunità di guadagno, come un contratto di affitto sfumato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14381 del 23 maggio 2024) segna una svolta, semplificando notevolmente l’onere della prova e rafforzando la tutela dei diritti di proprietà.

Il Caso: Danni da Infiltrazioni e la Battaglia per il Risarcimento

Il caso esaminato riguarda il proprietario di un’unità immobiliare ad uso magazzino, situata all’interno di un condominio. A causa di gravi problemi di umidità e perdite provenienti dalle tubature e dalle mura perimetrali condominiali, l’immobile era stato dichiarato inagibile e declassato catastalmente. Il proprietario aveva quindi citato in giudizio il condominio per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti, inclusa l’impossibilità di utilizzare il suo bene.
Mentre il Tribunale aveva riconosciuto una responsabilità solo parziale del condominio, la Corte d’Appello, pur aumentando l’importo del risarcimento per i danni materiali, aveva negato qualsiasi indennizzo per il mancato utilizzo dell’immobile. La motivazione? Il proprietario non aveva prodotto un contratto di locazione o una proposta di affitto, prove considerate indispensabili per dimostrare un danno economico concreto.

La Responsabilità del Condominio come Custode

Prima di analizzare il punto cruciale della sentenza, è importante sottolineare come la Cassazione abbia ribadito un principio consolidato: la responsabilità del condominio per i danni causati dalle parti comuni. Il condominio, in qualità di custode ai sensi dell’art. 2051 del Codice Civile, ha l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per evitare che i beni comuni (come muri maestri, tetti, impianti) arrechino pregiudizio alle proprietà private o a terzi.
La Corte ha specificato che questa responsabilità sussiste indipendentemente dalla vetustà dell’edificio o da eventuali difetti di costruzione originari. Non è una valida difesa per il condominio sostenere che i problemi siano antichi o strutturali. L’obbligo di custodia impone un dovere di intervento e manutenzione costante per prevenire i danni.

Il Nodo del Danno da Mancato Godimento: la Svolta della Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella revisione del concetto di prova per il danno da mancato godimento. La Corte di Cassazione, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 33645/2022), ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore nel richiedere la prova di un mancato guadagno (lucro cessante), come un affitto perso.
Il principio innovativo è che il danno risarcibile non è la perdita di un reddito, ma la perdita della concreta possibilità di esercitare il diritto di godimento del bene. Il diritto di proprietà include la facoltà di usare il bene direttamente (per sé) o indirettamente (dandolo in locazione). Quando un fatto illecito, come l’incuria del condominio, rende un immobile inagibile, il proprietario perde questa facoltà. È questa compressione del diritto di proprietà a costituire il danno.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha spiegato che il proprietario non deve più provare il “fatto secondario” (il contratto di affitto perso) per dimostrare il “fatto costitutivo” (la perdita del godimento). Ora, il percorso per ottenere il risarcimento è il seguente:
1. Allegazione: Il proprietario deve allegare in modo preciso la concreta possibilità di godimento che è andata perduta. Nel caso di specie, l’uso come magazzino era già stato accertato.
2. Prova: Deve fornire elementi, anche presuntivi, che dimostrino questa possibilità di utilizzo.
3. Liquidazione Equitativa: Una volta soddisfatti questi oneri, il danno può essere liquidato dal giudice in via equitativa, ai sensi dell’art. 1226 c.c., basandosi su parametri come il valore locativo di mercato dell’immobile.
La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello su questo punto, rinviando la causa a un nuovo giudice che dovrà ricalcolare il danno tenendo conto di questo principio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Proprietari

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i proprietari di immobili danneggiati. Le implicazioni pratiche sono notevoli:
* Tutela rafforzata: Il diritto di proprietà viene tutelato nella sua essenza, ovvero nella facoltà di godere del bene, e non solo nel suo potenziale economico.
* Onere della prova semplificato: Non è più necessario intraprendere la difficile, e a volte impossibile, ricerca di prove di contratti di affitto sfumati.
* Responsabilità chiara: Viene ribadito che il condominio non può sottrarsi ai propri obblighi di custodia adducendo la vecchiaia o i difetti strutturali dell’edificio.
I proprietari che si trovano in situazioni simili hanno ora uno strumento giuridico più forte per far valere i propri diritti e ottenere un giusto risarcimento per la perdita della possibilità di utilizzare il proprio immobile.

Il condominio è responsabile per i danni derivanti da difetti di costruzione o dalla vecchiaia dell’edificio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità del condominio come custode delle parti comuni (ex art. 2051 c.c.) non viene meno a causa della vetustà del fabbricato o di vizi costruttivi originari. Il condominio ha sempre l’obbligo di manutenere le parti comuni per evitare danni ai singoli condomini.

Come si prova il danno da mancato godimento di un immobile dopo questa sentenza?
Non è più necessario dimostrare di aver perso un contratto di affitto. Il proprietario deve allegare e provare, anche tramite presunzioni, la perdita della concreta possibilità di esercitare il diritto di godimento, sia in modo diretto (es. utilizzandolo come magazzino) sia indiretto (concedendolo a terzi). Una volta provata tale perdita, il giudice può liquidare il danno in via equitativa.

Se un giudice non decide su una specifica richiesta di risarcimento, cosa accade?
Si verifica un vizio processuale chiamato ‘minuspetizione’. La parte interessata può impugnare la sentenza, e la Corte superiore, accertato l’errore, cassa la decisione e rinvia il caso al giudice precedente affinché si pronunci sulla domanda omessa, come avvenuto in questo caso per le spese di ri-accatastamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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