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Danno da irragionevole durata: risarcimento e fallimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che il risarcimento per il danno da irragionevole durata di un processo (Legge Pinto) spetta al creditore anche quando la procedura esaminata, come un fallimento, si conclude senza attivo. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero della Giustizia, il quale sosteneva che la consapevolezza dell’infruttuosità della procedura escludesse il danno. È stato chiarito che il “valore della causa” si calcola sull’importo del credito azionato e non su quello effettivamente recuperato. Inoltre, la grande dimensione economica del creditore non rende la pretesa “irrisoria” se il suo valore oggettivo è significativo. La Corte ha anche accolto il ricorso incidentale della società creditrice, integrando la liquidazione delle spese legali per fasi del giudizio precedentemente omesse.

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Danno da Irragionevole Durata: Risarcimento Garantito Anche in Caso di Fallimento Senza Attivo

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale in materia di danno da irragionevole durata del processo: spetta un indennizzo al creditore se la procedura, in questo caso un fallimento, si conclude senza alcuna possibilità di recupero del credito? La Corte di Cassazione, con una decisione chiara e in linea con i suoi precedenti, risponde affermativamente, consolidando importanti principi a tutela dei cittadini e delle imprese che subiscono le lungaggini della giustizia.

I Fatti del Caso

Una società finanziaria, creditrice in una procedura fallimentare, aveva ottenuto un decreto di liquidazione per danno da eccessiva durata del processo. Il Ministero della Giustizia si opponeva a tale decreto, sostenendo che non fosse dovuto alcun risarcimento. I motivi dell’opposizione erano principalmente due:
1. La società creditrice era consapevole fin dall’inizio che il fallimento non aveva attivo sufficiente a soddisfare i creditori. Tale consapevolezza, secondo il Ministero, eliminava il “patema d’animo” e, di conseguenza, il presupposto per il danno non patrimoniale.
2. Data la grande dimensione economica della società creditrice, la somma in gioco era per essa irrisoria e quindi il pregiudizio doveva considerarsi insussistente.

La Corte d’Appello rigettava l’opposizione, e il Ministero ricorreva per Cassazione. La società finanziaria, a sua volta, proponeva un ricorso incidentale lamentando la mancata liquidazione delle spese legali per tutte le fasi del giudizio di opposizione.

L’Analisi della Cassazione sul Danno da Irragionevole Durata

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale del Ministero, offrendo chiarimenti fondamentali su come interpretare i presupposti del risarcimento.

Il Valore della Causa e l’Incapienza dell’Attivo

Il primo motivo del Ministero è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per determinare il “valore della causa” ai fini dell’equa riparazione, si deve fare riferimento all’importo richiesto con la domanda nel processo originario, non alla somma che il creditore riesce effettivamente a recuperare. Ancorare il valore della causa all’esito finale dell’esecuzione sarebbe “sfornito di basi normative” e “intrinsecamente irrazionale”, poiché l’esito dipende da molteplici variabili indipendenti dalla durata del processo. Il danno non patrimoniale, derivante dall’ansia e dall’incertezza, si consuma durante l’irragionevole attesa, indipendentemente dalla probabilità di successo finale.

La “Posta in Gioco” e le Dimensioni del Creditore

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha spiegato che il criterio della “irrisorietà della pretesa” o del valore della causa, che può escludere il risarcimento, deve essere valutato in termini oggettivi e non relativi. La giurisprudenza ha individuato una soglia di esiguità (indicativamente attorno ai 500,00 euro) al di sotto della quale la pretesa si può considerare bagatellare. Nel caso di specie, il credito vantato era di quasi 36.000 euro, una cifra ben al di sopra di tale soglia. Di conseguenza, le dimensioni patrimoniali del creditore sono irrilevanti: una pretesa oggettivamente significativa non diventa irrisoria solo perché il titolare è un soggetto economicamente solido.

La Decisione sul Ricorso Incidentale: La Liquidazione dei Compensi

La Corte ha invece accolto il ricorso della società finanziaria. Ha riconosciuto che la liquidazione delle spese legali nel giudizio di opposizione deve includere anche la fase istruttoria e quella decisionale, che erano state erroneamente omesse dalla Corte d’Appello. La fase istruttoria, anche se puramente documentale, è presupposta in questi giudizi. La fase decisionale include attività come la precisazione delle conclusioni, essenziali per la definizione della lite. Di conseguenza, la Corte ha deciso la causa nel merito, integrando il provvedimento impugnato e liquidando i compensi mancanti.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su una logica di tutela sostanziale del diritto all’equa riparazione. Il danno da ritardo processuale è una conseguenza diretta della violazione dell’obbligo dello Stato di fornire giustizia in tempi ragionevoli. Questo danno esiste e va risarcito anche quando le possibilità di un esito favorevole nel merito sono scarse o nulle, perché ciò che si sanziona è l’inefficienza del servizio giustizia e la sofferenza che ne deriva. Vincolare il risarcimento all’esito della causa presupposta significherebbe creare un’incertezza inaccettabile e vanificare lo scopo della Legge Pinto.
Inoltre, il principio de minimis non curat praetor (il giudice non si occupa di questioni di poco conto) è interpretato correttamente come uno strumento per evitare liti pretestuose su valori insignificanti, non come un pretesto per negare giustizia quando la pretesa, sebbene modesta rispetto al patrimonio del creditore, ha un valore oggettivo non trascurabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza la tutela dei creditori e di chiunque sia parte in un processo eccessivamente lungo. Le conclusioni pratiche sono due:
1. Il diritto al risarcimento per danno da irragionevole durata non è subordinato all’esito favorevole o economicamente fruttuoso del processo principale. Anche in un fallimento senza attivo, l’attesa ingiustificata genera un pregiudizio meritevole di indennizzo.
2. La valutazione sulla significatività della pretesa ai fini del risarcimento è oggettiva e non può essere influenzata dalla condizione economica del richiedente. Questo garantisce parità di trattamento e impedisce discriminazioni basate sul censo.
Infine, la sentenza riafferma il diritto a una completa liquidazione delle spese legali, comprendendo tutte le fasi processuali effettivamente svolte, garantendo così una piena tutela al difensore e alla parte vittoriosa.

Un creditore ha diritto al risarcimento per la durata eccessiva di un fallimento anche se sa che non recupererà nulla?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il diritto all’equa riparazione sorge a causa del ritardo stesso e dell’incertezza che genera, indipendentemente dalla probabilità o dalla successiva impossibilità di recuperare il credito a causa dell’assenza di attivo fallimentare.

Come si calcola il “valore della causa” per determinare l’indennizzo da ritardo?
Il valore della causa si determina in base all’importo del credito richiesto nel processo originario (nel caso di specie, il credito insinuato al passivo fallimentare), e non in base alla somma che il creditore riesce effettivamente a ottenere alla fine della procedura.

Il risarcimento per eccessiva durata può essere negato se il creditore è una grande società per cui la somma è oggettivamente modesta?
No. La Corte ha chiarito che l’irrisorietà della pretesa va valutata in termini assoluti e oggettivi, non in relazione alla capacità economica del creditore. Se il valore della causa supera la soglia di minima importanza (fissata indicativamente in 500 euro), il risarcimento non può essere negato sulla base del fatto che per una grande azienda tale somma sia trascurabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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