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Danno da irragionevole durata: la prova è essenziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14002/2025, chiarisce che in caso di processo penale estinto per prescrizione, non spetta un indennizzo automatico per il danno da irragionevole durata. Esiste una presunzione legale secondo cui il beneficio della prescrizione compensa il pregiudizio. Per ottenere un risarcimento, il ricorrente deve fornire una prova concreta e specifica del danno non patrimoniale subito, non essendo sufficienti affermazioni generiche. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso di due cittadine che non hanno superato tale onere probatorio.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno da irragionevole durata e prescrizione: quando il risarcimento non è dovuto

L’eccessiva lunghezza dei processi è una nota dolente del sistema giudiziario italiano. Per porvi rimedio, la Legge Pinto (L. 89/2001) prevede un indennizzo per il danno da irragionevole durata. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14002/2025, ha ribadito un principio fondamentale: se il processo penale si conclude con la prescrizione del reato, l’indennizzo non è automatico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti di causa

Due cittadine, imputate in un processo penale per falsificazione di attestazioni al fine di ottenere indennità di disoccupazione, hanno visto il loro procedimento concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato. Successivamente, hanno adito la Corte d’Appello chiedendo un’equa riparazione per l’eccessiva durata di quel processo.

La Corte d’Appello ha respinto la loro domanda, sostenendo che la legge prevede una presunzione di insussistenza del danno quando il giudizio penale si conclude in questo modo. Secondo i giudici di merito, le ricorrenti non avevano fornito prove concrete del pregiudizio subito, limitandosi ad affermazioni generiche come la perdita di prestazioni “per loro natura necessarie” che avrebbero generato “un sicuro patimento fisico e morale”. Contro questa decisione, le due donne hanno proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sul danno da irragionevole durata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che la normativa sull’equa riparazione (in particolare l’art. 2, comma 2-sexies, lett. a), della L. 89/2001) introduce una disciplina specifica per i casi in cui il processo penale si conclude con la prescrizione.

In tali circostanze, si presume che il beneficio ottenuto dall’imputato con l’estinzione del reato compensi il pregiudizio derivante dalla lunga attesa per una decisione. Questa non è una presunzione assoluta, ma relativa: può essere superata, ma spetta all’interessato fornire la prova contraria.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni pilastri argomentativi cruciali:

1. La presunzione di compensazione: La legge presume che l’estinzione del reato per prescrizione costituisca di per sé un vantaggio per l’imputato, tale da bilanciare il disagio causato dalla lentezza del processo. Il legislatore ha voluto evitare che chi beneficia della prescrizione possa ottenere anche un indennizzo, creando una sorta di ‘doppio vantaggio’.

2. L’onere della prova: Per superare questa presunzione, il ricorrente deve fare molto più che lamentare un generico ‘patimento’. È necessario fornire elementi concreti e specifici che dimostrino un pregiudizio effettivo e non patrimoniale, un danno che vada oltre il semplice disagio dell’attesa e che non sia stato ‘assorbito’ dal beneficio della prescrizione. Nel caso di specie, le ricorrenti non hanno offerto alcuna prova in tal senso.

3. Il comportamento processuale: La Corte ha anche osservato che le ricorrenti, durante il processo penale, non avevano intrapreso azioni per accelerarne la conclusione, come la rinuncia alla prescrizione o la richiesta di riti alternativi. Questo comportamento è stato interpretato come un’indicazione del loro interesse a beneficiare dell’eventuale estinzione del reato, rafforzando ulteriormente la validità della presunzione legale.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: il diritto all’equa riparazione per il danno da irragionevole durata non è un automatismo. In particolare, quando un processo penale si estingue per prescrizione, l’onere di dimostrare un danno concreto e non altrimenti compensato ricade interamente sull’ex imputato. Le semplici affermazioni di sofferenza morale o di disagio non sono sufficienti per ottenere l’indennizzo. È indispensabile allegare e provare circostanze specifiche che attestino un pregiudizio ulteriore e non assorbito dal vantaggio processuale ottenuto con l’estinzione del reato.

Se un processo penale dura troppo ma finisce con la prescrizione, ho diritto automaticamente a un indennizzo per la sua eccessiva durata?
No, l’indennizzo non è automatico. La legge presume che il beneficio derivante dall’estinzione del reato compensi il danno per la lunga durata del processo. Si tratta di una presunzione relativa, che può essere superata con prove concrete.

Che tipo di prova devo fornire per ottenere un risarcimento in questi casi?
È necessario fornire la prova di un pregiudizio di carattere non patrimoniale, concreto e specifico. Affermazioni generiche su ‘patimenti fisici e morali’ non sono sufficienti. Bisogna dimostrare che la durata del processo ha causato un danno effettivo che non è stato compensato dall’esito favorevole della prescrizione.

Il mio comportamento durante il processo penale può influire sulla richiesta di indennizzo?
Sì. La Corte ha osservato che il non aver compiuto atti volti ad accelerare il processo (come rinunciare alla prescrizione) può essere interpretato come un indice dell’interesse a beneficiare dell’estinzione del reato, rendendo più difficile superare la presunzione di assenza di un danno indennizzabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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