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Danno da infiltrazioni: ricorso inammissibile

Un condominio, condannato per danno da infiltrazioni, ricorre in Cassazione contestando la valutazione delle prove e la quantificazione del lucro cessante. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti e delle prove, come la CTU, non è sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha specificato che le questioni non sollevate nei gradi di merito non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno da Infiltrazioni: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il danno da infiltrazioni è una delle problematiche più comuni e spinose in ambito condominiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti del ricorso al giudice di ultima istanza, chiarendo perché non sempre è possibile contestare la decisione dei giudici di merito. Il caso analizzato riguarda un condominio che, dopo essere stato condannato al risarcimento, ha visto il proprio ricorso dichiarato inammissibile, con importanti conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa: Dalle Infiltrazioni alla Corte di Cassazione

La vicenda ha inizio quando una condomina cita in giudizio il proprio condominio a causa di ripetute infiltrazioni d’acqua nel suo appartamento, verificatesi a partire dal 2007. I danni al soffitto e ai muri la costringono a chiedere non solo l’eliminazione delle cause, ma anche il risarcimento dei danni subiti, compreso il lucro cessante per la mancata locazione dell’immobile.

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda, condannando in solido il Condominio e il proprietario dell’appartamento del piano superiore a risarcire la proprietaria per un importo comprensivo sia delle spese di ripristino sia dei canoni di affitto persi.

In secondo grado, la Corte d’Appello riforma parzialmente la sentenza. Pur confermando la responsabilità del Condominio per le infiltrazioni ‘vecchie’ (anteriori al 2010), esclude la sua colpa per quelle ‘nuove’, successive alla riparazione della colonna di scarico. Tuttavia, conferma la condanna al risarcimento del solo lucro cessante (pari a 5.600,00 euro), ritenendo che fossero state proprio le prime infiltrazioni a causare l’abbandono dell’appartamento da parte degli inquilini.

I Motivi del Ricorso e il problema del danno da infiltrazioni

Insoddisfatto della decisione, il Condominio propone ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su due punti principali:

1. Errata valutazione delle prove: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe ignorato le risultanze della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che escludeva una responsabilità del Condominio, basando la propria decisione su elementi presuntivi.
2. Violazione delle norme sul risarcimento: Il Condominio contesta la quantificazione del danno da lucro cessante, sostenendo che l’immobile non fosse inabitabile e che la proprietaria non avesse agito con la dovuta diligenza per limitare il danno, come previsto dall’art. 1227 del codice civile.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, dichiara il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni del Condominio, ma si ferma a un livello precedente, stabilendo che le questioni sollevate non possono essere esaminate in quella sede. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione sul danno da infiltrazioni

La Corte spiega dettagliatamente perché il ricorso non può essere accolto. Le motivazioni si fondano su principi consolidati del nostro ordinamento processuale e offrono chiarimenti fondamentali sul ruolo della Cassazione.

Il Ruolo della Consulenza Tecnica (CTU) e la Valutazione del Giudice

Il primo motivo di ricorso viene respinto perché, di fatto, chiede alla Cassazione di effettuare una nuova valutazione delle prove, in particolare della CTU. La Suprema Corte ribadisce un principio cardine: il suo compito non è quello di essere un ‘giudice di terzo grado’ per riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto. La valutazione delle prove, la scelta di quali ritenere più attendibili e l’interpretazione dei fatti sono attività riservate esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Contestare il ‘cattivo esercizio del potere di apprezzamento’ delle prove non costituisce un valido motivo di ricorso per cassazione, se non nei ristrettissimi limiti del vizio di motivazione.

La Questione Nuova del Concorso di Colpa

Anche il secondo motivo viene dichiarato inammissibile, ma per una ragione diversa. La Corte rileva che la questione del concorso di colpa del creditore (art. 1227 c.c.) – cioè l’argomento secondo cui la proprietaria avrebbe potuto limitare i danni con una semplice tinteggiatura – non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Si tratta, quindi, di una ‘questione nuova’ che, presupponendo accertamenti di fatto, non può essere introdotta per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Condomini

L’ordinanza della Cassazione offre importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia l’importanza strategica di articolare tutte le proprie difese e contestazioni fin dal primo grado di giudizio. Qualsiasi argomento o eccezione non sollevata tempestivamente rischia di essere preclusa per sempre.

In secondo luogo, conferma che il ricorso per cassazione non è uno strumento per rimettere in discussione l’esito di una causa basandosi su una diversa interpretazione dei fatti. È un rimedio straordinario, destinato a correggere errori di diritto. Per chi affronta un contenzioso per danno da infiltrazioni, questo significa che l’esito della controversia dipende quasi interamente da come le prove vengono presentate e valutate nei primi due gradi di giudizio.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione che il giudice ha fatto delle prove, come una perizia tecnica (CTU)?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione giudica solo sulla corretta applicazione delle leggi (errori di diritto), non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove. Un ricorso basato sulla critica all’apprezzamento delle prove da parte del giudice di merito è inammissibile.

Se una parte ritiene che il danneggiato avrebbe potuto evitare parte del danno con un comportamento diligente, può sollevare questa questione per la prima volta in Cassazione?
No. La questione del concorso di colpa del creditore (art. 1227 c.c.), che presuppone accertamenti di fatto, deve essere sollevata e discussa nei giudizi di merito (primo grado e appello). Se viene proposta per la prima volta in Cassazione, è considerata una questione nuova e quindi inammissibile.

Cosa significa che un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non entra nel merito della questione perché il ricorso non rispetta i requisiti previsti dalla legge. Ad esempio, perché cerca di ottenere una nuova valutazione dei fatti o solleva questioni nuove. La conseguenza è che la sentenza d’appello diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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