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Danno da demansionamento: risarcibile la perdita del turno

La Corte di Cassazione ha stabilito che la perdita economica derivante dalla mancata percezione dell’indennità per il lavoro notturno, se conseguenza diretta di un illegittimo demansionamento, costituisce un danno patrimoniale risarcibile. Il caso riguarda un lavoratore che, dopo anni di lavoro su turni notturni, è stato assegnato a mansioni inferiori sul turno diurno, subendo una notevole decurtazione dello stipendio. La Corte ha chiarito che non si tratta di un ‘diritto acquisito’ al turno, ma del risarcimento per una perdita causata da un comportamento illecito del datore di lavoro, cassando la sentenza d’appello che aveva negato tale risarcimento.

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Danno da Demansionamento: La Perdita dell’Indennità di Turno va Risarcita

L’illegittima assegnazione a mansioni inferiori può avere conseguenze economiche dirette e tangibili per il lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, chiarendo che il danno da demansionamento può includere anche la perdita di specifiche indennità, come quella per il lavoro notturno, se questa è una conseguenza diretta del comportamento illecito del datore di lavoro. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, impiegato per anni su un turno notturno con la relativa maggiorazione retributiva, veniva trasferito a un turno centrale diurno con l’assegnazione di mansioni inferiori. Questo cambiamento, giudicato illegittimo, comportava per lui non solo un impoverimento professionale, ma anche una significativa perdita economica mensile, dovuta alla mancata percezione dell’indennità per il lavoro notturno. Il lavoratore agiva quindi in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti, inclusi quello biologico, quello alla professionalità e il danno patrimoniale per la perdita economica.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado accoglieva le richieste del lavoratore, riconoscendo l’illegittimità del demansionamento e condannando l’azienda a risarcire tutti i danni, compresa la somma corrispondente alle indennità notturne non percepite per l’intero periodo.

La Corte d’Appello, tuttavia, riformava parzialmente la sentenza. Pur confermando l’esistenza del demansionamento e il risarcimento per il danno biologico e professionale, negava il risarcimento per la perdita dell’indennità notturna. Secondo i giudici d’appello, tale indennità non costituiva un ‘diritto acquisito’, ma un compenso legato unicamente all’effettivo disagio del lavoro notturno. Venuto meno il lavoro notturno, veniva meno anche il diritto a percepire il relativo compenso.

L’Analisi della Cassazione sul danno da demansionamento

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha chiarito che il ragionamento dei giudici di secondo grado era errato perché confondeva due piani diversi.

Il punto centrale non era stabilire se il lavoratore avesse un diritto perpetuo a lavorare di notte, ma verificare se la perdita economica fosse una conseguenza immediata e diretta dell’illegittimo comportamento datoriale. Il lavoratore non chiedeva il pagamento di una prestazione non resa, ma il risarcimento di un danno patrimoniale (qualificabile come ‘perdita subita’) causato da un atto illecito: il demansionamento.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha specificato che la Corte d’Appello ha errato nel concentrarsi sulla natura dell’indennità di turno, definendola un mero compenso per un disagio. L’approccio corretto, invece, avrebbe dovuto essere quello di valutare il nesso causale. Poiché era stato accertato che il demansionamento era illegittimo, la conseguente assegnazione al turno diurno e la perdita dell’indennità notturna non erano frutto di una legittima scelta organizzativa aziendale, ma il risultato diretto di una violazione contrattuale. Di conseguenza, il pregiudizio economico subito dal lavoratore doveva essere integralmente risarcito come danno patrimoniale ai sensi dell’art. 1223 del Codice Civile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del lavoratore vittima di demansionamento. Viene stabilito un principio chiaro: ogni conseguenza economica negativa, che sia diretta e immediata, derivante da un atto di dequalificazione professionale illecito, deve essere risarcita. Non rileva la natura specifica della voce retributiva persa (indennità, premio, ecc.), ma il fatto che la sua perdita sia causalmente collegata all’inadempimento del datore di lavoro. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo fondamentale principio di diritto.

La perdita di un’indennità di turno a seguito di demansionamento è risarcibile?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la perdita dell’indennità per lavoro notturno, se è una conseguenza immediata e diretta di un illegittimo demansionamento, costituisce un danno patrimoniale che deve essere risarcito.

Per ottenere il risarcimento, il lavoratore deve dimostrare di avere un ‘diritto acquisito’ al turno notturno?
No, non è necessario. La Corte ha chiarito che il punto non è l’esistenza di un diritto acquisito a svolgere una certa mansione o un certo turno, ma il fatto che la perdita economica sia causata da un comportamento illecito del datore di lavoro. Il risarcimento è dovuto per il danno subito, non per la violazione di un presunto diritto quesito.

Come è stato quantificato il danno da dequalificazione professionale in questo caso?
La sentenza di primo grado, confermata su questo punto, aveva liquidato il danno alla professionalità in via equitativa, parametrandolo a una quota del 20% delle retribuzioni dovute per l’effettivo periodo di demansionamento, durato 6 anni e 6 mesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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