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Danno da cose in custodia: quando la colpa è tua

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una conduttrice caduta sulle scale condominiali, invocando il principio del danno da cose in custodia. La Corte ha stabilito che il comportamento imprudente della danneggiata, consapevole dello stato dei luoghi (assenza di corrimano e possibile scivolosità), ha interrotto il nesso causale, escludendo la responsabilità del custode.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Danno da cose in custodia: la caduta sulle scale condominiali non è sempre risarcibile

Il tema del danno da cose in custodia, regolato dall’articolo 2051 del Codice Civile, è centrale nelle controversie relative a incidenti in ambito condominiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti fondamentali per comprendere quando la responsabilità del custode, come il condominio, viene meno a causa del comportamento della persona danneggiata. Il caso analizzato riguarda una caduta sulle scale condominiali, un evento purtroppo comune, ma le cui conseguenze legali non sono affatto scontate.

I Fatti: Una Caduta sulle Scale Condominiali

Una conduttrice, mentre scendeva le scale dell’androne condominiale per uscire dall’edificio, cadeva rovinosamente, riportando la frattura del polso. La donna citava in giudizio il condominio e la società proprietaria di un appartamento, chiedendo un risarcimento di oltre 76.000 euro.

A suo dire, la caduta era stata causata dalle condizioni delle scale, rese scivolose dalla pioggia e dall’umidità, e dall’assenza di un corrimano. Si costituivano in giudizio sia la società proprietaria, che chiedeva di estendere il contraddittorio alla propria compagnia assicuratrice, sia quest’ultima, contestando entrambe la domanda.

La Decisione nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello in secondo grado rigettavano la richiesta di risarcimento. I giudici di merito ritenevano che la danneggiata non avesse adeguatamente provato il nesso di causa tra le condizioni delle scale e la caduta. Inoltre, sottolineavano un aspetto cruciale: la donna era inquilina dell’immobile da diversi anni e, pertanto, avrebbe dovuto conoscere bene le caratteristiche dell’edificio, inclusa la mancanza del corrimano e la potenziale scivolosità delle scale in condizioni meteorologiche avverse.

Il ricorso per Cassazione e il concetto di danno da cose in custodia

Contro la decisione d’appello, la conduttrice proponeva ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione e falsa applicazione dell’art. 2051 c.c. sul danno da cose in custodia. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nel non considerare la responsabilità oggettiva del custode, che può essere liberato solo fornendo la prova del ‘caso fortuito’, ossia di un evento imprevedibile ed inevitabile che ha causato il danno, prova che nel caso di specie non era stata fornita.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo chiarimenti essenziali sulla ripartizione della responsabilità.

I giudici supremi hanno ribadito che, in tema di responsabilità per danno da cose in custodia, la condotta del danneggiato assume un ruolo fondamentale. Tale condotta deve essere valutata alla luce del dovere generale di ragionevole cautela. Quanto più una situazione di potenziale pericolo è prevedibile e superabile con l’adozione di normali cautele, tanto più assume rilevanza il comportamento imprudente della vittima.

Nel caso specifico, la Corte ha qualificato il comportamento della danneggiata come ‘caso fortuito incidentale’. La donna, abitando nell’edificio da oltre tre anni, conosceva o avrebbe dovuto conoscere perfettamente la struttura, l’assenza del corrimano e la probabile scivolosità dei gradini in caso di pioggia. La sua condotta, non adeguatamente prudente nell’incedere sulle scale in quelle circostanze, ha contribuito in modo decisivo all’evento, interrompendo il nesso eziologico tra la ‘cosa’ (le scale) e il ‘danno’ (la caduta).

In sostanza, la prevedibilità del pericolo da parte della vittima ha reso il suo comportamento la causa esclusiva dell’incidente, esonerando così il custode da ogni responsabilità.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio consolidato: la responsabilità oggettiva del custode ex art. 2051 c.c. non è assoluta. Il ‘fatto colposo’ del danneggiato, inteso non come colpa psicologica ma come comportamento oggettivamente in contrasto con le norme di comune prudenza, può integrare il caso fortuito e interrompere il nesso causale. Per gli utenti di beni altrui, come gli inquilini di un condominio, ne deriva un chiaro monito: la conoscenza dei luoghi impone un dovere di cautela rafforzato. Non si può pretendere un risarcimento per pericoli noti o facilmente prevedibili che avrebbero potuto essere evitati con un comportamento diligente.

Quando il comportamento della persona danneggiata esclude la responsabilità del custode in caso di danno da cose in custodia?
Quando il comportamento della vittima è talmente imprudente da interrompere il nesso di causa tra la cosa e il danno. Ciò accade specialmente quando il pericolo è prevedibile e superabile con l’adozione di normali cautele da parte del danneggiato, configurando un ‘caso fortuito incidentale’.

La conoscenza dei luoghi da parte della vittima ha un ruolo nel determinare la sua responsabilità?
Sì, ha un ruolo cruciale. La Corte ha stabilito che la persona che abita in un luogo da tempo, come nel caso di specie da oltre tre anni, conosce o dovrebbe conoscere adeguatamente la struttura, inclusi i potenziali pericoli (come l’assenza di un corrimano o la scivolosità delle scale con la pioggia). Questa conoscenza impone un dovere di cautela maggiore.

Per escludere la responsabilità del custode, è necessario che la vittima abbia agito con ‘colpa’ in senso psicologico?
No. La Corte chiarisce che l’espressione ‘fatto colposo’ del danneggiato, ai sensi dell’art. 1227 c.c., non si riferisce all’elemento psicologico della colpa, ma va intesa come un comportamento oggettivamente in contrasto con una regola di condotta, dettata da norme positive o dalla comune prudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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