LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Danno da alberi: risarcimento anche senza violazione

Una coppia di proprietari è stata citata in giudizio dai vicini a causa dei loro numerosi e alti alberi che causavano un’eccessiva ombreggiatura, con conseguente perdita di luce e soleggiamento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, la quale, pur escludendo la violazione delle distanze legali per alcuni alberi, ha comunque mantenuto la condanna al risarcimento del danno. Il punto cruciale è che il danno da alberi può essere riconosciuto non solo per la violazione delle norme sulle distanze, ma anche per l’impatto negativo complessivo generato da una massa vegetale fitta e mal tenuta, che riduce significativamente la godibilità e il valore economico della proprietà confinante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Danno da Alberi: Risarcimento Possibile Anche Senza Violazione delle Distanze

La gestione della vegetazione al confine tra due proprietà è una fonte frequente di liti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto fondamentale: il danno da alberi può essere risarcito anche quando le piante rispettano le distanze legali. La decisione sottolinea che non è solo la distanza a contare, ma l’effetto complessivo che una fitta vegetazione può avere sulla proprietà vicina.

I Fatti del Contenzioso: Alberi, Ombra e Richieste di Risarcimento

La vicenda ha origine dalla richiesta di due proprietari che lamentavano la presenza di numerosi alberi (querce e pini) sul fondo dei vicini. Questi alberi, a causa della loro notevole altezza e del loro numero, avevano creato una massa quasi impenetrabile che riduceva drasticamente l’illuminazione e il soleggiamento della loro proprietà.
In primo grado, il Tribunale aveva dato loro ragione, ordinando l’estirpazione di alcuni alberi, la riduzione in altezza di altri e il taglio dei rami sporgenti. Inoltre, aveva condannato i proprietari degli alberi a un risarcimento di 10.000 euro per il danno subito dai vicini.

La Decisione della Corte d’Appello: Una Riforma Parziale

In appello, la sentenza è stata parzialmente modificata. La Corte d’Appello ha annullato l’ordine di estirpare due alberi e quello di ridurre in altezza gli altri. Secondo i giudici, non vi era prova di un “atto emulativo” (cioè di un atto compiuto al solo scopo di danneggiare il vicino) e le norme sulle distanze non erano state violate per tutte le piante contestate.
Tuttavia, la Corte ha confermato la condanna al risarcimento di 10.000 euro. La motivazione? Il danno non derivava dalla semplice violazione delle distanze, ma dalla situazione complessiva: la diminuzione di luce e soleggiamento causata dalla massa di alberi, frutto anche di una scarsa manutenzione, costituiva un pregiudizio economico concreto e risarcibile.

Il Giudizio della Cassazione sul danno da alberi

Entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. I proprietari degli alberi contestavano la condanna al risarcimento, sostenendo che, una volta esclusa la violazione delle distanze, non poteva esserci un danno illecito. I vicini, con un ricorso incidentale, insistevano sulla necessità di ridurre l’altezza degli alberi e sulla sussistenza di un atto emulativo.

L’analisi del Ricorso Principale: Il Risarcimento del Danno

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei proprietari degli alberi. I giudici supremi hanno chiarito che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e sufficiente per confermare il risarcimento. Il danno da alberi non era legato alla singola violazione, ma all’effetto complessivo della vegetazione che, per densità e altezza, aveva causato un concreto pregiudizio economico alla proprietà confinante. Tentare di dimostrare il contrario avrebbe significato riesaminare i fatti, compito precluso alla Corte di Cassazione.

L’analisi del Ricorso Incidentale: Distanze, Altezza e Atti Emulativi

Anche il ricorso dei vicini è stato respinto. La Corte ha ribadito due principi importanti:
1. Altezza degli alberi: L’articolo 892 del codice civile regola solo la distanza degli alberi dal confine, non la loro altezza massima. Per imporre un limite di altezza a piante poste a distanza legale, è necessaria una servitù specifica (servitus altius non tollendi), che nel caso di specie non esisteva.
2. Atti emulativi: Per configurare un atto emulativo (art. 833 c.c.) è necessaria la prova che l’azione sia stata compiuta con l’unico scopo di nuocere al vicino, in totale assenza di utilità per il proprietario. La semplice presenza di alberi, che rispondono a un generico interesse del proprietario (estetico, di privacy, ecc.), non è sufficiente a provare un intento esclusivamente dannoso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione consolidando un principio chiave: la responsabilità per danni può sorgere indipendentemente dalla violazione delle norme sulle distanze. Il fondamento del risarcimento è stato individuato nel principio generale del neminem laedere (non danneggiare nessuno), sancito dall’art. 2043 c.c. Se un proprietario, pur rispettando formalmente le distanze, con la sua condotta (in questo caso, la mancata manutenzione che ha portato a una vegetazione eccessivamente fitta) causa un danno ingiusto al vicino, è tenuto a risarcirlo. La Corte d’Appello ha correttamente identificato questo danno nella diminuzione del valore e della godibilità dell’immobile a causa della ridotta luminosità, un pregiudizio concreto e quantificabile economicamente.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sul Danno da Alberi?

Questa ordinanza offre un’importante lezione: il rispetto formale delle distanze legali non mette al riparo da richieste di risarcimento. Il diritto di proprietà non è assoluto ma deve essere esercitato in modo da non pregiudicare ingiustamente i vicini. Il danno da alberi può configurarsi come un danno risarcibile quando la vegetazione, nel suo complesso, compromette in modo apprezzabile il godimento di una proprietà confinante, ad esempio riducendo luce e soleggiamento. La decisione sposta l’attenzione dalla mera conformità normativa alla valutazione concreta degli effetti della vegetazione, valorizzando il principio di equità nei rapporti di vicinato.

È possibile ottenere un risarcimento per il danno da alberi anche se questi rispettano le distanze legali dal confine?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il risarcimento del danno è possibile se la massa vegetale nel suo complesso, a causa della sua altezza e densità, provoca un concreto pregiudizio economico alla proprietà vicina (come la diminuzione di luce e soleggiamento), anche se le singole piante rispettano le distanze minime previste dalla legge.

L’altezza di un albero piantato a distanza legale può essere limitata dal giudice sulla base delle norme del Codice Civile?
No. L’articolo 892 del codice civile disciplina unicamente la distanza delle piante dal confine, non la loro altezza. Per ottenere una limitazione in altezza di alberi piantati a distanza legale è necessario che esista una specifica servitù (come una servitus altius non tollendi), che non può essere imposta dal giudice in assenza di un titolo contrattuale o di un’acquisizione per usucapione.

Quando il mantenimento di alberi molto alti costituisce un “atto emulativo” vietato dalla legge?
Un atto è considerato emulativo ai sensi dell’art. 833 c.c. solo quando è provato che il proprietario lo compie con l’esclusivo scopo di nuocere o recare molestia ad altri, e in totale assenza di una qualsiasi utilità per sé stesso. La semplice presenza di alberi alti non è sufficiente, poiché essi possono rispondere a un generico interesse del proprietario (es. privacy, estetica), escludendo così la natura puramente emulativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati