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Danno comunitario: risarcimento anche per contratti nulli

La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore del settore pubblico ha diritto al risarcimento del danno comunitario per l’abusiva reiterazione di contratti a termine, anche se tali contratti sono nulli per mancanza di forma scritta. La nullità formale, imputabile alla Pubblica Amministrazione, non può vanificare la tutela sostanziale prevista dal diritto europeo contro il lavoro precario.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danno comunitario: Sì al Risarcimento Anche per Contratti a Termine Nulli

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rafforzato la tutela dei lavoratori precari del settore pubblico, affermando un principio fondamentale: il diritto al risarcimento del danno comunitario per l’abuso di contratti a termine sussiste anche quando i contratti stessi sono nulli per un vizio di forma. Questa decisione chiarisce che le mancanze formali della Pubblica Amministrazione non possono indebolire le tutele sostanziali garantite dal diritto europeo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un operaio forestale della Regione Sicilia, impiegato per anni attraverso una successione di rapporti di lavoro a tempo determinato. Questi rapporti si attivavano “a chiamata” sulla base dell’iscrizione del lavoratore in appositi elenchi regionali, ma senza la stipulazione di un formale contratto scritto per ogni assunzione. Stanco della sua condizione di precarietà, il lavoratore si è rivolto al tribunale chiedendo la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato e il risarcimento dei danni per l’abusiva reiterazione dei contratti.

La Corte d’Appello, pur riformando la decisione di primo grado, aveva respinto la domanda di risarcimento. I giudici di secondo grado avevano infatti ritenuto che, essendo i contratti nulli per mancanza della forma scritta richiesta ad substantiam per i contratti della Pubblica Amministrazione, non si potesse configurare un “abuso” di contratti validi. Di conseguenza, secondo la Corte territoriale, non spettava al lavoratore la speciale tutela risarcitoria del danno comunitario.

## Le Motivazioni della Cassazione e il Riconoscimento del Danno Comunitario

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso del lavoratore. Il ragionamento dei giudici supremi si fonda sulla necessità di garantire l’effettività della tutela contro il precariato imposta dalla Direttiva Europea 1999/70/CE.

Il punto centrale è che la direttiva mira a proteggere il lavoratore dall’abuso derivante dalla successione dei rapporti di lavoro a termine, a prescindere dalla validità formale del contratto che li ha istituiti. La mancanza della forma scritta è, a sua volta, un’illegittimità imputabile al datore di lavoro pubblico. Sarebbe paradossale e contrario a ogni logica giuridica, osserva la Corte, se un’ulteriore violazione di legge da parte della P.A. (la mancata stipula del contratto scritto) finisse per attenuare o addirittura eliminare la tutela del lavoratore per la violazione principale (l’abuso dei contratti a termine).

In sostanza, la nullità del contratto non “assorbe” né cancella l’illegittimità della reiterazione. Anzi, proprio la mancanza di un contratto scritto, che dovrebbe specificare le ragioni e la durata del termine, rende ancora più evidente l’elusione delle norme anti-abuso.

### Il Principio di Diritto espresso dalla Corte

La Cassazione ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha enunciato il seguente principio di diritto al quale la Corte d’Appello dovrà attenersi nel riesaminare il caso:

> “La tutela del lavoratore precario nell’ambito del lavoro pubblico contrattualizzato, come sancita nella sentenza n. 5072/2016 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione – e, in particolare, l’esonero dall’onere probatorio del danno e del nesso causale – non vengono meno nel caso in cui i contratti di lavoro a termine siano nulli per mancanza di forma scritta ai sensi degli artt. 16 e 17 del r.d. n. 2440 del 1923, in quanto tale vizio realizza anche la violazione delle norme sulla specificazione della causale o di certezza dell’assetto temporale del lavoro a termine, che sono funzionali, nel diritto interno, all’esigenza antiabusiva di cui all’art. 5 dell’Accordo Quadro allegato alla Direttiva 1999/79/CE.”

Conclusioni: L’Impatto della Sentenza

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i lavoratori precari del settore pubblico. La Corte di Cassazione ha chiarito che i vizi formali imputabili all’amministrazione non possono essere usati come uno scudo per eludere le responsabilità derivanti dall’abuso del lavoro a termine. Il diritto al danno comunitario, quale misura risarcitoria effettiva e dissuasiva, è garantito anche quando la catena di contratti precari è viziata alla radice da nullità formale. La decisione riafferma la prevalenza della tutela sostanziale del rapporto di lavoro rispetto ai meri formalismi, in piena coerenza con i principi del diritto dell’Unione Europea.

Un lavoratore può ottenere il risarcimento del danno comunitario se i suoi contratti a termine sono nulli per mancanza di forma scritta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nullità del contratto per vizio di forma, imputabile al datore di lavoro pubblico, non esclude il diritto del lavoratore al risarcimento del danno comunitario, poiché la tutela europea si applica alla sostanza del rapporto di lavoro e mira a sanzionare l’abuso della precarietà.

Perché nel pubblico impiego, in caso di abuso, il contratto a termine non viene convertito in uno a tempo indeterminato?
La conversione è impedita da un principio costituzionale (art. 97 Cost.) che impone l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni tramite concorso pubblico. Per bilanciare questa impossibilità, è stata introdotta la tutela risarcitoria del danno comunitario come misura alternativa ed efficace.

Qual è lo scopo del risarcimento del danno comunitario?
Lo scopo è fornire una sanzione effettiva, proporzionata e dissuasiva per l’abuso dei contratti a termine nel settore pubblico. Poiché la conversione del contratto è preclusa, questa forma di risarcimento, che non richiede una prova specifica del danno da parte del lavoratore, garantisce una tutela concreta contro la precarietà illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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