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Danno anticoncorrenziale: Cassazione in udienza pubblica

Una società operante nel settore delle telecomunicazioni ha citato in giudizio un operatore dominante per ottenere il risarcimento del danno derivante da un accertato abuso di posizione dominante. Dopo la sconfitta nei primi due gradi di giudizio per carenza di prova sul nesso causale e sui danni specifici, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Riconoscendo la particolare rilevanza giuridica della questione sulla configurazione del danno anticoncorrenziale, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, anziché decidere in camera di consiglio.

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Danno Anticoncorrenziale e Onere della Prova: La Cassazione Rinvia a Udienza Pubblica

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha posto l’accento sulla complessità di una causa relativa al danno anticoncorrenziale derivante da un accertato abuso di posizione dominante. Invece di una decisione rapida in camera di consiglio, i giudici supremi hanno optato per un rinvio a pubblica udienza, segnalando l’importanza dei principi di diritto in gioco. Questa scelta procedurale sottolinea le difficoltà probatorie che le vittime di illeciti antitrust devono affrontare per ottenere giustizia.

I Fatti del Caso: La Denuncia di Abuso di Posizione Dominante

Una società di servizi, successivamente incorporata da un’altra azienda del settore, aveva avviato una causa per risarcimento danni contro un colosso delle telecomunicazioni. Il fondamento della richiesta risiedeva in un provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che aveva già accertato e sanzionato un abuso di posizione dominante da parte del gigante delle telecomunicazioni.

L’abuso consisteva in un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti (tecnicamente noti come “KO”) opposti alle richieste di attivazione di servizi all’ingrosso, essenziali per la società concorrente per fornire connettività ai propri clienti finali. Tale comportamento, protrattosi per circa due anni, aveva di fatto impedito all’azienda più piccola di competere efficacemente nel mercato del cosiddetto “ultimo miglio”.

Il Percorso Giudiziario e la Prova del Danno Anticoncorrenziale

Nonostante il provvedimento vincolante dell’AGCM sull’esistenza dell’illecito, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto le richieste della società danneggiata. Il motivo centrale di queste decisioni è stato di natura probatoria. I giudici di merito hanno ritenuto che l’attrice non avesse soddisfatto il proprio onere di provare il nesso causale tra l’abuso e i danni subiti.

In particolare, è stato contestato il fatto che il danno fosse stato collegato genericamente al numero totale di rifiuti opposti dall’operatore dominante, senza una precisa individuazione e prova dei singoli ordini di lavorazione richiesti dalla società attrice. Secondo i tribunali, fornire tale prova specifica non era né impossibile né eccessivamente oneroso, trattandosi di dati interni all’azienda stessa. Di conseguenza, l’appello è stato dichiarato inammissibile per mancanza di una ragionevole probabilità di accoglimento.

Le Motivazioni dell’Ordinanza della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha adottato un approccio differente. Con l’ordinanza interlocutoria in esame, non ha deciso il merito del ricorso, ma ha stabilito che la questione merita un approfondimento maggiore. I giudici hanno riconosciuto che il caso presenta “profili di diritto di particolare rilevanza”.

Il cuore del problema, secondo la Corte, risiede nella configurazione stessa del danno anticoncorrenziale e nelle modalità con cui esso può essere provato, specialmente quando l’illecito è già stato definitivamente accertato da un’autorità amministrativa come l’AGCM. La decisione di rinviare la causa alla trattazione in pubblica udienza, accogliendo la richiesta della parte ricorrente, indica che la Corte intende esaminare a fondo la questione, probabilmente per stabilire principi guida applicabili anche in futuri casi simili.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza interlocutoria è significativa perché segnala una possibile riflessione da parte della giurisprudenza di legittimità sull’onere della prova nei casi di risarcimento per violazioni antitrust. Sebbene non anticipi l’esito finale, il rinvio a pubblica udienza suggerisce che la Corte potrebbe essere orientata a valutare se l’approccio rigido dei giudici di merito sia sempre adeguato a garantire una tutela effettiva alle vittime di abusi di mercato.

La futura sentenza potrebbe chiarire fino a che punto il provvedimento dell’AGCM possa alleggerire l’onere probatorio del danneggiato e quali metodi di quantificazione del danno possano essere considerati validi. Una decisione in tal senso avrebbe un impatto notevole su tutte le azioni di risarcimento (note come private enforcement), potenzialmente facilitando l’accesso alla giustizia per le imprese danneggiate da pratiche anticoncorrenziali.

Qual era la condotta illecita alla base della richiesta di risarcimento?
La condotta consisteva nell’abuso di posizione dominante da parte di un grande operatore di telecomunicazioni, che si manifestava attraverso un numero eccessivo e ingiustificato di rifiuti alle richieste di attivazione di servizi all’ingrosso avanzate da un’azienda concorrente.

Perché i giudici di primo e secondo grado hanno respinto la domanda di risarcimento?
Le corti di merito hanno respinto la domanda perché hanno ritenuto che la società danneggiata non avesse fornito una prova adeguata del nesso causale e dei danni specifici subiti. In particolare, non erano stati individuati i singoli ordini di lavorazione rifiutati, limitandosi a un collegamento generico con il numero totale di rifiuti.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza. Ha ritenuto che la questione sulla configurazione e la prova del danno anticoncorrenziale fosse di “particolare rilevanza” giuridica e necessitasse quindi di una discussione approfondita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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