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Danni da infiltrazioni: chi paga in condominio?

Il Tribunale di Torino ha esaminato un caso di danni da infiltrazioni in un condominio. Due proprietarie hanno citato in giudizio il condominio, il quale ha chiamato in causa la propria assicurazione e il proprietario dell’appartamento sovrastante. La sentenza ha rigettato le domande delle attrici, ritenendo che gli indennizzi già versati dall’assicurazione fossero sufficienti a coprire i danni materiali quantificati dalla Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). È stata inoltre respinta la richiesta di danno morale per mancanza di prova di una lesione grave e dichiarata inammissibile una nuova domanda, formulata nel corso del processo, volta a ottenere l’esecuzione di lavori di riparazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2024 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Danni da Infiltrazioni in Condominio: Analisi di una Sentenza

I danni da infiltrazioni rappresentano una delle cause più frequenti di controversie legali in ambito condominiale. Gestire correttamente la richiesta di risarcimento, individuare le responsabilità e quantificare i danni è cruciale. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre spunti preziosi su come vengono trattati questi casi, evidenziando l’importanza della prova, il ruolo della consulenza tecnica e i limiti procedurali per le richieste delle parti.

I Fatti di Causa

Due proprietarie di un appartamento citavano in giudizio il proprio condominio per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti a causa di ripetute infiltrazioni d’acqua provenienti, a loro dire, dal sottotetto condominiale. Le richieste economiche erano significative.

Il condominio, costituitosi in giudizio, si difendeva affermando di aver già denunciato i sinistri alla propria compagnia assicurativa, la quale aveva liquidato diverse somme in favore delle danneggiate. Sosteneva inoltre che parte delle infiltrazioni non derivasse dal tetto, ma dalle finestre dell’appartamento sovrastante. Di conseguenza, chiedeva di chiamare in causa sia la propria compagnia assicurativa sia il proprietario dell’ultimo piano, per essere tenuto indenne da eventuali condanne.

L’Istruttoria e la CTU: L’analisi del Tribunale sui Danni da Infiltrazioni

Il punto centrale del processo è stata la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), disposta dal giudice per accertare l’origine e l’entità dei danni da infiltrazioni. L’esperto ha concluso che le cause erano molteplici:

1. Parti condominiali: Una parte delle infiltrazioni proveniva effettivamente dalla batteria dei camini sul tetto.
2. Proprietà privata: Altre infiltrazioni erano causate dai serramenti dell’appartamento del piano superiore.
3. Eventi eccezionali: Alcuni episodi erano riconducibili a eventi meteorologici di eccezionale intensità, che avevano permesso all’acqua di infiltrarsi attraverso i serramenti dell’unità immobiliare superiore, senza che ciò implicasse una responsabilità del proprietario.

La CTU, inoltre, ha quantificato i danni materiali in una cifra notevolmente inferiore rispetto a quella richiesta dalle attrici, specificando che i preventivi presentati da queste ultime erano eccessivi perché includevano lavori su porzioni di immobile non danneggiate.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha rigettato tutte le domande delle attrici sulla base di tre argomentazioni principali.

In primo luogo, per quanto riguarda il danno materiale, il giudice ha verificato che le somme già liquidate dalla compagnia assicurativa del condominio superavano l’importo dei danni effettivi, come accertato oggettivamente dalla CTU. Di conseguenza, ha ritenuto che le attrici fossero già state pienamente risarcite e che nulla fosse più dovuto dal condominio.

In secondo luogo, è stata respinta la richiesta di risarcimento del danno morale, quantificato in 7.500 euro per ciascuna attrice. Il giudice ha ricordato che, secondo la giurisprudenza consolidata (Cass. 29206/2019), il danno non patrimoniale è risarcibile solo se lede un interesse di rilevanza costituzionale, se l’offesa è grave e supera la soglia della normale tollerabilità, e se il pregiudizio viene specificamente provato. In questo caso, le attrici non hanno fornito alcuna prova di un disagio che andasse oltre il semplice fastidio, e l’entità modesta del danno materiale accertato non poteva giustificare presuntivamente una richiesta di danno morale così elevata.

Infine, il Tribunale ha dichiarato inammissibile la domanda, introdotta dalle attrici solo in una fase avanzata del processo, di condannare il condominio all’esecuzione delle opere necessarie per eliminare le cause delle infiltrazioni. Questa è stata qualificata come una mutatio libelli, ovvero una domanda nuova e diversa rispetto a quella originaria di solo risarcimento monetario. La giurisprudenza delle Sezioni Unite (Cass. S.U. 12310/15) è chiara nel distinguere una modifica inammissibile da una semplice precisazione della domanda (emendatio libelli). Aggiungere una richiesta di condanna a un ‘fare’ a una richiesta di ‘dare’ costituisce una domanda nuova, che non può essere introdotta dopo i termini iniziali del processo.

Le Conclusioni

La sentenza offre importanti lezioni pratiche. Innanzitutto, sottolinea il valore probatorio della CTU nella quantificazione dei danni da infiltrazioni, spesso ridimensionando le pretese iniziali. In secondo luogo, ribadisce che il danno morale non è una conseguenza automatica del danno materiale, ma richiede una prova rigorosa di un pregiudizio grave e non futile. Infine, evidenzia l’importanza di formulare correttamente e in modo completo tutte le proprie richieste fin dall’atto introduttivo del giudizio, per non incorrere in preclusioni procedurali che possono compromettere l’esito della causa.

Quando è risarcibile il danno morale per infiltrazioni in casa?
Secondo la sentenza, il danno morale è risarcibile solo a tre condizioni: che la lesione riguardi un diritto costituzionalmente rilevante, che l’offesa sia grave e superi la soglia della normale tollerabilità, e che il danno venga specificamente provato. Non è sufficiente il mero disagio o fastidio.

Posso chiedere al giudice di ordinare i lavori di riparazione se inizialmente avevo chiesto solo un risarcimento in denaro?
No. Secondo la decisione, introdurre una richiesta di condanna all’esecuzione di lavori (un obbligo di ‘fare’) dopo aver inizialmente chiesto solo una somma di denaro (un obbligo di ‘dare’) costituisce una ‘domanda nuova’ inammissibile se presentata dopo i termini iniziali del processo.

Cosa succede se l’assicurazione ha già pagato un importo superiore al danno effettivo accertato dal perito del tribunale (CTU)?
In questo caso, il giudice ritiene che il danneggiato sia già stato integralmente risarcito. Di conseguenza, la domanda di ulteriore risarcimento viene respinta perché il danno è già stato ristorato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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